Migliaia di giovani da ogni angolo d’Italia e del mondo, camminano tra le file ordinate, si siedono nelle zone di ombra, si ascoltano. Alcuni sorridono, altri abbassano lo sguardo. È il momento delle confessioni. Il momento in cui il cuore si alleggerisce, le parole si fanno verità, e l’anima respira. Al Circo Massimo di Roma, luogo carico di storia, oggi il traffico delle macchine tutto intorno si è fermato per accogliere le storie, le ferite e i desideri di questi giovani pellegrini. È il sacramento della riconciliazione, e qui, in questo spazio carico di grazia, si tocca con mano il mistero dell’incontro tra la fragilità umana e la misericordia di Dio.
(Foto Calvarese/SIR)
Francesca è arrivata da Altamura, provincia di Bari. È ancora assonnata: “Siamo arrivati stamattina alle sette. E sì, la confessione è la prima cosa che abbiamo fatto, per iniziare al meglio”. Nelle sue parole c’è il desiderio di ricominciare. Per lei, la confessione è “qualcosa che ti libera, che toglie dei pesi”. E se è vero che a volte la paura si fa sentire, come “una certa ansietta prima di entrare”, poi tutto cambia: “È una cosa che viene da sé. Ogni sacerdote ti accoglie in modo diverso, ma ogni volta è un’esperienza bella”.
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Anche Daniele, da Frosinone, ha iniziato così il suo Giubileo: “È il momento più importante. Senza riconciliazione, questo cammino rischia di perdere il suo significato. È un passaggio fondamentale, una purificazione.” Daniele parla con sincerità anche della difficoltà di aprirsi: “È complicato. Ti trovi davanti un uomo, ti chiedi chi te lo fa fare. Ma in realtà non stai parlando solo con lui. Quando lo capisci, cambia tutto. È un percorso, fatto di piccoli passi che migliorano la vita”.
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E poi c’è Francisco, sacerdote salesiano dal Messico, oggi studente a Roma: “La confessione è il momento in cui ci si scopre davanti a Dio, dove si può abbracciare la propria fragilità e sentirsi amati proprio lì, dove fa più male. Anche io, quando ho perso fiducia in me stesso, ho riscoperto nella confessione che Dio non ha mai perso fiducia in me. È un mistero che consola e trasforma”.
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Stefano viene da Sassari. È in pellegrinaggio da lunedì. Per lui, la riconciliazione “è un incontro. Un dialogo intimo con Dio, dove possiamo dire tutto, anche ciò che non diremmo a nessun altro”.
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Padre Cristiano, invece, è venuto con i giovani dalla parrocchia francese di Londra: “Questo è un momento di guarigione. Riconciliarsi significa ricostruire la relazione con Dio, ma anche con se stessi e con gli altri. E i giovani hanno bisogno di questa grazia per portare la speranza nel mondo”. Perché il tema del Giubileo è proprio questo: essere testimoni di speranza. Una sfida grande, in un tempo segnato da guerre, paure, smarrimenti. Eppure, questi ragazzi ci credono.
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Lo dice Francesca: “Per me la speranza è l’amore, in ogni sua forma. Le relazioni sono la chiave. Io auguro amore a tutti”. Lo conferma anche Daniele: “Se c’è stata speranza in passato, nei momenti più bui della storia, possiamo crederci anche noi. Possiamo costruire qualcosa di buono”. E lo dimostrano. Con gli abbracci che si scambiano tra sconosciuti, con le lacrime asciugate a vicenda, con la semplicità con cui si siedono ai piedi di un prete per raccontarsi, senza filtri. Giovani, diversi per lingua, cultura, provenienza, ma uniti da una stessa sete: quella di sentirsi accolti, perdonati, chiamati alla vita piena. Qui, al Circo Massimo, non è solo un evento. È una rivoluzione silenziosa. È il luogo dove il cuore dei giovani si lascia toccare, dove il passato si depone, e il futuro prende forma nel segreto di un confessionale. È il Giubileo che passa per l’anima. La riconciliazione è il cuore di questo cammino, e questi giovani – così autentici, così veri – sono la prova che la speranza non è un’illusione. È una scelta. È un allenamento quotidiano, come lo definisce Daniele. È una mano tesa, un “ti perdono”, un “ricomincio”. È Dio che non smette di scommettere su di noi. Ed è Roma, oggi, a fare da testimone a tutto questo. Con i suoi sampietrini, le sue chiese e con un Circo Massimo che non ha mai visto così tanta bellezza.
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Marco Calvarese (SIR)
Foto in evidenza: Calvarese/SIR