Imboccare la strada della santità è possibile

Piccole indicazioni dalla Regola di San Benedetto: uno stile a portata di tutti

“… non è altro che la vita cristiana vissuta con più radicalità”: è una delle frasi che si propone a chi desidera capire la vita monastica.

San Benedetto indica nella Regola (RB) un cammino per il monaco che può essere assunto e ha valore anche nello stile di vita quotidiana di ogni persona.

All’inizio della Regola leggiamo l’invito ad ascoltare gli insegnamenti del Maestro e a porgere gli orecchi del cuore (Prologo 1); a ritornare, “con la fatica dell’obbedienza, a Colui dal quale ti eri allontanato per la pigrizia della disobbedienza” (Prol. 1). Chi è esente da ciò? Se con fatica ci inginocchiamo al confessionale, dovremmo riprendere frequentemente questa santa pratica per “correre più speditamente nelle vie dello Spirito” (cf Prol. 49).

Può sembrare un paradosso. A chi entra in monastero san Benedetto chiede: “Guardi se veramente cerca Dio” (RB 58,7), portando al sommo vertice della vita spirituale il punto di discernimento. E, contemporaneamente, pone come criterio essenziale per lo stile di vita che “tutti gli oggetti e i beni del monastero li consideri come i vasi sacri dell’altare” (Zc 14,20-21 in RB 31,10). C’è una cura esigente nella quotidianità che non possiamo eludere: non possiamo illuderci di avvicinarci al Signore se non ci prendiamo cura dei fratelli, di noi stessi e di quanto Dio ci ha affidato, nel rispetto, anche, della materia del Creato.

Oltre agli “Strumenti delle buone opere” (RB 4), dettagliate norme per la vita quotidiana, a Benedetto sta a cuore che il monaco preghi in ogni momento, come il pubblicano del Vangelo: “Breve e pura deve essere la preghiera” (RB 20,4).

Ha un occhio attento per i vecchi e i fanciulli e i malati: “…Si abbia sempre riguardo per la loro debolezza e per loro non ci si attenga affatto nel vitto al rigore della Regola, ma si abbia un amorevole condiscendenza e così anticipino le ore regolari dei pasti”. “L’assistenza ai malati deve avere la precedenza su tutto, in modo che si serva ad essi veramente come a Cristo… l’abate dunque abbia la massima cura che… non si trascurino i malati” (RB 33. 36).

“Oggi, se ascoltate la sua voce, non indurite il vostro cuore” (Sal 94,8 in Prol.10). Sappiamo che l’“oggi” di Dio è di ogni giorno: è una ripresa giornaliera del cammino di conversione. La preghiera, la liturgia, la Santa Messa sono per tutti passi quotidiani di questa ascesa. In questo equilibrio di lavoro e preghiera, nel rispetto delle leggi della natura umana e universale, scorre la vita monastica e la vita del cristiano di ogni tempo, nella cura di tutto ciò che ci viene affidato: “I fratelli in ore determinate devono essere occupati nel lavoro manuale e, in altre ore, anch’esse determinate, nella lectio divina” (RB 48,1). “Se vuoi possedere la vita vera ed eterna, preserva la tua lingua dal male e le tue labbra da parole bugiarde. Sta lontano dal male e fa il bene, cerca la pace e perseguila” (Salmi 33,14-15 in Prol. 17).

Ecco le prime indicazioni di Benedetto per imboccare la strada della santità. Sembrano forse troppo semplici, ma vediamo ai nostri giorni, nelle nostre case, nelle nostre comunità, nazioni, Stati, quanto sia arduo incarnare queste parole: portiamo tutti le conseguenze della loro mancata attuazione. Siamo chiamati tutti, fedeli, laici, monaci… a mettere in pratica “queste brevi norme per principianti” (RB 73,8).

Emerge l’insegnamento e la tenerezza dell’unico Maestro, Gesù, per il quale neppure uno iota della Legge deve andare perduto, per poter trovare pieno compimento nella legge dell’amore (cf Mt 5,17-20), dove la cura dei piccoli è al centro della comunità (cf Mt 18,1-20), poiché i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre.

Grazia Del Vechio OSB
Badessa del Monastero di San Cipriano

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