













Giovedì 16 gennaio 2025, presso l’Auditorium Francesco Bonifacio del Seminario vescovile si è svolto l’incontro per la XXXVI Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, organizzato dalla diocesi di Trieste con la conferenza a due voci sul tema “È un Giubileo: esso sarà per voi santo”.
Dopo l’introduzione di don Valerio Muschi incaricato diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, hanno portato la loro riflessione sul tema, tratto dal libro del Levitico, il Rav Alexandre Meloni, Rabbino capo della Comunità ebraica di Trieste, e mons. Enrico Trevisi, Vescovo di Trieste.
Martedì 21 gennaio, nel Battistero di San Giovanni della Cattedrale di San Giusto martire è stato celebrato nella diocesi di Trieste il Giubileo del Mondo della Comunicazione.
Dopo la Liturgia della Parola presieduta dal vescovo Enrico Trevisi, si è tenuto un momento di dialogo con i giornalisti e gli operatori del mondo della comunicazione sulla mitezza e sulla speranza, seguendo il tema offerto dal Santo Padre Francesco e attraverso le sollecitazione del Vescovo.
Lo stile della comunicazione non può prescindere dalla virtù della mitezza. Il cammino in questo anno giubilare chiede anche agli operatori del mondo della comunicazione di andare controcorrente, riscoprendo i temi della misericordia, della dolcezza e della fraternità in questo tempo segnato dai tanti conflitti e dalle divisioni. Abbiamo bisogno di riscoprire le motivazioni di una comunicazione che sia al servizio del bene di tutti.
«Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori» (1Pt 3,15-16) è il tema scelto dal Papa per la prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2025 e vuole porre l’attenzione sul fatto che oggi troppo spesso la comunicazione è violenta, mirata a colpire e non a stabilire i presupposti per il dialogo. È quindi necessario disarmare la comunicazione, purificarla dall’aggressività. Dai talk show televisivi alle guerre verbali sui social, il paradigma che rischia di prevalere è quello della competizione, contrapposizione e volontà di dominio.
Per noi cristiani, la Speranza è una persona ed è Cristo. Ed è sempre legata a un progetto comunitario; quando si parla di Speranza cristiana non si può prescindere da una comunità che viva il messaggio di Gesù in modo credibile, a tal punto da far intravedere la Speranza che porta con sé ed è capace di comunicare anche oggi la Speranza di Cristo con i fatti e con le parole.
C’è una grammatica comune, un alfabeto cui ogni comunicatore – ciascuno in base al proprio ruolo, competenze e responsabilità – può attingere per ridare fiducia, per far capire che un mondo diverso è possibile.