La scelta del nome Leone da parte del neoeletto Papa Prevost ha sollecitato la curiosità sulla personalità del precedente Papa Leone. Leone XIII, al secolo Vincenzo Gioacchino Pecci, fu eletto papa nel 1878 e rimase in carica per oltre 25 anni, fino alla sua morte nel 1903. Il suo pontificato si colloca in un periodo di forti tensioni: l’Italia era da poco unificata e la “Questione Romana” aveva lasciato il papato privo del potere temporale. Il suo predecessore, Pio IX, si considerò “prigioniero in Vaticano” e proclamò il “non expedit”, che vietava ai cattolici italiani di partecipare alla vita politica del Regno d’Italia, in particolare di votare e candidarsi alle elezioni parlamentari. Ma contemporaneamente la prima rivoluzione industriale e il capitalismo liberale stavano trasformando radicalmente la società, generando profonde disuguaglianze e ponendo nuove sfide etiche. Da qui il sorgere dei movimenti socialisti e marxisti. Leone XIII comprese la necessità di un dialogo con la modernità, non per accettarne acriticamente gli sviluppi, ma per orientarla secondo i principi del Vangelo. Con una fine intelligenza politica e teologica, comprese che la Chiesa non poteva più rimanere spettatrice silenziosa dei cambiamenti in atto.

Pertanto, nel 1891, Leone XIII pubblica l’enciclica Rerum Novarum (“Sulle cose nuove”). Questo documento, rivoluzionario per l’epoca, è considerato il fondamento della Dottrina Sociale della Chiesa cattolica. Per la prima volta, un Papa prendeva posizione pubblica sulle condizioni della classe operaia e sull’ingiustizia sociale generata dal capitalismo sfrenato e dall’assenza di tutela per i lavoratori. Non solo, i punti principali dell’enciclica includono:
- Dignità del lavoro e diritti dei lavoratori: Leone XIII afferma che il lavoro non è una merce, e che il lavoratore deve essere tutelato nella sua dignità. Denuncia lo sfruttamento e chiede che il salario sia “sufficiente a sostenere l’uomo sobrio e onesto”;
- Legittimità della proprietà privata: pur criticando il capitalismo selvaggio, Leone XIII si oppone al socialismo rivoluzionario, difendendo la proprietà privata come diritto naturale, ma subordinandolo al bene comune;
- Ruolo dello Stato: l’enciclica riconosce il ruolo dello Stato nella regolazione dell’economia e nella protezione dei più deboli, ma insiste sul principio di sussidiarietà: lo Stato deve intervenire solo quando le forze sociali inferiori (famiglia, associazioni, comunità) non sono in grado di agire da sole;
- Importanza delle associazioni dei lavoratori: in un tempo in cui i sindacati erano spesso osteggiati, Leone XIII ne difende la legittimità, aprendo la strada al sindacalismo cristiano e alle forme di organizzazione solidale del lavoro.
Ma Leone XIII non fu solo il Papa della Rerum Novarum, ma anche un grande promotore del rinnovamento culturale e filosofico della Chiesa. Incoraggiò il dialogo tra fede e scienza e gettò le basi per un nuovo rapporto tra la Chiesa e il mondo contemporaneo. Fu, a tutti gli effetti, un Papa “moderno” per Tempi Complessi. Il suo pontificato segnò la svolta da una Chiesa chiusa nel rimpianto del passato (il potere temporale), a una Chiesa che parla il linguaggio del presente. In questo senso, Leone XIII fu il precursore di molti dei temi che sarebbero stati ripresi e ampliati nel Concilio Vaticano II. Non a caso, quindi, l’eredità di Leone XIII è ancora attuale: in un tempo segnato da nuove ingiustizie sociali, transizioni ecologiche e crisi del lavoro, l’insegnamento di Leone XIII resta di sorprendente attualità. La Rerum Novarum continua a ispirare l’impegno della Chiesa per la giustizia sociale, la dignità della persona e la costruzione di un’economia più umana.
Leone XIV ha di fronte la sfida della nuova rivoluzione industriale, basata sulla digitalizzazione e sull’intelligenza artificiale, da coniugare mantenendo saldo il legame con il Vangelo e con le aspirazioni profonde dell’umanità. D’altra parte è laureato (anche) in matematica.
don Lorenzo Magarelli
Foto in evidenza: William Kennedy Dickson (pubblico dominio)