Omelia del Vescovo Enrico Trevisi per l’Assunta a Muggia - Domenicale di San Giusto

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Cari fratelli e sorelle,

poco più di un mese fa, il papa a Trieste diceva:

“Abbiamo bisogno dello scandalo della fede. Non abbiamo bisogno di una religiosità chiusa in se stessa, che alza lo sguardo fino al cielo senza preoccuparsi di quanto succede sulla terra e celebra liturgie nel tempio dimenticandosi però della polvere che scorre sulle nostre strade. Ci serve, invece, lo scandalo della fede, – abbiamo bisogno dello scandalo della fede – una fede radicata nel Dio che si è fatto uomo e, perciò, una fede umana, una fede di carne, che entra nella storia, che accarezza la vita della gente, che risana i cuori spezzati, che diventa lievito di speranza e germe di un mondo nuovo. È una fede che sveglia le coscienze dal torpore, che mette il dito nelle piaghe, nelle piaghe della società – ce ne sono tante –, una fede che suscita domande sul futuro dell’uomo e della storia; è una fede inquieta, e noi abbiamo bisogno di vivere una vita inquieta, una fede che si muova da cuore a cuore, una fede che riceva da fuori le problematiche della società, una fede inquieta che aiuta a vincere la mediocrità e l’accidia del cuore, che diventa una spina nella carne di una società spesso anestetizzata e stordita dal consumismo. E su questo mi fermo un po’… Si dice che la società nostra è un po’ anestetizzata e stordita dal consumismo: avete pensato, voi, se il consumismo è entrato nel vostro cuore? Quell’ansia di avere, di avere cose, di averne di più, quell’ansia di sprecare i soldi. Il consumismo è una piaga, è un cancro: ti ammala il cuore, ti fa egoista, ti fa guardare solo te stesso. Fratelli e sorelle, soprattutto, abbiamo bisogno di una fede che spiazza i calcoli dell’egoismo umano, che denuncia il male, che punta il dito contro le ingiustizie, che disturba le trame di chi, all’ombra del potere, gioca sulla pelle dei deboli. E quanti, quanti – lo sappiamo – usano la fede per sfruttare la gente. Quello non è la fede”.

Noi guardiamo a Maria Assunta in cielo, ma non per sottrarci alla responsabilità della terra, ma per vincere la tentazione di quel consumismo che anestetizza e stordisce le coscienze.

Guardare a Maria Assunta in cielo significa cogliere lo scandalo della fede in molteplici direzioni.

  1. Il criterio della vita non è solo l’accumulo e il consumo di beni: noi cerchiamo di più, abbiamo nel cuore altri desideri. Per esempio di pace, di giustizia, di una sana realizzazione di noi stessi, mettendo a frutto i doni ricevuti… Maria Assunta in cielo anzitutto ci ricorda che questa vita non è tutto, perché siamo destinati a un oltre, a un compimento… Se uno punta a tutto qui sulla terra, arriverà a fare le guerre, a commettere tutti i peccati più gravi: uccidere, violentare, rubare, lasciare che le persone povere muoiano perché non hanno acqua, pane, medicine…
  1. Maria ha una fede inquieta: l’angelo le porta un annuncio sconvolgente; al tempio le si predice che una spada le trafiggerà il cuore, sul Calvario è in piena comunione con il dolore di suo Figlio. Però Maria Assunta in cielo ci dice che chi vive in comunione con Gesù vivrà poi in una comunione di destino, che è la gloria, la gioia del Paradiso. Maria ci insegna che il criterio della vita è l’essere in piena comunione con suo Figlio, Gesù.
  2. Maria Assunta in cielo la raffiguriamo coronata di gloria e in comunione perfetta con la Trinità. Però prima Maria è stata la Madre di tutti noi, della Chiesa, Rifugio dei Peccatori, nostra Avvocata, Vita-dolcezza e Speranza nostra, Madre di Misericordia. Maria è fonte della nostra gioia, è Salute degli infermi, Conforto dei Migranti. È la Vergine Clemente, la Consolatrice degli Afflitti, l’Aiuto dei Cristiani. Le litanie ci mostrano la sua premura per tutti noi. Questo è lo scandalo della fede: in un mondo che sembra costruito per dividerci, per opporci in conflitti permanenti, essa ci dice di una vita spesa nella cura degli altri. Abbiamo bisogno di questo scandalo della fede che non solo ci fa indignare per le troppe ingiustizie (persone lasciate sole, scartate, umiliate) ma ci fa inaugurare ora, qui, una vita diversa: una vita fatta di solidarietà. Fatta di disponibilità gli uni per gli altri. O meglio: una vita che si regge sul comandamento dell’Amore, quello che ci fa discepoli di Cristo.

Alla fine della Messa faremo anche noi la supplica per la pace che ha scritto il card. Pizzaballa. È lo scandalo di essere operatori di pace. Noi chiediamo questo a Maria. Di diventare tutti operatori di pace. Non ci accontentiamo di essere persone mediocri che non fanno le guerre: noi vogliamo imparare da Maria, Regina della Pace a costruire un mondo in cui i popoli imparano a rispettarsi, imparano a dialogare, imparano a capire le paure degli altri e a spiegare le proprie.


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