Prendersi cura di sé per invecchiare bene

Il 28 ottobre al Caffè San Marco il primo incontro sull’invecchiamento attivo, organizzato dalla Caritas della parrocchia del Sacro Cuore di Gesù

Incontrarsi per ascoltare, confrontarsi e sensibilizzare le persone sulla tematica dell’invecchiamento attivo, come insieme di buone pratiche per vivere bene il tempo dell’anzianità: questo l’obiettivo del ciclo di incontri “Invecchiamento attivo: buone pratiche per una vita buona” organizzato dalla Caritas della Parrocchia del Sacro Cuore di Trieste nell’ambito del bando “Laboratorio del Buon Samaritano” con il quale la Caritas diocesana di Trieste ha voluto supportare le parrocchie nell’ideazione e realizzazione di progetti di carità.

Nel primo appuntamento – tenutosi nel pomeriggio di martedì 28 ottobre presso il Caffè San Marco e intitolato “Ripensare alla vecchiaia: tra pregiudizi e possibilità” – hanno offerto il proprio contributo la dottoressa Laura Santon, geriatra e dirigente medico presso il Distretto 1 dell’Asugi di Trieste, e la dottoressa Filomena Vella, psicologa presso il Distretto 1 dell’Asugi di Trieste e referente presso il Centro distrettuale per la diagnosi delle demenze. Forti della propria esperienza quotidiana sul campo a fianco delle persone anziane e desiderose di offrire delle informazioni di base con precisione, ma anche con una certa leggerezza, le due esperte hanno accompagnato il numeroso pubblico intervenuto alla scoperta di dati di contesto, di evidenze scientifiche, ma anche di piccole buone pratiche quotidiane da realizzare personalmente per tenersi attivi e poter vivere al meglio il proprio essere anziane e anziani.

Il contesto demografico del nostro Paese racconta, attraverso la cosiddetta “piramide demografica”, una progressiva riduzione delle nascite a fronte di un progressivo allargamento della fascia d’età più avanzata: al 1° gennaio 2025, infatti, secondo i dati Istat, ben un quarto della popolazione italiana era rappresentata da persone con più di 65 anni. L’invecchiamento, «un processo continuativo, progressivo che si può modulare» come ha detto la dottoressa Santon «comporta un cambiamento anche a livello del nostro organismo, ma è importante dire che tutti invecchiamo in modo diverso. Dobbiamo tenere presente che oggi l’aspettativa di vita è molto lunga e, quindi, siamo tutti esposti alla possibilità di contrarre malattie croniche anche invalidanti. Per agire sui diversi fattori di rischio esistenti, possiamo però mettere in atto una profilassi dell’invecchiamento, a partire dal concetto di salute, intesa come benessere bio-psicosociale, un fattore che, nell’invecchiamento in particolare, è direttamente correlato all’autonomia della persona». Risulta quantomai importante, quindi, la prevenzione, cardine della medicina geriatrica, che si può attuare a diversi livelli e con l’intervento di diverse figure professionali: ciò per poter mantenere la persona anziana a casa propria il più a lungo possibile e nelle condizioni migliori possibili. Nel suo intervento, Santon ha sottolineato come tra i fattori di rischio correlati all’invecchiamento vi siano l’iperprotezione familiare e la solitudine: «Recenti ricerche hanno verificato che la solitudine provoca il doppio dei morti rispetto all’obesità; viene paragonata a una persona che fuma 15 sigarette al giorno e aumenta il rischio di morte prematura del 27 percento». La buona notizia, però, è che «non è mai troppo tardi per iniziare ad agire». Alcune indicazioni arrivano dal “Five Fingers study” – che indica cinque azioni semplici (dieta salutare e bilanciata, attività fisica, stimolazione cognitiva, attività socializzanti, prevenzione cardiovascolare) che si contano appunto sulle dita di una mano, per fare prevenzione -, altre dalla Lancet Commission – che ha tracciato una grande “S” indicando i 14 fattori di rischio modificabile – fino a una regola suggerita a Santon da un padre gesuita, quella delle “3P” ovvero “poco, possibile e progressivo” ad indicare che sono i piccoli obiettivi a dover essere perseguiti.

L’intervento della dottoressa Filomena Vella, partendo dal concetto di longevità come «fenomeno inedito e irreversibile», si è focalizzato sugli aspetti psicologici dell’invecchiamento e dell’invecchiamento attivo, così definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità già nel 2002: «Ciò che desideriamo è condividere informazioni e indicazioni con leggerezza, che non significa superficialità: siamo, infatti, ben consapevoli e conosciamo bene la difficoltà dell’essere anziane e anziani e il dolore che accompagna tante situazioni personali. Dobbiamo toglierci da quell’assurda convinzione che questa condizione “non riguarda noi”… perché, invece, ci riguarda tutte e tutti. Si tratta di indebolire il pregiudizio esistente sulle persone anziane, di permettere alle persone di varcare delle soglie e di ribadire il diritto ad avere una risposta al proprio bisogno». La prevenzione vera, ha sottolineato Vella, parte dalla testa, senza dimenticare l’importanza dello stile di vita: «Il benessere psicologico appartiene a tutto il ciclo della vita, inclusa l’anzianità. Ed è necessario fare un primo passo di auto-accettazione della propria condizione, di costruire le relazioni indispensabili per viverla al meglio e di uscire dal cliché degli “anziani-giovani” imposto dalla società. Ma, più importante ancora, è mantenere, anche nell’età più anziana, uno scopo per la vita e dirsi ogni giorno “io mi devo occupare di me”».

Di grande valore anche l’indicazione a massimizzare l’impegno sociale, perché ciò che facciamo per gli altri torna come restituzione anche per noi. Infine, alcuni accenti sulle “scuse classiche” e le “scuse stagionali” per procastinare le attività – che tutti più o meno troviamo – insieme a un invito alla consapevolezza: «L’ordine è un’illusione, perché la nostra vita non tornerà mai in ordine. Si tratta di iniziare e di cercare senso anche nel caos, altrimenti la vita si blocca. Il disordine, ricordiamolo, è vita e ogni momento è buono per fare qualcosa per stare bene. Senza dimenticarsi mai di sorridere. Nonostante tutto». 

In chiusura, uno spazio dedicato alle domande del pubblico ha permesso di “mettere insieme” pensieri, dubbi ed esperienze personali che sono diventate ricchezza per tutti.

Luisa Pozzar

 

Foto: Luca Tedeschi

 

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