La Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha recentemente arricchito il dibattito sul ruolo della formazione scolastica con la pubblicazione di una nuova Nota Pastorale intitolata: L’insegnamento della religione cattolica: laboratorio di cultura e dialogo. Questo documento esce a quarant’anni dalla revisione del Concordato in materia di Insegnamento della Religione Cattolica (IRC) e intende fare il punto sulla presenza di questa disciplina in un contesto sociale e culturale profondamente mutato. Il cuore della Nota CEI è la chiara riaffermazione dell’identità dell’IRC. Non si tratta di un’attività di catechesi o di proselitismo, ma di un insegnamento scolastico a tutti gli effetti, che opera pienamente all’interno delle finalità educative della scuola pubblica. Il suo obiettivo primario non è convertire, ma fornire gli strumenti culturali necessari per la formazione integrale della persona.
La Nota ribadisce che la conoscenza del Cristianesimo n un optional per la cultura generale, ma un elemento imprescindibile per comprendere le radici storiche, artistiche, letterarie e sociali della civiltà italiana ed europea. Senza questa base, si legge il nostro patrimonio con una “chiave” mancante. Il documento affronta con serenità una delle questioni più dibattute: l’IRC può convivere con la laicità dello Stato? La risposta è un “sì” convinto, poiché l’IRC concorre, di fatto, alla maturazione di una laicità adulta e onesta. Una laicità matura non è quella che ignora il fatto religioso – elemento costitutivo dell’esperienza umana e della storia civile – ma quella che ne riconosce la rilevanza sociale e culturale, offrendo un luogo (la scuola) per lo studio critico, e non per l’adesione dogmatica. La natura facoltativa dell’IRC è la sua massima garanzia di coerenza con i principi di libertà. La disciplina esiste perché le famiglie e gli studenti la richiedono liberamente, definendo così il confine tra la proposta culturale scolastica e la dimensione di fede, che resta una scelta personale.
Una sezione della Nota è dedicata al rapporto tra i soggetti educativi fondamentali: Chiesa, Scuola e Famiglia. La CEI sottolinea che l’IRC non è un’azione isolata, ma si inserisce nell’orizzonte di un “patto educativo globale”. La sua efficacia dipende dalla sinergia e dal dialogo costante tra queste tre realtà. La Chiesa locale, attraverso l’Ufficio Scuola e gli Insegnanti di Religione, è chiamata a sostenere l’IRC come un servizio qualificato offerto alla scuola. Questo passaggio è cruciale: il documento invita la comunità ecclesiale a non guardare con “distrazione” l’IRC, ma a sostenerlo attivamente, riconoscendone il valore strategico per le nuove generazioni e promuovendo quel dialogo che trasforma la conoscenza in “sapienza di vita”.
La Nota CEI, lungi dall’essere un documento autoreferenziale, guarda alle sfide contemporanee. Essa definisce l’IRC come un “laboratorio di dialogo“, capace di confrontarsi con la pluralità di culture e religioni presenti nelle nostre aule, anche qui a Trieste. Particolare attenzione viene riservata all’impatto delle nuove tecnologie e dell’Intelligenza Artificiale (AI). La Chiesa evidenzia come l’IRC possa fungere da antidoto contro l’appiattimento algoritmico, offrendo ai giovani uno spazio per coltivare le domande di senso e difendere la dignità umana, che non può essere ridotta a una sequenza di dati. In sintesi, la nuova Nota Pastorale della CEI è un invito a riscoprire l’IRC come una risorsa cruciale che arricchisce il percorso formativo degli studenti e li equipaggia con strumenti culturali solidi e profondi per affrontare le complessità del mondo attuale, in piena libertà di coscienza.
don Stefano Vattovani
Direttore Ufficio Scuola e IRC della Diocesi di Trieste
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