Giovedì 17 aprile, il Vescovo mons. Enrico Trevisi ha presieduto la Santa Messa Crismale celebrata nella cattedrale di San Giusto attorniato dal clero della Diocesi di Trieste.
Riportiamo qui di seguito il testo integrale dell’omelia e alcune immagini della celebrazione.
Santa Messa Crismale con la benedizione degli Oli sacri
✠ Enrico Trevisi
Cattedrale di San Giusto, 17 aprile 2025
Cari fratelli e sorelle,
Amati fratelli e sorelle: Ljubljeni bratje in sestre
San Giovanni Paolo II, lo ricordiamo a 20 anni dalla sua morte, in questa Cattedrale si era rivolto ai presbiteri, religiosi e religiose (era il 1 maggio 1992) chiedendo di guardare alla “storia di generazioni di uomini e donne dedicati al servizio del Vangelo”.
“È una lunga, mirabile schiera di persone che con la loro testimonianza hanno illustrato questa Chiesa diocesana sin dalle sue origini… Vi conceda lo Spirito Santo di stabilire con essi una reale ed intima sintonia, perché il cammino di ogni Comunità cristiana possa beneficiare del loro esempio e sostegno. Siano pronti i vostri spiriti ad accogliere il loro messaggio di vita e di santità.
Carissimi, se noi vogliamo metterci in ascolto della loro esperienza spirituale, non ci sarà difficile riconoscere l’appello personale ed inconfondibile che essi ci ripetono: Siate santi! Ponete al centro della vostra vita Cristo! Tutto passa, solo Cristo rimane. Costruite su di Lui l’edificio della vostra esistenza. In Gesù troverete la forza per aprirvi agli altri e per fare di voi stessi, sul suo esempio, un dono per l’intera umanità”.
Siate santi. Bodi svet. Queste parole che ci ripetono uomini e donne che ci hanno preceduto e che san Giovanni Paolo II qui ha detto ai preti di allora, io voglio farle risuonare ancora. Non abbiate paura, non temete. Ne boj se, ne boj se. Le riflessioni di San Giovanni Paolo II ci aiutino a rinnovare le nostre promesse sacerdotali.
Non abbiate paura. Il Signore non ci lascia soli. Con il suo Spirito ci accompagna anche dentro umiliazioni e fragilità: ma guai se ci affossiamo nella mediocrità di un ministero che perde la lucentezza del Vangelo, la freschezza della fraternità. Giovanni Paolo II ha evocato l’unità degli apostoli con Maria nel Cenacolo. Questa è la condizione per accogliere lo Spirito Santo. Non camminare soli, ma in comunione, e Giovanni Paolo II ha usato parole forti:
“A voi, cari Presbiteri, è domandato in particolare di vivere la comunione col Vescovo e fra di voi. È il Concilio Vaticano II ad esortarvi all’unione col Vescovo in sincera obbedienza e al vicendevole aiuto della preghiera e della collaborazione, mossi da quella carità che diventa testimonianza davanti al mondo della divina missione di Cristo. La vostra predicazione e il vostro insegnamento siano sempre aderenti al Magistero della Sede Apostolica: ciò vi permetterà di partecipare alle vostre Comunità l’intera ricchezza della dottrina della Chiesa”.
Senza unità, senza comunione, diventiamo piccoli professionisti del sacro ma non in un cammino di santità, piuttosto dentro un riduzionismo che non porta alla santità. Vorrei dire grazie a ciascuno di voi per quando mi siete di esempio in questo cammino di santità.
San Giovanni Paolo II ci ha chiesto di lasciarci attirare da Cristo. Non si tratta di una uniformità e una omologazione… ma di una comunione con Dio che sa esprimersi anche nelle relazioni di presbiterio, poi con tutto il popolo di Dio e in una tensione missionaria. Viceversa se manchiamo nella trasparenza e nella convinzione, se manchiamo nella comunione e nella stima reciproca significa che abbiamo ancora tanto tanto cammino da fare. Ridiamo parola a Giovanni Paolo II:
“Carissimi Fratelli e Sorelle, lasciamoci attirare da Cristo; lasciamo che Egli ci introduca nel suo mistero insondabile di comunione col Padre nello Spirito Santo… Non possiamo vivere appieno la nostra missione, se ci stacchiamo dalla sorgente inesauribile della santità e della grazia. Perché la testimonianza del credente non perda di trasparenza e di convinzione, occorre sempre recuperare il contatto con le fonti dell’amore divino, soprattutto con la Parola di Dio e con l’Eucaristia, col perdono del Signore e col suo amore misericordioso”.
Anch’io di nuovo ribadisco a tutti: “Occorre che ciascuno di noi si stringa a Cristo, pietra viva, scartata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, per poter poi aiutare i fedeli a rispondere generosamente all’universale chiamata alla santità. Nutrite il vostro spirito di preghiera e di contemplazione”. Molitev in premišljevanje. Preghiera e contemplazione.
Come in una “rinnovata Pentecoste” sapremo allora annunciare il Vangelo e renderlo comprensibile nelle lingue e culture degli uomini di questo nostro tempo. E Giovanni Paolo II ammoniva: “il ruolo che è a voi affidato nella Chiesa richiede che l’intera vostra persona diventi espressione del Vangelo, segno e strumento di quella misteriosa comunicazione che lo Spirito attua in ogni Comunità ecclesiale a favore dell’uomo, di ogni uomo, chiamandolo a conversione e infondendogli fiducia e speranza”.
Con papa Francesco diciamo che siamo chiamati alla grande sfida di una Chiesa in uscita e di una Chiesa sinodale cioè di una Chiesa capace di coinvolgere tutti nella missione. E noi ministri ordinati siamo i primi ad essere implicati. Con la grazia di Dio assumiamoci insieme e di nuovo gli impegni del nostro ministero ravvivando la grazia della nostra ordinazione, per un cammino di pastori con l’odore delle pecore, e dentro un comune cammino di santità. Ritrovando l’entusiasmo degli inizi.
E in questo momento guardiamo con gioia i nostri preti novelli entrati nella nostra grande famiglia: don Ruwan Arachchige, don Henri Godonou, don Cristian Brunato e don Pierluigi Peraro e pure il nuovo diacono permanente Antonio Martini. La nostra preghiera e il nostro affetto riconoscente vanno anche per tutti i nostri preti fidei donum sparsi nel mondo: fate loro una telefonata! Coltiviamo i legami fraterni! Un pensiero speciale pure per don Christian Medos che è stato incardinato nella diocesi in cui da anni svolge il ministero, la diocesi di Velletri-Segni: in ogni caso continuiamo a sentirlo della nostra famiglia.
Facciamo anche memoria di padre Giovanni Falchi, clarettiano, deceduto il 14 agosto scorso: ancora lo affidiamo alla infinita misericordia di Dio. E poi la nostra preghiera accompagna anche i presbiteri e diaconi malati: sollecito tutti a vivere un’autentica esperienza di fraternità nella reciproca vicinanza anche nei momenti di fragilità. Anche su questo alcuni preti malati ci sollecitano, come fossero eco di una chiamata di Dio. E infine ricordiamo anche Devid Giovanini che non esercita più il ministero ma che continuiamo ad accompagnare con affetto.




































































