Il giorno 5 agosto 120mila giovani del Cammino Neocatecumenale, di cui 22mila italiani, provenienti da 109 nazioni, dopo aver vissuto la Veglia e la Messa con il Papa, si dono radunati nuovamente nella spianata di Tor Vergata per un incontro vocazionale con l’équipe internazionale del Cammino Neocatecumenale: per “raccogliere i frutti dell’incontro con Papa Leone XIV”, come ha esordito Kiko Argüello.
Tra questi vi erano anche 250 giovani triestini provenienti dalle parrocchie di San Giusto, Beata Vergine delle Grazie, Santa Maria del Carmelo, Santi Giovanni e Paolo di Muggia, accompagnati dai loro catechisti, presbiteri e dal Vescovo, monsignor Enrico Trevisi.



Questi giovani hanno avuto modo di prepararsi all’ incontro vocazionale durante un pellegrinaggio che, pur con itinerari differenti, li ha condotti a incontrarsi con diverse figure di Santi, tra cui il Beato Carlo Acutis e la Serva di Dio Carmen Hernàndez; hanno fatto esperienza di evangelizzazione a due a due, annunciando l’Amore di Dio fattosi carne in Gesù Cristo, ai poveri, alla gente per strada, ai Rom e Sinti. Hanno vissuto liturgie e ascoltato la Parola di Dio, accompagnata da catechesi esistenziali concernenti i temi del Giubileo (fede, speranza, carità), la vocazione al matrimonio, al presbiterato o alla vita consacrata, l’affettività, per poi radunarsi attorno al Papa e incontrare, infine, l’équipe internazionale formata da Kiko Argüello, padre Mario Pezzi e María Ascensión Romero.
Nel contesto della liturgia della Parola, alla quale hanno partecipato a Tor Vergata, è stata presentata inizialmente la figura di Maria, in quanto mediatrice della chiamata vocazionale, perché per prima ha risposto il suo “Fiat, sia fatto in me secondo la Tua Parola, sia fatta la Tua Volontà”. Ascensión, citando Papa Leone, ha ricordato come la Chiesa abbia bisogno di missionari che annuncino il Vangelo a una società caratterizzata dalla solitudine, ove le reti sociali non creano comunità di fratelli e sorelle che sperimentano il perdono e l’incontro autentico con l’altro. Di seguito, Kiko ha annunciato il kèrigma, spiegando come l’uomo viva il dramma esistenziale dell’incapacità di amare, di donarsi, di uscire da se stesso, conseguente all’esperienza del peccato che lo ha separato dalla Fonte della Vita, da Dio. Per questo sperimenta l’insoddisfazione, perché la vita non ha senso e, se l’esistenza non ha senso, non merita di essere vissuta. L’incontro con Cristo Risorto ha il potere di rigenerare la vita nell’uomo, per cui il centro dell’esistenza non è più l’uomo in se stesso, schiavo dei propri egoismi, ma è Dio; ed è possibile amare, donare tutta la propria vita al Signore perché sia Lui a dirigerla secondo i Suoi progetti di santità. Siamo tutti chiamati alla santità, a partecipare di questo Amore salendo sulla croce ogni giorno e tutto questo ci viene donato nel Battesimo. Così, il matrimonio cristiano viene dal Cielo, è sacramento di santificazione e di donazione e dobbiamo essere consapevoli che la cultura moderna è fortemente in contrasto con tale visione. Molto incisive le parole del cardinale Baldassare Reina, vicario generale per la Diocesi di Roma, che ha presieduto l’incontro e che ha introdotto la chiamata vocazionale facendo presente come la vocazione sia un mistero perché dono di Dio e non frutto di un calcolo umano. Bisogna coltivarla affinché, come un seme, possa crescere e dare frutto.
Kiko, prima delle “chiamate”, ha infine ricordato che la verginità fa presente il Cielo, apre il Cielo al mondo, perché non è di questo mondo. Infine, rifacendosi ancora alle parole del Papa, ha invitato a non avere paura.
Alla chiamata hanno risposto circa 5mila ragazzi e 5mila ragazze: un’emozionante fiumana di giovani accorsi verso il palco, disponibili a intraprendere un percorso di discernimento per il sacerdozio, la vita consacrata o la missione a servizio del Vangelo, esprimendo in tal modo, come ha detto Papa Leone “il dono di sé, libero e liberante, che ci rende davvero felici “.
Vittoria Pesce
Foto in evidenza: Tomasz Marynowski
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