Appunti su don Francesco Bonifacio
Con l’inizio di luglio 1939, il vescovo mons. Antonio Sntin, aveva nominato don Francesco Bonifacio cappellano esposto della curazia di Villa Gardossi/Crassiza, appartenente alla parrocchia di Buie, ma dotata di una propria autonomia pastorale.
Non era un paese vero e proprio, non aveva piazze e vie. Un vasto territorio che, all’interno dell’Istria, dal monte Cavruie si proietta fino alla valle del Quieto; dodici piccole borgate, con stanzìe e case sparse: circa mille e cento persone in cura d’anime di don Francesco.
Villa Gardossi molto diversa dalla sua Pirano o anche da Cittanova, dove era rimasto due anni appena; eppure tanto benvoluto dai suoi parrocchiani, dai giovani soprattutto. Uno di questi, saputo del suo improvviso trasferimento, così si espresse: «E’ rimasto con noi appena due soli anni, eppure è come se fosse rimasto tutta una vita». Una bella testimonianza di affetto.
Certamente il distacco da quei giovani gli pesava tanto. E il disagio per la nuova situazione trovata a Crassiza non lo aiutava certamente: la casa canonica senza alcun servizio, lontana dalle abitazioni e dalla gente; vicini soltanto la chiesa, il campanile, il cimitero e la scuola.
Ma don Francesco, in quella scelta del Vescovo, vide subito la volontà di Dio, che accettò e rispettò con grande fede.
Ecco, questo anniversario del nostro Beato ho voluto ricordarlo e proporlo alla riflessione dei lettori, offrendo contemporaneamente quanto don Francesco stesso scrisse in proposito sul suo Dario segreto, anche riferendosi ai ragazzi dell’Azione Cattolica di Cittanova.
Villa Gardossi, 13 luglio 1939
Da due giorni ho lasciato il posto di [cappellano] a Cittanovae sono arrivato qui a Villa Gardossi. Certamente la differenza non è indifferente: Cittanova quasi una cittadina, qui villaggi-frazioni sparse. Ma quello che più di tutto mi è caro imprimere su queste carte è l’addio del buon popolo di Cittanova.
Due anni di cura d’anime non sono molti, ma pur sono sufficienti per conoscere e farsi conoscere. Popolazione in linea generale abbastanza buona, rispettosa e generosa e, sapendola prendere per il suo verso, amalgamabile.
La mularia basta poco per conquistarla, basta un cortile con qualche giuoco. La mularia per averla vicina basta amarla e poi si può fare qualunque cosa.
Quale gara gli ultimi giorni per festeggiarmi, quali buoni pensieri quasi del tutto spontanei, specialmente quello della S. Messa e Comunione, e quello della bicchierata.
Quali caratteri tra gli Aspiranti [erano i ragazzi dell’AC]! Ve ne sono alcuni, purtroppo pochi, che ben formati saranno le speranze più belle dell’Associazione.
Quanto bene avrei potuto fare tra quella mularia e purtroppo l’accidia mi ha vinto.
Il mio Superiore ha creduto bene affidarmi la cura d’anime di questa frazione. Bene. Fiat voluntas tua, Domine. La salute? Quando sentirò che lo star qui è un pregiudizio per la mia salute lo esporrò umilmente al mio Superiore.