Ascolto, riflessione, relazioni e confronto: sono stati questi gli ingredienti che hanno contraddistinto le Giornate Culturali di Borca di quest’anno. Un appuntamento ormai tradizionale, durante il quale partecipanti di età e percorsi diversi della Chiesa di Trieste hanno avuto la possibilità di fermarsi a riflettere e pregare insieme, in spirito sinodale, accanto al Vescovo, monsignor Enrico Trevisi, prima dell’inizio dell’Anno Pastorale.
Le tre giornate, dal venerdì pomeriggio alla domenica dopo pranzo, sono state scandite da momenti di ascolto, pause di silenzio e riflessione personale, tempi di preghiera e confronti in piccoli e grandi gruppi.
L’appuntamento si è aperto con il benvenuto del Vescovo che, per introdurre al clima dell’incontro, ha sottolineato l’importanza di porsi sulla scia dei processi aperti dalla Settimana Sociale dei Cattolici, augurandosi che la Chiesa possa diventare sempre più luogo in cui “la fatica diminuisce e lo Spirito aumenta grazie alla condivisione”. Successivamente ha richiamato il titolo delle giornate – “L’incontro con il risorto è l’oggi del Vangelo” – rimarcando la centralità dell’incontro con un Dio vivo e non semplicemente con delle dottrine morali o verità astratte e riprendendo le parole di San Paolo: «Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede» (1Cor 15,14).
Il Vescovo ha poi consegnato ai presenti la Lettera Pastorale, che verrà presentata ufficialmente alla Città domenica 28 settembre alle ore 16.30, presso la chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo, in occasione dell’inizio dell’Anno Pastorale. Il testo, dal titolo “Ha cura di voi”, si collega al tema dei tre giorni, ovvero l’interiorità. Infatti, nel momento in cui il cristiano sperimenta la cura di Dio nei suoi confronti, può prendersi cura di se stesso, della Chiesa e degli altri. Una dimensione fondamentale di questa cura riguarda proprio l’interiorità.
Il primo intervento è stato quello di Giovanni Grandi, che ha incentrato la sua riflessione sul dialogo interiore in una prospettiva antropologica. Il professore ha evidenziato che esistono molti modi diversi di interpretare l’esperienza interiore. Dopo averne analizzati alcuni, come quello “testa-cuore”, quello di Hannah Arendt, quelli di Ignazio di Loyola e di Tommaso d’Aquino, ne ha evidenziato punti di forza e limiti, ricordando che esistono modelli in grado di leggere le dinamiche interiori in maniera più approfondita e completa. È importante, ha ricordato, che ognuno sia consapevole del proprio modello interpretativo dell’interiorità.
La giornata di sabato, invece, si è aperta con l’intervento di Annamaria Rondini e don Alessandro Cucuzza, dal titolo “Pensare l’interiorità oggi”. La docente, partendo dalla prospettiva dell’antropologia culturale, ha sottolineato innanzitutto l’importanza dei sensi, che permettono uno scambio tra il “fuori” e il “dentro” dell’essere umano, e del corpo, luogo in cui si rivela l’interiorità. In questo senso, la differenza sessuale riflette le specificità antropologiche dei due sessi: mentre gli organi sessuali della donna sono interni e destinati all’accoglienza di una nuova vita, l’essenziale maschile è esterno e visibile. Da qui l’idea che il corpo della donna sia più orientato alla gratuità e al dono totale, mentre quello dell’uomo sia maggiormente rivolto all’abitare lo spazio esterno e pubblico. In quest’ottica, durante l’atto sessuale le persone sono chiamate a rinunciare a ogni forma di controllo su se stesse e sull’altro. Infine, è stato ricordato che, essendo l’interiorità radicata nel corpo, essa non può non essere comunicata.
Don Cucuzza ha quindi parlato della vita interiore come vita spirituale, cioè come vita dello Spirito che abita l’essere umano. Ha ricordato il metodo della “preghiera del cuore”, che attraverso una giaculatoria ripetuta segue incessantemente il ritmo del respiro. Ha sottolineato come la vita interiore inizi dall’ascolto, già nel grembo materno, e ha concluso mettendo in guardia dai rischi che possono minacciarla: autoreferenzialità, individualismo, fuga da se stessi, difficoltà a vivere l’interiorità nel quotidiano e a creare spazi di silenzio e profondità.
Il terzo intervento, affidato a Caterina Grandi e Benedetto Modugno, ha affrontato il tema dell’interiorità nel mondo giovanile, articolandosi attorno a quattro domande fondamentali: Che cos’è l’interiorità per i giovani oggi? Come la vivono i giovani? L’interiorità può essere una strada che porta a Dio? Quali linguaggi ed esempi possono dialogare con il mondo adulto e quali vanno tramandati? In questa riflessione hanno trovato spazio anche le voci di altri giovani intervistati in precedenza.
Infine, la domenica, dopo un tempo di discussione in plenaria, il Vescovo Enrico ha concluso l’incontro ricordando l’importanza di coltivare quotidianamente la vita interiore e spirituale attraverso la lettura e la meditazione della Parola, la valorizzazione dei tempi di riposo e della Domenica e la ricerca di luoghi che aiutino a nutrire lo spirito.
B.M.
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