Ricordare Ivo Protulipac

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Ucciso a Trieste il 31 gennaio 1946 dalla polizia segreta jugoslava, Protulipac testimoniò la sua fede con coraggio, aiutando profughi e giovani fino alla sua morte.

Sparare un colpo d’arma da fuoco sulla testa di una persona in pieno centro cittadino a Trieste, non è una cosa da poco, che possa passare sotto silenzio, ma questo avvenne effettivamente: era il 31 gennaio 1946 quando Ivan (Ivo) Protulipac venne colpito e morì all’istante. L’uccisore era tale Guino Benčić, un agente dell’OZNA (la polizia segreta del regime jugoslavo), presente segretamente anche a Trieste.

Ma chi era? Ivo Protulipac era un giovane e brillante avvocato croato, che aveva esercitato la professione a Zagabria. Ma era anche un fervente cristiano, un cattolico tutto d’un pezzo; proprio nell’esercizio della sua professione aveva aiutato molto chi aveva bisogno, in tutti i sensi.

Con il suo amico e coetaneo Ivan Merz (dichiarato Beato nel 2003 da Papa Giovanni Paolo II), aveva fondato a Zagabria l’Azione Cattolica sulla base degli insegnamenti di Papa Pio XI e, dopo la morte di Merz, ne divenne presidente. Ma negli anni ’30 del secolo scorso, durante il durissimo regime di Alessandro I, re di Serbia Croazia Slovenia, vennero abolite tutte le organizzazioni politiche sociali e religiose e, tra queste, anche l’Azione Cattolica. Ma Protulipac continuò, seppure in modo clandestino, la sua opera di raccolta e di formazione dei giovani; per questo venne imprigionato.

Poi, al termine della seconda guerra mondiale, con la presa del potere da parte dei partigiani comunisti jugoslavi, iniziò la persecuzione alla Chiesa, così anche Ivo Protulipac un’altra volta venne perseguitato a causa delle sua fede e del suo costante impegno tra i giovani. Per questo dovette fuggire recandosi a Roma, ma qui rimase solo pochi giorni perché venne a Trieste dove si erano rifugiate molte famiglie fuggite dalla Croazia.

Qui a Trieste, assieme ad un sacerdote croato pure lui profugo, don Stanislav Golik, organizzò una vasta rete di assistenza e si impegnò molto fino alla sua morte anche nella preparazione catechistica dei bambini preparandoli a ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana.

Dopo la sua morte, Protulipac venne sepolto a Trieste nel cimitero di Sant’Anna, non potendo essere accolto in quello di Zagabria, la sua città. Solamente dopo la dissoluzione della Jugoslavia, il 24 giugno 1993, la sua salma venne riesumata e, accolta con un tripudio di festa, poi tumulata a Zagabria, nel cimitero di Mirogoj, nella tomba che un tempo era stata quella del suo amico Ivan Merz, prima che i suoi resti venissero traslati nella basilica del Sacro Cuore, in centro a Zagabria.

È una storia dolorosa, di persecuzione e di martirio, ma è anche una storia di fedeltà a Dio e alla Chiesa, ed è una storia che, anche se sconosciuta, tocca in modo profondo la nostra Chiesa e la nostra città e tutta la famiglia dell’Azione Cattolica: per questo farne memoria è un impegno e un dovere, ma anche un senso di riconoscenza.

Mario Ravalico


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