La vocazione è un dono fatto a noi dallo Spirito Santo che a nostra volta doniamo agli altri. Quante volte abbiamo sentito questa frase? Forse mai o forse fin troppe volte, proviamo a ragionarci insieme. Quando riceviamo la chiamata della vocazione possiamo reagire in infiniti modi, come infiniti sono i nostri carismi, ne possiamo identificare due principali. La nostra prima reazione è quella dello studente chiamato a sorpresa alla lavagna dall’insegnante. Panico totale, i dubbi ci assalgono senza ritegno: “Ce la farò? Sarò all’altezza? Cosa devo dire? Come mi devo comportare? Ma siamo sicuri che abbia detto proprio il mio nome?!?”. Oppure la seconda reazione è quella di chi riceve la chiamata di un vecchio amico che lo invita a raggiungerlo in un paese lontano. Prepari la valigia con tutto ciò che può esserti utile e senza la minima idea di cosa ti aspetterà ti metti in viaggio fiducioso ma pieno di dubbi e incertezze. I dubbi ci saranno sempre ma reagire come lo studente che cerca intensamente nel fondo del proprio zaino, sperando di trovarci dentro un po’ di coraggio, non ci permetterà di vivere con serenità il dono della vocazione. Per poter trovare questa serenità è necessario ribaltare la nostra prospettiva. La chiave per comprendere la frase da cui siamo partiti è quel: “che a nostra volta doniamo agli altri”, la nostra vocazione è un dono per noi e per tutti coloro che viaggiano con noi. È una chiamata a uscire dalla nostra bolla di falsa sicurezza, una chiamata ad incamminarci sulle orme di Cristo, una chiamata a vivere concretamente quel CREDO che proclamiamo quando rinnoviamo le nostre promesse battesimali. La vocazione è un dono impegnativo ma, come tutto ciò che richiede impegno, alla fine restituisce cento volte ciò che abbiamo investito.
Alessio Chilà
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