In dialogo per costruire la fraternità

La visita di monsignor Enrico Trevisi alla moschea di Trieste per un invito al dialogo e alla speranza condivisa in vista di Id’ al-Fitr

Un incontro nel segno della speranza e del dialogo. In un anno nel quale il tempo di Quaresima e il mese del Ramadan coincidono in gran parte, il Vescovo, monsignor Enrico Trevisi, ha desiderato recarsi in visita alla moschea di Trieste nel pomeriggio di giovedì 20 marzo, per consegnare nelle mani del presidente della comunità islamica cittadina, Akram Omar, il “Messaggio per il mese di Ramadan e Id’ al-Fitr” scritto dal Dicastero per il Dialogo Interreligioso. Presenti, oltre al presidente della comunità islamica, il rabbino capo della Comunità Ebraica di Trieste, Alexander Meloni, e i rappresentanti delle altre comunità religiose presenti in città, accorsi alla notizia dell’incontro. «Quello che stiamo vivendo, rispettivamente nella Quaresima e nel Ramadan, è un tempo di purificazione anzitutto interiore» ha affermato il Vescovo Enrico nel suo saluto iniziale «c’è il digiuno in forme diverse e poi la preghiera, la carità, la misericordia. Noi attingiamo a tutto questo con le nostre visioni differenti, ma ci sentiamo sollecitati sul tema della speranza. La lingua araba, nella sua grande ricchezza, ha due parole per tradurre speranza: Raja’ e Amal. La prima indica la speranza nelle promesse di Dio, il premio che si attende, oltre il confine di questa vita, operando il bene. Amal è invece la speranza nei beni di questo mondo, anch’essi necessari per una vita dignitosa». «Ma c’è ancora» ha aggiunto «la speranza di quello che possiamo diventare camminando nella stima e nella fraternità. Siamo qui perché è un tempo nel quale ci sentiamo sollecitati in questa tensione spirituale e se la viviamo secondo Dio, ci ritroveremo a camminare un po’ di più insieme. Sappiamo che è un cammino difficile, sappiamo che ci sono errori, sofferenze e poi sappiamo anche che Dio ci chiede di affrontare le strade impegnative alle quali non possiamo sottrarci. Consegno questo testo che diventa un messaggio con il desiderio di diventare fratelli e camminare insieme».

Luisa Pozzar

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