12 maggio – Giornata internazionale delle donne nella matematica

Molte donne laureate in matematica in Italia, ma solo il 15% ricopre il ruolo di professori ordinari. Ancora forti disuguaglianze di genere nel mondo accademico

Il 12 maggio 1977 nasce a Teheran la matematica Maryam Mirzakhani. In Iran, l’accesso all’istruzione superiore è formalmente garantito anche alle donne — e in molti ambiti universitari la loro presenza supera in percentuale quella maschile — ma in una società fortemente patriarcale, le barriere culturali e sistemiche rendono spesso difficile per una donna seguire carriere scientifiche di alto livello. Anche per questo motivo, aver raggiunto risultati così eccellenti nella matematica, ha reso Maryam Mirzakhani un simbolo di tenacia, dedizione, valore e coraggio e la sua data di nascita è stata scelta nel 2019 per celebrare la Giornata internazionale delle donne nella matematica.

Maryam Mirzakhani ha mostrato fin da giovanissima il suo talento straordinario. Ha vinto per due anni consecutivi (1994 e 1995) le Olimpiadi internazionali della matematica, ha studiato a Teheran e Harvard e ha infine ottenuto la cattedra a Stanford. Nel 2014 ha vinto (a oggi unica donna a esserci riuscita) la medaglia Fields, il massimo riconoscimento mondiale per un matematico.

Per secoli, la matematica è sembrata un territorio esclusivamente maschile, anche se la storia racconta di figure femminili straordinarie, spesso osteggiate, dimenticate e sottovalutate, se non addirittura assassinate (come è accaduto a Ipazia di Alessandria nel 415 d.C.), che hanno dovuto lottare contro pregiudizi e stereotipi per riuscire a dedicarsi all’amata disciplina. La francese Sophie Germain (1776) fu costretta a fingersi uomo per poter seguire i corsi all’École Polytechnique, la russa Sophia Kovalevskaya (1850), prima donna a ottenere una cattedra in matematica, accettò un matrimonio di convenienza per poter emigrare e seguire la sua passione, la tedesca Emmy Noether (1882) lavorò per anni senza titolo e senza stipendio finché non emigrò negli Stati Uniti, l’inglese Ada Lovelace (1815), considerata la prima programmatrice della storia, fu ostacolata dagli stereotipi dell’epoca vittoriana. Pochi sanno che anche Florence Nightingale (1820), considerata la madre dell’infermieristica moderna, era un’eccellente matematica e ha applicato sul campo le sue conoscenze di statistica.

E oggi? Molte cose sono cambiate, ma gli stereotipi di genere persistono e spesso per una donna non è facile riuscire a fare carriera in un mondo accademico ancora segnato da pratiche di esclusione e discontinuità di carriera legate soprattutto alla maternità. Spesso la difficoltà di conciliare la vita accademica con le esigenze della famiglia rappresenta un disincentivo per provare la difficile strada della ricerca. In Italia, le donne laureate in matematica sono numerose, ma costituiscono solo il 15% dei professori ordinari nel settore (dati 2022). Molte preferiscono l’insegnamento scolastico, anche per la maggiore stabilità e conciliazione con la vita familiare. Il divario nelle posizioni accademiche più alte rivela che gli ostacoli strutturali — come la maternità, la precarietà e gli stereotipi — sono ancora forti e limitano il pieno riconoscimento del talento femminile.

Franco Obersnel

foto Wikimedia (by Maryeraud9 – Own work, CC BY-SA 4.0)

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