In un tempo di crisi, l'Anno Santo ci invita a riscoprire la grazia divina come segno di speranza e redenzione, trasformando la nostra realtà umana con l'amore di Cristo.
I cappellani e alcuni religiosi e volontari delle strutture detentive e penitenziarie del Triveneto con l’arcivescovo Redaelli hanno accolto la lampada in cui arde la “Luce di Speranza”, segno di questo anno giubilare.
In vista del Giubileo del mondo della comunicazione, una riflessione sul pellegrinaggio come via di speranza, il varcare la Porta Santa come simbolo di apertura per una comunicazione che diventi “arte della soglia”.
“In ogni speranza si nasconde la Speranza” (don Primo Mazzolari). Cosa c’è da sperare se si guarda al lavoro in tempo di Giubileo?
Le notizie giungono contrastanti.
Dobbiamo evitare che il Giubileo diventi una faccenda di indulgenze, di messe, di culto, dobbiamo invece approfittare di quest’anno per riflettere profondamente su economia, finanza, lavoro. Tutte realtà che hanno a che fare con i grandi temi del Giubileo.
Con la rete dei direttori degli uffici catechistici di ogni chiesa locale, ci stiamo muovendo per sostenere un duplice orizzonte: da una parte, riscoprire il ministero al quale si è chiamati; dall'altra, proporre la Speranza come “olio e vino”.