Con il “Benvenuta!” della Diocesi di Trieste, accolta dal Vescovo Enrico Trevisi, da Roberto Gerin, che si è occupato con le autorità portuali dell’attracco, da don Sergio Frausin, delegato episcopale per la Cultura e l’Università, da una quindicina di amici del Movimento dei Focolari di Trieste e da rappresentanti della stampa, nel pomeriggio di giovedì 14 agosto è arrivata al Molo Audace di Trieste la Bel Espoir, goletta a tre alberi, con una ventina di giovani a bordo tra i 20 e i 35 anni, universitari e non, provenienti da Paesi di tutte le sponde del Mediterraneo: Marocco, Tunisia, Algeria, Egitto, Libano, Palestina, Gerusalemme, Grecia, Malta, Albania, Bosnia, Italia, Spagna e Francia. Ad accompagnarli padre Alexis Leproux e il domenicano padre Jean Jacques Pérenneès, le laiche Mailys Piquet-Gauthier, Laetitia Boudot. L’iniziativa, nata dalla Diocesi di Marsiglia è in questo anno giubilare un pellegrinaggio di speranza, una scuola di pace in navigazione da marzo ad ottobre 2025: 8 tappe e 200 giovani coinvolti.
La sesta tappa, da Durazzo a Trieste (4/08-17/08), si è sviluppata sulla tematica delle sfide migratorie. Ed è proprio per incontrare queste sfide che il gruppo si è diretto come primo appuntamento a piedi verso i locali della parrocchia dell’Immacolato Cuore di Maria, per ascoltare la testimonianza di Gian Andrea Franchi dell’Associazione “Linea d’Ombra”, sull’impegno al servizio dei migranti della rotta balcanica in Piazza Libertà: un’occasione di riflessione anche sulle cause e le responsabilità del fenomeno migratorio. Una risposta concreta della Diocesi di Trieste alla situazione dei transitanti è il Dormitorio di Via Sant’Anastasio, con 24 posti disponibili ad alta rotazione, in cui i giovani di Med 25 sono stati introdotti da Daniele Pescatori, il Responsabile, assieme a Vera Pellegrino e a Caterina Grandi della Caritas Diocesana. L’accoglienza che costruisce la pace è un lavoro ecclesiale e civile fatto insieme alle diverse realtà del territorio.
Prima della cena, fornita per tutta la comitiva, come tutti i pasti fuori dalla barca a Trieste, dal catering organizzato da Omar Vidoni della Caritas Diocesana, sempre presso i locali parrocchiali ecco l’incontro con Vera Pellegrino e l’ascolto di Erik Moratto con la sua esperienza di servizio volontario, animato dalla fede e dalla carità cristiana. Ha fatto conoscere ai giovani della Bel Espoir lo stile di attenzione e cura e le sfide con cui ci si confronta nel prendersi a cuore gratuitamente chi si trova nel disagio e nella mancanza di relazioni sociali e familiari.
La sera del 14 agosto i ragazzi di Med 25 hanno, quindi, incontrato le persone che popolano piazza Libertà, la “piazza del mondo” dove transitano diverse decine di migranti della rotta balcanica e non solo. È stata una serata di condivisione semplice, di conoscenza con un episodio molto generativo. Dopo che una persona di origine ucraina piuttosto allegra ha iniziato a cantare e suonare con dei cembali alcuni canti Gospel in cui ha coinvolto i ragazzi anche con una semplice danza, un giovane di credo islamico si è opposto nettamente dicendo che questo costituiva una “blasfemia”. La tensione cresceva e un giovane della Bel Espoir, Magdì, cristiano palestinese, invece che preferire un “tranquilizzante” rientro alla barca, ha stabilito un dialogo con lui per spiegare che non c’era alcuna blasfemia nel canto e che non manca di rispetto ad alcuna tradizione religiosa il testo di quei canti. Si è fatto carico della tensione che si era creata e ha affrontato il rischio di testimoniare la verità perché, come ha detto Magdì stesso: “Sono proprio i più aggressivi che hanno bisogno più di dialogo”.
Venerdì 15 agosto, la giornata si è svolta tra Muggia e Muggia Vecchia dove, in occasione della Solennità dell’Assunta, l’Accolta presso Dio con tutta la sua vita, il gruppo di Med 25 ha sperimentato, dopo il caldo cammino verso il Santuario, l’accoglienza deliziosa e organizzata del parroco, don Andrea Destradi, e degli Amici di Muggia Vecchia che hanno fatto trovare tavoli e ventilatori all’ombra per poter trovare ristoro durante il pranzo. La pace passa attraverso il ricevere accoglienza ed è proprio su questa esperienza che si sono incentrati gli incontri del pomeriggio. Il primo è stato curato proprio dal parroco, don Andrea, che ha raccontato il senso dell’accoglienza a Muggia Vecchia, per i migranti, i pellegrini, gli ucraini in fuga dall’aggressione bellica nel loro Paese e non solo. L’accoglienza tiene conto delle specificità dei bisogni delle persone e delle loro conflittualità interne, ma educa a non vivere permanentemente nell’emergenza. Oriente e Occidente s’incontrano a Muggia Vecchia nei dipinti della Basilica, illustrati dal parroco, s’incontrano e s’intrecciano tra Muggia e Trieste come ha raccontato il Vescovo, monsignor Enrico Trevisi, nell’incontro da lui curato, raccontando le peculiarità di una Chiesa, come quella di Trieste, che si colloca in una area di frontiera e confini tra identità etniche, religiose, culturali e la sua esperienza vissuta in prima persona: sfide che passano dagli imprescindibili rapporti interpersonali anche tra i rappresentanti delle fedi e delle confessioni religiose.
La giornata di sabato 16 agosto è iniziata, quindi, con la visita e il saluto alla Bel Espoir del cappellano del porto, responsabile dell’Apostolato del mare, don Alessandro Amodeo, Assistente spirituale dell’Associazione Stella Maris Trieste per l’assistenza spirituale e materiale alla gente di mare. Don Alessandro, forte della sua pluriennale esperienza di navigazione prima di entrare in Seminario, ha introdotto la storia e la situazione della realtà portuale di Trieste, occasione e sfida di comunicazioni commerciali, culturali e pace tra diversi popoli.
La mattina si è svolta presso il teatro del santuario e parrocchia di Santa Maria Maggiore, in via del Collegio, nelle cui vicinanze si è potuta vedere la Basilica di San Silvestro che, secondo una lapide commemorativa del 1672, è sorta sull’area precedentemente occupata dall’abitazione delle martiri cristiane Tecla ed Eufemia, già luogo di culto e incontro dei primi cristiani a Trieste.
Dopo una gustosa accoglienza con dolci e bevande, preparati dal movimento dei Focolari, c’è stato l’incontro con il professor Raoul Pupo, storico contemporaneo, già docente dell’Università di Trieste, uno dei massimi esperti dell’area e della frontiera adriatica nel XX secolo. Per i giovani del Mediterraneo dell’esperienza Med 25 Bel Espoir è stato importante conoscere come Trieste con la sua specificità di porto dell’Adriatico nella sua storia, recente e contemporanea, sia stata attraversata da dinamiche e intrecci molto forti tra identità etniche, culturali, tra conflitti e vicende belliche e post-belliche, prospettive di riconciliazione e costruzione della pace. Un processo di riconciliazione è iniziato negli anni ‘60 del secolo scorso inserendo la comunità slovena nelle istituzioni pubbliche italiane. Una prospettiva di riconciliazione, ha sottolineato il prof. Pupo, prevede alcuni punti: il passaggio di generazione, la fine del complesso di minaccia e la persuasione con risultati non scontati. Dopo gli anni ‘70 la Chiesa si è fatta promotrice più attiva dei cammini di riconciliazione. Dal basso è nata Concordia ed pax, associazione italiana e slovena composta da preti e laici che ha promosso molte iniziative di riconciliazione tra italiani e sloveni. Una soluzione potrebbe essere l’idea di Europa, nella quale, però, finora qualcosa non ha funzionato… “La speranza siete voi” ha concluso il prof. Raoul Pupo rivolgendosi ai giovani.
È stata quindi la volta dell’incontro con il Movimento dei Focolari. Fausta Favotti ha introdotto il senso di unità, fraternità e pace nel Movimento, partendo dalla esperienza di Chiara Lubich e dall’esperienza distruttiva della Seconda Guerra mondiale a Trento, da cui si è lasciata interpellare. Di fronte a questo “tutto crolla e solo Dio resta” Chiara inizia a leggere con occhi nuovi il Vangelo, affinché sia seme di unità e di pace da costruire con tutte le persone di varie religioni e culture. Negli anni ‘50 del XX secolo a Trieste muove i primi passi il Movimento con attività nella ex Jugoslavia. Lo stile è quello in cui ciascuno porta il proprio contributo, con la propria vocazione e nel proprio ambito di vita. La risposta che possiamo dare a realtà più grandi di noi è la nostra vita: l’invito è a cercare di illuminare i nostri ambienti partendo dalla cultura e dal sociale con la logica del dialogo, con progetti locali o internazionali (come quello per l’acqua in Burundi). “Le esperienze vissute da giovani ci costruiscono da dentro come uomini e donne. Niente va perso. Prendete tutto come esperienza preziosa”. Questo il messaggio che Fausta Favotti ha voluto lasciare.
Lucio Torelli, professore di Statistica Medica all’Università degli Studi di Trieste ha raccontato alcuni passaggi della sua vita e della sua crescita a Trieste, ricordando come, nella sua infanzia, fosse molto percepibile il rapporto di indifferenza tra italiani e sloveni, con istituzioni parallele delle due comunità. Da allora c’è stata una parabola storica, anche molto sofferta, che ha portato all’incontro, cui Torelli ha partecipato, avvenuto in Università il 12 aprile del 2024 tra il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e il presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor, due personalità che stanno contribuendo a scrivere la storia della frontiera adriatica, ferita dalle violenze belliche e post belliche. In quell’occasione hanno ricevuto la laurea honoris causa perché hanno saputo coraggiosamente ripudiare la prospettiva angusta dell’egoismo nazionalistico, per perseguire invece una politica di riconciliazione, retta sulla creazione e sul consolidamento di spazi e di simboli dedicati alla memoria collettiva, quale fondamento di autentica pace tra i popoli.
Sulla rotta balcanica il Movimento dei Focolari si è interrogato su cosa si potesse fare: dopo un attento discernimento, si è scelto di mettersi al servizio di alcune famiglie per avviarle verso un percorso di autonomia. A questo si è affiancata la collaborazione col Dormitorio della Caritas di via Sant’Anastasio, di cui ci parla Annamaria, una volontaria.
I giovani hanno preparato alcune testimonianze fotografiche dell’esperienza di pace fatta nel corso dei campi di servizio in Albania, al GenFest dell’anno scorso in Brasile, con l’esperienza in Bosnia vissuta ai primi di agosto scorso, col Summer Camp a Sarajevo, dove nel 2017 è nato il War Childhood Museum, che ricorda i bambini vittime dalla guerra in Bosnia, e hanno fatto visita al luogo dove lavora Amina, componente dell’equipaggio di Bel Espoir, passando per Srebrenica, simbolo del punto cui può arrivare l’odio verso un’altra etnia.
Candela Copparoni, giornalista di Città Nuova, che ha accompagnato i giovani di Med 25 Bel Espoir in tutti i giorni qui a Trieste, ha presentato la prospettiva anche culturale di pace e unità che viene proposta attraverso le pagine del periodico – cartaceo e online – per il quale lavora.
Dopo un tempo di rilettura dell’esperienza vissuto dai giovani di Med 25 con le guide a bordo della nave, il percorso nei luoghi dove si lavora per la pace a Trieste è proseguito, nel tardo pomeriggio, con una tappa alla Comunità di Sant’Egidio di Trieste. Nella sede di via Romagna l’accoglienza è stata davvero straordinaria, come in tutti i luoghi visitati dai giovani in questi giorni a Trieste e Federica con Meriem e Raymond hanno aiutato il gruppo a entrare nello spirito e nelle attività della Comunità internazionale: si parte sempre dal lasciarsi interpellare da ciò che accade in città – il venerdì, per esempio, con gli universitari viene fatto un giro per portare cibo, bevande e altro occorrente alle persone bisognose- nel mondo, cercando di offrire una risposta di solidarietà, amicizia e servizio alle povertà. Ciò che conta è non rimanere chiusi nel proprio piccolo mondo, ma sentire che “a me importa” ciò che vivono gli altri. Impegno e preghiera vanno pari passo, come nella Liturgia di Modesta, in cui si fa memoria delle persone senza dimora morte per indifferenza o malore in strada, a cominciare da Enore, affinché queste persone rimangano nel nostro cuore.
A ispirare le iniziative della Comunità e le attività di pace, da proteggere e ricostruire, anche in campo internazionale, vi è la consapevolezza che la guerra è la madre di ogni povertà. Con una serie di slide, è stato illustrato il servizio con i migranti e le esperienze in Bosnia, al campo di Lipa, le missioni degli adulti delle Comunità di Padova e del Nord est e le missioni estive e natalizie, con la preparazione dei regali e il pranzo dell’amicizia al caldo, dei giovani universitari, i pranzi dell’amicizia ospitati da San Martino al Campo e in sede. La scuola di italiano al campo dell’ex Ostello Scout di Prosecco è un laboratorio di integrazione. Meriem ha raccontato la missione a Cipro, dove arrivano i migranti dalla Turchia, in campi dove da anni la comunità offre accoglienza sotto la tenda dell’amicizia e una scuola di inglese, lingua di comunicazione e sopravvivenza. Ancora, la scuola della pace con i bambini del doposcuola ospitati nella parrocchia di Santa Teresa di Gesù Bambino da don Roy: qui l’impegno non prevede solo un aiuto nello svolgimento dei compiti per casa per i bambini e ragazzi, ma la comprensione di una cultura, soprattutto per chi non è italiano, celebrando feste e compleanni dei partecipanti. La Comunità ha scritto una Lettera all’Onu per chiedere di fermare la guerra in Ucraina. L’Onu ha risposto: prenderà in considerazione questa richiesta nella quale una bambina siriana domandato di occuparsi del suo Paese. I bambini credono che la pace sia possibile.
Dopo una pizza mangiata insieme, la sera di sabato 16 agosto, per salutarci, dalla mattina di domenica 17 i ragazzi della tappa Durazzo-Trieste sono tornati nelle loro case e nei loro Paesi, felici e arricchiti da tanti incontri ed esperienze che, oltre ai legami di conoscenza e amicizia nati anche con chi li ha accompagnati, hanno contribuito a quel think tank Mediterraneo di pace che Med 25 – Bel Espoir vuole essere e che ha seminato nella nostra città e nella nostra Diocesi in questi giorni di metà agosto.
S.F.