In occasione dei 60 anni di professione religiosa abbiamo incontrato e intervistato Suor Maria Pierina Di Jasio, monaca del Monastero Benedettino di San Cipriano: una vita dedicata alla preghiera e alla contemplazione secondo la Regola di San Benedetto.
Sessant’anni di vita monastica: un bel traguardo. Cosa ci racconta della sua vita claustrale in Monastero?
La vita contemplativa deve continuare! È vita di maggior intimità con Dio, di ricerca di Dio, è una segnaletica per tutti, siamo fatti da Lui, per Lui. Quando i rapporti tra di noi zoppicano, con Lui combaciano perfettamente e neppure in un matrimonio ben riuscito avviene che l’altro mi comprenda appieno o possa soddisfare tutte le mie esigenze, necessità.

È una vocazione ancora attuale?
Non ho fatto grandi studi, ma tante nozioni le ho apprese. Che Gesù dica nel Vangelo “Il Padre nostro…” come una cosa scontata (che, cioè, lo è davvero, nostro Padre), mi commuove e mi riempie di gioia. Che mi dia da mangiare Se Stesso e da bere il Suo sangue, la Sua vita… mi fa venire le vertigini. Ho vissuto più di ottant’anni ignara di tanta grandezza e incapace di accogliere e rispondere. Per questo ritengo che sia davvero una vocazione ancora attuale!
Guardando a questi anni trascorso in Monastero, rifarebbe la sua scelta?
Dopo sessanta anni di professione monastica dico che, se nascessi un’altra volta, tornerei a farmi monaca, però vorrei avere l’esperienza di adesso. Cioè il gusto, la gioia, la luce che intravedo ora. Da due o tre anni il Signore mi fa sentire più vere, più reali, le parole del Vangelo.

Quale messaggio desidera inviare a quanti ci leggono?
Sto vivendo un risveglio che voglio augurare a tutti, perché il Figlio di Dio ha sposato la natura umana, si è fatto Figlio d’uomo per essere in comunione con ciascuno, per vivere insieme con noi e farsi uno con noi, con il Padre e con lo Spirito.
Se potesse offrire un suggerimento a chi ci leggerà su come pregare nella quotidianità in modo semplice, cosa direbbe?
Voglio suggerire qualcosa che mi ha aiutato: ho cominciato a scrivere un diario: riporto lì semplicemente ciò che mi passa nella mente e nel cuore della Parola di Dio che ascolto; quello che mi colpisce o desta la mia curiosità, con pochi o nessun commento da parte mia. Un altro suggerimento: la custodia dei pensieri. La nostra mente è attraversata continuamente da svariati pensieri: sta a noi decidere con chi stare. “Sei dei nostri? O sei un nemico?”. “Sto alla porta e busso”, dice Gesù, “se uno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”. Accogliere la Parola di Gesù vuol dire accogliere Lui in noi. E questa è gioia piena. Tanti auguri a tutti quelli che nelle loro case vogliono vivere assieme a Gesù, accogliendolo nel proprio cuore, masticando spesso la sua Parola!
A cura di don Lorenzo Magarelli
Nella foto in evidenza: monsignor Enrico Trevisi con la Madre Badessa, Grazia Del Vechio, e con Suor Maria Pierina
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