È stata presentata oggi alla stampa la nuova edizione della Cattedra di San Giusto per il tempo di Quaresima 2025, che nell’anno del Giubileo avrà per tema Segni di speranza.
Ad introdurre la presentazione è stato il vescovo mons. Enrico Trevisi, che ha sottolineato come il Papa, in questo Giubileo, ci invita a riscoprire e valorizzare i segni di speranza che sono presenti nella nostra realtà, segni che si incarnano e si rendono manifesti nel vissuto delle persone.
Con i quattro appuntamenti della Cattedra, la Diocesi vuole offrire alla città testimonianze di speranza progettate, realizzate e vissute in quattro diversi ambiti, che interpellano ciascuno di noi a diventare a nostra volta segni di speranza nella realtà in cui viviamo.
Segno distintivo di questo ciclo di riflessioni sarà proprio il forte legame con la realtà del nostro territorio.
È stato quindi don Sergio Frausin, delegato diocesano per la Cultura, ad introdurre i temi e i relatori di questa edizione della Cattedra, che si terrà nella Cattedrale di San Giusto alle ore 20.30.
Martedì 11 marzo 2025, ispirati dalla Parola biblica del profeta Isaia «Il Signore mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati» (Is 61,1-2), avremo l’occasione di metterci in ascolto dei segni di speranza nelle relazioni di cura e di accompagnamento delle fragilità, aiutati dalla professionalità e dalla profondità umana del prof. Valter Giantin, direttore dell’UOC Geriatria di Bassano del Grappa, bioeticista clinico e il prof. Lucio Torelli docente di Statistica medica all’Università degli Studi di Trieste. I relatori offriranno la loro riflessione sul tema “Cura e reciprocità. Paradigmi di speranza nella relazione sanitaria”. Sul tema, porterà la sua testimonianza anche il prof. Gianfranco Sinagra, cardiologo, direttore DAI Cardiotoracovascolare presso l’ASUGI, docente di Malattie dell’Apparato cardiovascolare all’Università degli Studi di Trieste.
Don Sergio ha qui richiamato l’invito di papa Francesco: “Segni di speranza andranno offerti agli ammalati, che si trovano a casa o in ospedale. Le loro sofferenze possano trovare sollievo nella vicinanza di persone che li visitano e nell’affetto che ricevono. Le opere di misericordia sono anche opere di speranza, che risvegliano nei cuori sentimenti di gratitudine. E la gratitudine raggiunga tutti gli operatori sanitari che, in condizioni non di rado difficili, esercitano la loro missione con cura premurosa per le persone malate e più fragili” (Francesco, Spes non confundit, 11).
Martedì 18 marzo 2025, avremo l’opportunità di approfondire i segni di speranza che si possono trovare nei percorsi in ambito penale dentro e fuori dal carcere. Sui temi della giustizia riparativa saremo accompagnati dalla riflessione sul tema “Oltre la pena, per una giustizia che riunisce” di padre Guido Bertagna SJ, gesuita esperto di giustizia riparativa, che dialogherà con la dott.ssa Fausta Favotti, Assistente sociale nel settore penale di Trieste. Il tema si ricollega al passo della Lettera agli Ebrei: “Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere” (Eb 13,3). Anche questo incontro trova significato nelle parole del Santo Padre: “Nell’Anno giubilare saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio. Penso ai detenuti che, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto” (Francesco, Spes non confundit, 10).
La diocesi è particolarmente impegnata nel dare attenzione al mondo carcerario, ad un carcere che si trova nel cuore della città, che vive condizioni di difficoltà e che ci interpella anche sui temi dell’esecuzione penale esterna e del reinserimento a fine pena.
Martedì 1° aprile 2025, avremo l’onore di ospitare Sua Em.za il card. Ladislav Német svd, Arcivescovo di Belgrado, in dialogo con il pastore delle chiese valdesi e metodiste di Trieste Peter Ciaccio, che ci aiuteranno a cogliere i segni di speranza nell’ambito delle relazioni ecumeniche, nel dialogo tra le confessioni cristiane presenti a Trieste, che sono una via promettente di speranza e di pace.
Durante il Giubileo cadrà una ricorrenza molto significativa per tutti i cristiani. Si compiranno, infatti, 1700 anni dalla celebrazione del primo grande Concilio ecumenico, quello di Nicea. Vogliamo cogliere questa occasione per ravvivare questo desiderio di unità e per offrire assieme, come cristiani, nella nostra Europa martoriata e segnata da tanta violenza, segni di speranza che derivano dal dialogo ecumenico.
A questo proposito il Vescovo ha ricordato che l’invito al card. Német è nato a seguito del recente pellegrinaggio in Bosnia e Serbia, che ha coinvolto diversi sacerdoti diocesani e ha rappresentato uno scambio di amicizia e spiritualità con i cattolici e gli ortodossi che vivono in quelle regioni dei Balcani.
A presentare l’ultimo appuntamento della Cattedra è intervenuto il dott. Benedetto Modugno, della Commissione diocesana per l’educazione, la Scuola e l’Università, che, assieme alla Pastorale giovanile hanno organizzato l’incontro di martedì 8 aprile, che avrà per tema “Giovani segni di speranza”, dedicato ai giovani ma nell’auspicio di un forte dialogo intergenerazionale. A fare da riferimento per questa scelta sono sempre le parole di papa Francesco: “Di segni di speranza hanno bisogno anche coloro che in sé stessi la rappresentano: i giovani. Essi, purtroppo, vedono spesso crollare i loro sogni. Non possiamo deluderli: sul loro entusiasmo si fonda l’avvenire…il Giubileo sia nella Chiesa occasione di slancio nei loro confronti: con una rinnovata passione prendiamoci cura dei ragazzi, degli studenti, dei fidanzati, delle giovani generazioni! Vicinanza ai giovani, gioia e speranza della Chiesa e del mondo!” (Francesco, Spes non confundit, 12).
La scelta è stata quella di non parlare del mondo giovanile, ma di fare parlare i giovani della nostra città per dare ai loro coetanei segni e motivazioni di speranza e cogliere al contempo come i giovani stessi possono essere segni di speranza in quattro diversi ambiti: famiglie di giovani sposi con figli, giovani in cammino per una speciale consacrazione, giovani che si affacciano al mondo del lavoro, giovani impegnati nel mondo del volontariato.
La serata sarà suddivisa in tre momenti. Si inizierà con la Liturgia della Parola sul tema “Sulla tua parola getterò le reti” (Lc 5,5), sarà dato spazio poi alle testimonianze nei quattro ambiti con lavori di gruppo e, a seguire, la condivisione e la preghiera finale.
La conferenza stampa si è chiusa sempre con le parole del Papa tratte dalla bolla di indizione del Giubileo, che riassumono ciò che può animare tutti gli incontri di questa edizione della Cattedra di San Giusto: “Sì, abbiamo bisogno di «abbondare nella speranza» (cfr. Rm 15,13) per testimoniare in modo credibile e attraente la fede e l’amore che portiamo nel cuore; perché la fede sia gioiosa, la carità entusiasta; perché ognuno sia in grado di donare anche solo un sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito, sapendo che, nello Spirito di Gesù, ciò può diventare per chi lo riceve un seme fecondo di speranza. Ma qual è il fondamento del nostro sperare? Per comprenderlo è bene soffermarci sulle ragioni della nostra speranza (cfr. 1Pt 3,15)” (Francesco, Spes non confundit, 18).
Uffico Stampa diocesi di Trieste





