Dalle catacombe alla tomba di Pietro, giovani universitari in cammino per il Giubileo.

I 15 km di strada percorsa a piedi, in un paesaggio straordinario, consola la fatica della strada. E l’ultima parte della strada, accompagnati dalla riflessione di Peguy sulla speranza, predispone il cuore a visitare le catacombe.

Ed è così che la mattina seguente è stata dedicata ai martiri: per prima cosa, siamo andati alle Fosse Ardeatine, che si trovano proprio di fronte alle catacombe di San Callisto: violenza di ieri e di oggi, egoismo di ieri e di oggi. Iniziare la mattina con queste riflessioni aiuta a centrarsi e a guardare le cose dalla prospettiva corretta.

Attraversata la strada – come sempre trafficatissima a quell’ora a Roma – siamo entrati nelle catacombe. Lì, la riflessione si fa sempre intensa al pensiero di tanti fratelli e sorelle che hanno dato la vita per il Signore. Bambini, donne, papi, tutti accomunati dal martirio per Cristo, dalla vita donata per il Signore.

Carichi di questa riflessione abbiamo ripreso il cammino, sotto un sole e un cielo che riesce a donare a Roma quel colore e quelle prospettive che sanno donare scorci di poesia.

Una breve sosta alla chiesetta del “Domine, quo vadis?” ha offerto ulteriore spunto per il cammino. Pietro se ne stava andando, fuggendo da Roma. E la leggenda dice che gli apparve Gesù. “Dove vai, Signore?”, chiese Pietro. “Vado a Roma per essere crocifisso di nuovo”. Lì Pietro capisce e torna indietro.

Abbiamo percorso, allora, i passi di Pietro fino al luogo del suo martirio. È stata una strada di consapevolezza, di adesione alla propria identità, al proprio servizio, alla chiamata battesimale di essere nel mondo come lievito di bene. Non i passi di persone incerte e ondivaghe, paurose e penose, ma i passi di chi sa che donare è la declinazione di amare.

E con lo zaino in spalla ci siamo diretti verso San Pietro. Un camminare diverso, in mezzo ai monumenti ben noti di Roma, ma raggiunti con sudore e fatica, con più soddisfazione.

 

Ad accoglierci a San Pietro il parroco, fra Agnello Stoia, frate francescano conventuale. Ai Francescani è affidata la parrocchia della Basilica di San Pietro dal diciottesimo secolo e sono anche i confessori.

La visita alla meta del nostro pellegrinaggio è iniziata fuori dalla basilica, con la spiegazione storica del sito e quindi della importanza per noi. Si tratta proprio del luogo dove il principe degli Apostoli ha fatto da vita, il testimone della Risurrezione cui è affidato il gregge di Cristo.

Siamo poi entrati in basilica per raggiungere la cappella centrale del peribolo che si trova proprio dietro alla tomba di Pietro. Lì ci siamo fermati in preghiera.

Pregato poi il Credo alla confessione, ci siamo diretti alla Porta Santa, attraversata con devozione e amore, simbolo del nostro entrare nel cuore di Dio tramite Gesù il Signore.

La visita a San Pietro si conclude con la confessione sacramentale, per accogliere la grazia della Pasqua in ciascuno di noi.

La sera, poi, ci siamo stretti in preghiera con la Chiesa tutta per il Santo Padre Francesco, partecipando al Santo Rosario in Piazza San Pietro. Un momento intenso che ci ha fatto sentire pienamente inseriti nel tessuto vivo della Chiesa.

don Lorenzo Magarelli

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