«Appare chiaro come la vita cristiana sia un cammino, che ha bisogno anche di momenti forti per nutrire e irrobustire la speranza, insostituibile compagna che fa intravedere la meta: l’incontro con il Signore Gesù». Con queste parole di Papa Francesco (Spes non confundit, 5) mons. Enrico Trevisi, Vescovo di Trieste, ha introdotto il primo dei quattro appuntamenti della Cattedra di quest’anno, svoltosi martedì 11 marzo nella Cattedrale di San Giusto e dedicato al tema della Speranza nelle relazioni di cura. Dopo il Vescovo ha preso la parola don Sergio Frausin, delegato vescovile per la Cultura, che ha presentato i relatori della serata: il prof. Lucio Torelli, docente di Statistica medica all’Università degli Studi di Trieste, la dott.ssa Caterina Ugolini, psicologa e dottoranda in Psicologia Applicata presso l’Università degli Studi di Padova (che ha sostituito il prof. Giantin, assente per motivi di salute) e il prof. Gianfranco Sinagra, cardiologo, direttore DAI Cardiotoracovascolare presso l’ASUGI e docente di Malattie dell’Apparato cardiovascolare all’Università degli Studi di Trieste. Don Frausin ha sottolineato, poi, la specificità di quest’edizione della Cattedra di San Giusto, ovvero l’intreccio tra momenti di riflessione e di testimonianza.
Dopodiché la parola è passata al prof. Torelli che, in dialogo con la dott.ssa Ugolini, ha presentato il progetto di ricerca “Cura e reciprocità”. Tale progetto, nato in ambito medico ma successivamente apertosi a una prospettiva multidisciplinare, indaga il tema della reciprocità nell’ambito sanitario e, per il momento, ha visto la pubblicazione di due volumi suddivisi in quattro sezioni, che riguardano l’aspetto bioetico, gli altri saperi, le tradizioni sapienziali religiose e le esperienze e testimonianze.
Torelli ha parlato dell’importanza della reciprocità decisionale all’interno del rapporto tra curante e curato, affinché non si scada, da una parte, nel modello decisionale paternalistico in cui il medico decide da solo e, dall’altra, nell’autodeterminazione del paziente a cui spesso, in modo erroneo, vengono delegate scelte importanti. Il modello di reciprocità decisionale, invece, presuppone un profondo ascolto reciproco tra curante e curato che, anche grazie alla situazione di vulnerabilità che permette una maggiore trasparenza, permette una collaborazione più equilibrata tra medico e paziente.
In un secondo momento, il prof. Sinagra ha condiviso la sua pluriennale esperienza di medico raccontando il modo in cui vive la sua professione. «Curo la malattia e mi prendo cura dell’uomo malato» ha affermato, mettendo in luce l’importanza del “prendersi cura” al di là del semplice “curare”. Sinagra ha evidenziato, poi, la centralità della compassione nella relazione tra curante e curato, che non è immedesimazione ma una comune sofferenza, pur nella distinzione dei ruoli e con il dovuto distacco, ricordando anche la distinzione nella lingua inglese tra disease, che esprime l’oggettivo referto del medico, illness, che descrive come si sente il malato e sickness, che indica la valenza sociale della malattia, e l’enorme valore della comunicazione, verbale e non, all’interno del rapporto di cura.
L’incontro è continuato con un momento dedicato alla meditazione, sulle note di due brani di Bach interpretati dall’organista del Conservatorio Tartini di Trieste Ivan Bosnjak, e si è concluso con un ringraziamento del Vescovo, che ha ricordato come tutti siamo coinvolti nella reciprocità della cura, a fianco di parenti, amici e persone malate, e che nella cura anche la preghiera ha un ruolo essenziale, pregando, infine, con l’intera assemblea, un Padre Nostro dedicato, in modo particolare, a Papa Francesco.
Appuntamento a mercoledì prossimo (18 marzo) per il secondo incontro intitolato: “Segni di speranza nei percorsi in ambito penale dentro e fuori dal carcere”.
Benedetto Modugno






















