Presentati gli Atti della 50esima Settimana Sociale

Dal lavoro dei 1174 delegati, raccomandazioni in ambito politico e sociale insieme alla promozione della partecipazione alla vita democratica

È in libreria, edito da Il Mulino, il volume dal titolo “Al cuore della democrazia. Contributi e riflessioni dalla 50ª Settimana sociale dei cattolici in Italia”, che raccoglie gli atti del grande appuntamento ecclesiale svoltosi a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024. La presentazione del volume si è tenuta alla Camera di Commercio di Trieste mercoledì 11 giugno alle ore 18.

L’incontro, organizzato dalla Diocesi di Trieste e trasmesso anche in diretta streaming sul canale YouTube diocesano, ha analizzato i risultati dei 44 laboratori cui hanno preso parte circa 1200 delegati provenienti da tutta Italia, tra cui 90 vescovi. Ad illustrare il programma della serata l’ingegner Roberto Gerin, direttore dell’Ufficio di Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi.

Monsignor Enrico Trevisi ha, quindi, introdotto l’avvio delle relazioni, ricordando come il report sulla settimana sociale 2024 vada inteso come una sorta di “cantiere aperto” alla partecipazione dei cittadini, per affrontare con un pensiero critico e con passione i problemi attuali, «carne di uomini e donne di oggi», di cui nessuno parla, come gli 800mila sfollati di Gaza. «Uno sguardo sull’umanità intera, che parte da Trieste», avendo presente la dottrina sociale della Chiesa, a partire dall’enciclica di Leone XIII “Rerum novarum”.

La prima relazione è stata tenuta dal professor Giovanni Grandi, docente di Filosofia Morale all’Università degli studi di Trieste, che è anche membro del Comitato Scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici in Italia. Dall’analisi della documentazione prodotta dal lavoro dei 1174 delegati – 390 donne e 784 uomini – sono emerse raccomandazioni in ambito politico e sociale e numerose proposte orientate alla promozione della partecipazione alla vita democratica.

Le raccomandazioni in ambito politico evidenziano la necessità di sviluppare una formazione socio-politica esperienziale e percorsi formativi interattivi; di coinvolgere i giovani; di creare occasioni di ascolto e di discernimento tra i cittadini, sia nella comunità ecclesiale che in quella civile, sulle questioni del bene comune per recuperare il rapporto tra comunità, istituzioni e partiti; stabilire un dialogo tra politica e parti sociali; attuare un confronto aperto tra comunità politica e civile, accettando il conflitto per individuare soluzioni condivise secondo un vero spirito di servizio; dare voce a chi non ha voce; sviluppare pratiche di coprogettazione e coprogrammazione; favorire il coinvolgimento e il protagonismo dei cittadini; comunicare in maniera efficace, aperta e trasparente per generare fiducia e ridurre la distanza tra politica e società civile; considerare le persone come soggetti e non individui, dando più importanza alle competenze trasversali acquisite attraverso le relazioni interpersonali e l’impegno civico rispetto a quelle richieste dai percorsi di studio e carriera.

Nell’ambito sociale , le principali raccomandazioni emerse riguardano il passare dall’io al noi inclusivo; della formazione socio-politica esperienziale; mettersi in ascolto dei giovani, senza pregiudizi, aperti ad una pluralità di visioni perché possano essere protagonisti nella loro vita; accogliere e riconoscere con coraggio i conflitti esistenti inevitabili nei diversi ambiti – educativo, lavorativo, sociale, generazionale, culturale e religioso – dedicandosi alla loro gestione attraverso pratiche non violente; formare al discernimento, alimentarsi alla Parola per formare una coscienza capace di discernere il bene e il male; accogliere gli ultimi, creando reti capaci di ascolto e di solidarietà; promuovere percorsi di educazione esperienziale ai principi democratici; promuovere la cittadinanza attiva intergenerazionale, formazione ed esperienze condivise volte a fare rete, rafforzare il tessuto sociale e promuovere il lavoro di cura e valorizzazione dei beni comuni; promuovere una visione del lavoro come strumento capace di valorizzare i carismi di ciascuna persona; narrare le novità positive.

Passando dall’analisi delle raccomandazioni alle proposte emerse, il professor Grandi ha fatto notare che ben 48 proposte si sono concentrate sul tema della Comunità, in contrapposizione al tempo attuale segnato dalla frammentazione sociale, segno di un forte desiderio di riscoprire il volto comunitario della convivenza. Alcune proposte insistono sulla promozione di legami intergenerazionali e di sostegno reciproco, soprattutto verso le persone più fragili. Altri suggeriscono esperienze di giustizia riparativa e percorsi condivisi di ascolto e narrazione, anche in contesti come quello carcerario. In generale è proprio la dimensione della “comunità” ad essere evocata con maggiore frequenza, spesso indicandola come il contesto naturale in cui sviluppare una proposta.

Le altre proposte hanno approfondito i temi trattati nelle raccomandazioni, spaziando dalla formazione, all’azione nel territorio, al coinvolgimento dei giovani; al rapporto con le istituzioni; all’impegno in campo sociale; al mondo delle associazioni; all’importanza del lavoro. Molte di queste proposte restano volutamente aperte, da completare e adattare nei contesti locali. Il report non offre ricette pronte, ma strumenti per attivare processi, generare domande, far emergere vocazioni comunitarie. Due interrogativi appaiono cruciali: «Come favorire nelle comunità cristiane pratiche di lettura delle situazioni socio-politiche alla luce del Vangelo?» e «In che modo mettere a sistema le tante generosità e intuizioni che il laicato cattolico esprime nel sociale (e nel locale, a livello amministrativo) perché possano risultare incisive a livello politico per il sistema-Paese?».

L’intervento della professoressa Elena Granata, docente di Tecnica e Pianificazione Urbanistica del Politecnico di Milano e vice presidente del Comitato Scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici in Italia, ha posto con passione l’accento sul passaggio dal “sociale” al “politico” emerso nel corso dei lavori della Settimana sociale. In particolare ha evidenziato l’importanza che è stata attribuita alla formazione sociopolitica, data la perdurante assenza di un ruolo dei partiti in questo ambito, «una formazione non teorica, astratta , ma vicina alle persone». Un secondo aspetto considerato è quello generazionale: «Non si può ignorare che un milione di giovani lavorino all’estero e che nei posti di potere prevalgano nettamente le persone meno giovani». Inoltre, va preso atto del distacco esistente fra politica e cittadini. Il report non contiene soluzioni minute, pragmatiche (casa, lavoro, prestazioni…) ma fornisce delle pre-condizioni utili per proseguire, con il passaggio dall’“io” al “noi”, il bene comune, la cooperazione.

Ha chiuso l’incontro don Luis Okulik, Vicario Giudiziale della Diocesi di Trieste (Italia) e Segretario della Commissione per la Pastorale Sociale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee) con una relazione dal titolo accattivante e suggestivo: “Le cose nuove che attendono Papa Leone XIV”, soffermandosi sulla questione sociale conseguente agli sviluppi della digitalizzazione, come l’intelligenza artificiale (sistemi digitali autonomi). Sono più i dubbi e le perplessità che le rassicurazioni di fronte allo sviluppo e all’uso di questa tecnologia, che costituisce uno dei tratti distintivi dell’attuale evoluzione tecnologica, intesa come una nuova fase della rivoluzione industriale, come affermato anche da Papa Leone XIV nel suo discorso tenuto durante l’incontro con il Collegio Cardinalizio: “Il Papa Leone XIII, con la storica Enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro”.

Okulik ha fatto presente che «una delle difficoltà da affrontare rimane quella dell’insegnamento e della diffusione della Dottrina sociale. In molti settori della società civile e persino in ambiti della stessa Chiesa cattolica la Dottrina sociale non è condivisa o adeguatamente trasmessa. Perciò, molte persone e molti cattolici non hanno la conoscenza basilare dei principi teologici, antropologici, etici e morali a cui attinge la formulazione della Dottrina sociale. Si stenta a comprendere che l’insegnamento sociale della Chiesa cattolica è una parte essenziale della fede cattolica e questo indebolisce la capacità di essere una Chiesa fedele alle esigenze del Vangelo».

Raffaello Maggian

Foto Tedeschi

 

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