Leone XIV: “Il matrimonio è il canone del vero amore”

Durante il Giubileo delle famiglie, Papa Leone XIV ha indicato il matrimonio come “canone del vero amore tra l’uomo e la donna”: totale, fedele e fecondo

“Gesù ci sta rivelando che Dio ci ama come ama sé stesso”. Lo ha ricordato Leone XIV nell’omelia pronunciata in piazza San Pietro, durante la celebrazione del Giubileo delle famiglie, dei nonni e degli anziani. Commentando il Vangelo della VII domenica di Pasqua, il Papa ha richiamato la preghiera di Cristo per l’unità dei suoi, sottolineando che “Dio non ama meno, perché ama prima, ama per primo”. L’amore divino, ha aggiunto, “è la vita donata per noi in Cristo, che ci fa uno”, ed è da questo fondamento che nasce ogni legame umano autentico. La preghiera di Gesù, ha detto il Pontefice, “non chiede che diventiamo un blocco indistinto, ma che siamo uno, come il Padre è nel Figlio e il Figlio nel Padre”: una comunione che nasce dall’amore, non dalla somma degli sforzi individuali.

Il valore generativo della relazione

Nel corso dell’omelia, il Papa ha evidenziato il legame profondo tra la vita e la relazione: “Tutti noi viviamo grazie a una relazione, cioè a un legame libero e liberante di umanità e di cura vicendevole”. Ha ricordato che nessuno sceglie di nascere e che ogni essere umano, per vivere, ha avuto bisogno dell’amore concreto di qualcuno: “Appena nati, abbiamo avuto bisogno degli altri per vivere, da soli non ce l’avremmo fatta”. È stata l’occasione per rilanciare una visione della famiglia come luogo generativo, dove l’identità non si fonda sul possesso, ma sul dono reciproco: “Siamo qui per essere ‘uno’ come il Signore ci vuole ‘uno’, nelle nostre famiglie e là dove viviamo, lavoriamo e studiamo”.

Anche nei momenti in cui l’umanità viene tradita – ha aggiunto – “Gesù continua a pregare il Padre per noi”, e questa preghiera agisce come un balsamo, lenendo le ferite e riaccendendo la speranza.

Santi sposi e fedeltà quotidiana

Un passaggio centrale dell’omelia ha riguardato la testimonianza della santità coniugale. Il Papa ha citato i coniugi Louis e Zélie Martin, i beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, e la famiglia polacca Ulma, martirizzata per aver dato rifugio a ebrei durante la seconda guerra mondiale. “È un segno che fa pensare – ha osservato – perché la Chiesa, proclamando santi degli sposi insieme, ci ricorda che

il mondo di oggi ha bisogno dell’alleanza coniugale per conoscere e accogliere l’amore di Dio”.

Per il Papa, queste famiglie sono “segni profetici”, capaci di indicare la via della fedeltà, della gratuità e del perdono, anche in mezzo alle difficoltà: “Il matrimonio non è un ideale, ma il canone del vero amore tra l’uomo e la donna: amore totale, fedele, fecondo”.

Chi sono

Louis e Zélie Martin, genitori di santa Teresa di Gesù Bambino, sono stati canonizzati insieme nel 2015. Vissero una fede profonda nella vita familiare e seppero trasmetterla ai loro nove figli, cinque dei quali divennero religiose.
Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, beati dal 2001, vissero a Roma nel Novecento. Educarono cristianamente i figli, sostennero vocazioni religiose e furono testimoni di un amore coniugale saldo nella prova.
La famiglia Ulma, martirizzata in Polonia nel 1944 per aver nascosto e protetto ebrei durante l’occupazione nazista, è stata beatificata in blocco nel 2023: genitori e sette figli, tra cui uno non ancora nato.
Generazioni unite nella speranza

Rivolgendosi direttamente agli sposi, il Papa ha esortato a essere esempio di coerenza per i propri figli: “Comportatevi come volete che loro si comportino”. L’educazione – ha spiegato – non è imposizione, ma testimonianza, e ha bisogno di libertà e obbedienza, equilibrio e ascolto. Ai figli ha chiesto di coltivare gratitudine: “Dire grazie per il dono della vita e per tutto ciò che con esso ci viene donato ogni giorno è il primo modo di onorare il padre e la madre”. Infine, un pensiero per i nonni e per gli anziani:

“Raccomando di vegliare su coloro che amate, con saggezza e compassione, con l’umiltà e la pazienza che gli anni insegnano”.

Il Papa ha così delineato una visione familiare in cui ogni generazione ha un compito, una parola da dire, una cura da offrire. “In famiglia – ha detto – la fede si trasmette insieme alla vita, di generazione in generazione: viene condivisa come il cibo della tavola e gli affetti del cuore”.

Una sola cosa in Dio

Quindi, il Papa ha ricordato che la preghiera di Gesù non riguarda solo il presente, ma apre a un orizzonte più ampio: “Un giorno saremo tutti uno, abbracciati dall’amore eterno di Dio”. Il Pontefice ha fatto memoria dei genitori, dei nonni, dei figli e delle figlie già entrati nella luce della Pasqua eterna, che restano presenti, in modo misterioso ma reale, nella comunione dei santi. “Anche loro – ha affermato – partecipano a questa festa, che non è solo di chi è qui, ma di tutto il popolo di Dio, in cammino verso la pienezza dell’unità”. E ha concluso: “Se ci amiamo così, sul fondamento di Cristo, saremo segno di pace per tutti, nella società e nel mondo”.

Le parole al Regina Caeli

“La Vergine Maria benedica le famiglie e le sostenga nelle loro difficoltà”, ha invocato Leone XIV al termine della celebrazione del Giubileo delle famiglie, dei bambini, dei nonni e degli anziani. “Penso specialmente a quelle che soffrono a causa della guerra in Medio Oriente, in Ucraina e in altre parti del mondo”, ha proseguito il Papa, auspicando: “La Madre di Dio ci aiuti a camminare insieme sulla via della pace”.

Riccardo Benotti (SIR)

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