Stiamo vivendo giorni di apprensione e di preghiera per la salute del Santo Padre e siamo certi che molte famiglie si sono raccolte nella preghiera del rosario per chiedere la guarigione di Papa Francesco. Fra due giorni, con le imposizioni delle Ceneri, entreremo nel tempo di Quaresima e come famiglie cristiane possiamo fare in modo che si apra nuovamente un periodo di più intenso fervore in cui, oltre alle intenzioni per il pontefice, potremo aumentare il tempo e la qualità del nostro dialogo con Dio.
I quaranta giorni verso la Pasqua ci invitano a vivere con più intensità la dimensione della liturgia e a farlo non solo come comunità ecclesiali, ma anche in ambito famigliare. Una proposta potrebbe essere quella di scegliere un giorno della settimana in cui riuscire a partecipare tutti insieme ad una celebrazione eucaristica. Sarebbe un segno semplice ma concreto di unità, un modo per essere grati al Signore della sua Parola e del suo corpo e con la disposizione d’animo di dirsi e condividere questa gratitudine. Oppure si potrebbe scegliere di vivere insieme il rito della Via Crucis, di solito il venerdì. Sottrarre un poco di tempo alle abituali occupazioni per vivere insieme un momento di preghiera non è qualcosa da sottovalutare perché è la dimostrazione evidente della volontà di camminare insieme sulle orme di Gesù. Si tratterebbe di un’occasione preziosa per confermarsi reciprocamente nella fede e nella speranza e per essere testimoni nei confronti dei fratelli, edificati dall’unità di famiglie che scelgono di vivere insieme la Messa feriale.
Senza preghiera ogni azione perde consistenza, ma il pregare nel suo essere sincera disponibilità a fare la volontà di Dio, spinge a gesti di condivisione. Ecco allora che la Quaresima potrebbe anche indurre molte famiglie a scegliere di rinunciare specificamente a qualcosa di materiale ed offrire questo piccolo sacrificio convertendolo in un aiuto pratico per qualche situazione di povertà o marginalità presente in parrocchia. Sarebbe bello che si instaurasse uno spirito di corresponsabilità forte fra genitori e figli che reciprocamente potrebbero spronarsi a raggiungere un obbiettivo concreto come dono da offrire una volta giunti a Pasqua. Si potrebbe mettere in casa un salvadanaio capace di raccogliere i soldi corrispondenti alle piccole o grandi rinunce che si è riusciti a fare. Nell’anonimato, ma nello stesso tempo in una solidarietà reciproca, ciascun membro della famiglia potrebbe contribuire nell’avere a cuore dei fratelli più poveri e così facendo far uscire la famiglia dalla sua routine forse un po’ chiusa su se stessa.
Infine il tempo di Quaresima ci invita ad allenare la nostra capacità di perdonarci l’un l’altro e allora l’auspicio è che in questi giorni si metta in campo una volontà rinnovata di riconciliazione. Se questo è attuabile attraverso un più frequente accostarsi dei singoli al sacramento, c’è anche da disporre gli animi ad uno spirito di apertura maggiore. I genitori possono provare a dimostrarsi più capaci di comprendere le ragioni dei figli e questi ultimi potranno, invece, cercare di fidarsi maggiormente dei padri e delle madri e aprirsi maggiormente al dialogo e al confronto, presupposti indispensabili perché fra le generazioni viva un sincero spirito di pace.
L’augurio che possiamo farci è che “camminiamo insieme nella speranza”; sono proprio le parole che il Papa ha scelto come titolo per il suo messaggio quaresimale, dal quale possiamo trarre ancora una volta un invito all’apertura del cuore: “in questa Quaresima, Dio ci chiede di verificare se nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nei luoghi in cui lavoriamo, nelle comunità parrocchiali o religiose, siamo capaci di camminare con gli altri, di ascoltare, di vincere la tentazione di arroccarci nella nostra autoreferenzialità e di badare soltanto ai nostri bisogni”.
Giovanni M. Capetta (SIR)