L’IRC nel 40° anno della revisione del Concordato

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concordato
Insegnamento, religioni, spazio laico. Verso un nuovo statuto dell’ora di religione nella scuola pubblica.

A quarant’anni dalla revisione del Concordato tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana, dalla quale ha avuto avvio il nuovo assetto normativo dell’Insegnamento della religione cattolica (IRC), merita di non passare inosservato l’intervento del vescovo di Pinerolo, Derio Olivero, presidente della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale italiana (CEI), riportato in un articolo che compare sul n. 7/8 della Rivista del Clero Italiano. Il titolo propone una stimolante prospettiva: “Insegnamento, religioni, spazio laico. Verso un nuovo statuto dell’ora di religione nella scuola pubblica”.

La revisione del Concordato è stata recepita nel nostro Paese con il DPR 285 del 1985, a seguito di successive Intese tra la Conferenza episcopale italiana e il Ministero della pubblica istruzione.

Nell’attuazione di questo profilo dell’IRC, è apparsa la fragilità di un insegnamento relegato in una condizione contraddittoria e precaria: da un lato, appare una disciplina inserita tra le finalità della scuola, risultando una materia curricolare per quanti se ne avvalgono; tuttavia la sua adesione facoltativa, in ragione dello statuto confessionale dell’IRC, lo espone ad una progressiva erosione dei consensi e ad una deriva di marginalità, con la prevedibile proliferazione di contenziosi gestionali.

La secolarizzazione ha inciso in misura rilevante nell’ambito della fede e delle forme della sua espressione religiosa. Appare di tutta evidenza che con l’ambito delle religioni è necessario misurarsi se si vuole comprendere ed incidere nel nostro contesto, connotato da fenomeni religiosi complessi e mutevoli. A partire da uno scenario caratterizzato da una pluralità di riferimenti religiosi, sembra ormai necessario suscitare un ripensamento sui nuovi assetti dell’istruzione religiosa da assicurare nelle istituzioni scolastiche del nostro Paese, per promuovere un fecondo dialogo con la cultura contemporanea e poter continuare a svolgere un proficuo servizio educativo alle nuove generazioni. Riporto alcune considerazioni di mons. Olivero, vescovo di Pinerolo, che richiamano l’opportunità di un ripensamento su questo tema, che appare in genere alquanto trascurato in ambito ecclesiale.

don Manfredi Poillucci

La Chiesa desidera entrare nella scuola per contribuire non tanto a educare dei credenti, ma dei cittadini. Cittadini capaci di abitare questo tempo, plurale e post-secolare. Capaci di capire questo tempo e di impegnarsi a costruire una società in dialogo nelle differenze, in pace. Siamo chiamati a ripensare uno statuto dell’ora di religione che contribuisca alla creazione di una civitas ecumenica, capace di riconoscere e apprezzare le differenze. In questa luce la Chiesa cattolica potrà fare un passo indietro, rinunciando a uno spazio che le spetta di diritto in nome del Concordato, per aiutare la società a fare un passo avanti. In questa prospettiva si può immaginare l’insegnamento della religione in chiave interreligiosa. Anzi, di più: se la cultura religiosa è chiamata a essere parte delle conoscenze e delle competenze dello studente in formazione, possiamo ipotizzare un insegnamento della religione per tutti, superando l’equivoco della facoltatività.

Derio Olivero, presidente della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo della CEI

Francobollo emesso in occasione dei 40 anni degli ”Accordi di Villa Madama” tra l’Italia e la Chiesa cattolica


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