Padre Gregorio Miliaris: la festa di San Nicolò tra fede e tradizione a Trieste

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Un’intervista a padre Gregorio Miliaris, archimandrita e parroco della Chiesa greco ortodossa di San Nicolò e della SS. Trinità, della Comunità Greco Orientale di Trieste

Caro Padre Gregorio,

Si avvicina una festa importante per la comunità ortodossa greca: la festa di San Nicola.

Si, è una festa davvero importante. San Nicola è stato vescovo a Myra di Licia, nella odierna Turchia. In Italia lo chiamate San Nicola da Bari perché un gruppo di marinai baresi hanno portato le reliquie proprio a Bari per proteggerle nel 1087.

Perché la comunità greca ha scelto san Nicola Come patrono?

La comunità ha scelto san Nicola al tempo della costruzione della seconda chiesa ortodossa presente in città che è stata costruita in riva al mare, di fronte all’antico porto commerciale. San Nicola è, per i Greci, il protettore dei marinai. Si raccontano di tanti salvataggi di marinai. La prima chiesa ortodossa era stata costruita sul sito dove è costruita l’attuale chiesa di san Spiridione (1852); nella prima comunità Greco-illirica si riunivano i fedeli ortodossi di qualsiasi nazionalità. Con la divisione della comunità ortodossa e ricevuto il permesso di costituire una comunità greca, nel 1782 si inizia a edificare la chiesa per i cristiani ortodossi e la comunità di lingua greca.

San Nicolò ma è anche protettore dei bambini…

Si, leggiamo che quando era vescovo a Myra di Licia, San Nicola era una persona che sosteneva molto il suo gregge con tanta beneficenza. Abbiamo il famoso esempio del gesto che ha salvato due ragazze a cui il santo ha lasciato i soldi alla finestra.
Ed è anche la tradizione anglosassone di san Nicola che porta i regali ai bambini. Nei paesi nordici, poi, si festeggia San Nicola con la festa di Sinterklaas, ad esempio.

San Nicola, quindi, festa per la comunità. Ci racconti come festeggerete?

Le feste per gli ortodossi iniziano con la vigilia. Nella nostra parrocchia inizieremo la festa, quindi, al 5 con il solenne vespro e con la benedizione dell’artoklasia (Άρτοκλασία). Si presentano per la benedizione il pane (che è un particolare pane dolce, senza latte e senza uova, che è offerto a tutti alla fine della preghiera; ed è un pane abbondante a ricordo della moltiplicazione dei pani), il grano (che è la materia che diventa il corpo di Cristo), il vino (che si usa nella Liturgia perché diventi il sangue di Cristo) e l’olio (con cui si viene crismati). Sono quindi gli elementi, la materia della liturgia.

L’olio spesso lo dimentichiamo…

L’olio è importante: è la materia che usiamo per la unzione, per la cresima. La principale candela davanti al tabernacolo è alimentata dall’olio. Ma sull’olio c’è anche un bel gioco linguistico in greco. Olio si dice ELEON. E lo Spirito Santo cosa ci dona? La pietà, la misericordia di Gesù che ci perdona. E pietà si dice ELEOS. Sono due parole diverse, cambia una lettera. Ma l’olio ci ricorda proprio la misericordia.

L’artoklasia ha una origine antica?

La radice dell’artoklasia sono le agapi che facevano i primi cristiani. Quando si festeggiava un martire e un grande santo si faceva prima la riunione, la cena. Anche Nostro Signore ha celebrato il sacramento del suo corpo e del suo sangue nell’ultima cena. Le radici di questa benedizione quindi sta nelle antiche agapi della cristianità.

Ma è lo stesso pane che si dà dopo la Messa?

No è diverso. Dopo la Divina Liturgia si dà l’antidoro. (ἀντίδωρον). Il dono (doro in greco) è l’eucaristia; mentre l’antidoro è per coloro che non possono ricevere la comunione, infatti antidoro vuol dire “al posto del dono”. È lo stesso pane che si usa per consacrare, non è pane dolce; e una parte viene poi lasciata per darla ai fedeli. Il motivo è duplice: sia per pulire la bocca dopo la comunione, ma è anche il pane che ricevono quanti non possono fare la comunione.

Come si celebra il vespro nella tradizione bizantina?

Si inizia con i salmi del salterio e poi varie litanie e le letture. Ci sono le preghiere della pace, ma ci sono anche i canti particolari che fa il coro. Tutta la preghiera del vespro serve per ringraziare Dio e per pregarlo di darci una notte serena.
Il vespro solenne ha anche la preghiera che in greco si chiama litì che viene cantata con inni dedicati al santo. Litia è la processione in cui esce l’icona e si posa perché sia mostrata al popolo e venerata.
E poi inizia l’artoklasia.
Il Vespro sarà presieduto dal Metropolita Polykarpos, Arcivescovo ortodosso d’Italia ed Esarca dell’Europa meridionale. Ci saranno come sempre le autorità e tante persone a pregare il santo con noi.

E il 6 dicembre?

Ci sarà la Divina liturgia pontificale alle 10 presieduta sempre dal Metropolita.

don Lorenzo Magarelli


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