Un’esperienza di fede e di unità

Il pellegrinaggio verso Roma per il Giubileo delle famiglie nel racconto di chi lo ha vissuto. Una Chiesa, famiglia di famiglie, nella quale c'è posto per tutti

Il pellegrinaggio diocesano a Roma per il Giubileo delle famiglie si è svolto dal 30 maggio al 1° giugno. Era stato organizzato – su suggerimento del Vescovo Enrico – dalla Commissione diocesana per la famiglia e la vita.

Tra i partecipanti c’erano dai bambini di pochi mesi ai nonni ultraottantenni, con esperienze e storie di vita diversissime. Abbiamo raggiunto Roma in pullman o in macchina seguendo il cammino proposto, che prevedeva come prima sosta l’Abbazia di Sant’Antimo a Montalcino (Siena), lungo l’antica via Francigena, che è stata in parte seguita. È un luogo meravigliosamente conservato e di grande bellezza, dove sostare per raccogliere nel cuore tutte le intenzioni di questo pellegrinaggio: durante il viaggio don Rudy ha fatto pregare per tutte le famiglie, specialmente quelle in grande difficoltà, e per la pace.

Alla sera siamo giunti alla seconda sosta, il Monastero benedettino silvestrino di San Vincenzo a Bassano Romano (Viterbo), che ci ha ospitato. La mattina successiva don Rudy ha celebrato la S. Messa al Monastero assieme al diacono Antonio e ancora abbiamo pregato per tutte le famiglie della diocesi. Un monaco ci ha raccontato la storia del luogo e soprattutto ha offerto una testimonianza sull’opera dei monaci in una parrocchia romana.

Nel pomeriggio abbiamo raggiunto Roma, dove il Vescovo Enrico ci aspettava a San Giovanni in Laterano. Abbiamo passato la Porta Santa con lui e pregato insieme nella Basilica. Quindi abbiamo partecipato tutti alla veglia, durante la quale sono state proposte diverse testimonianze molto significative: rinascita e fiorire di famiglie che hanno attraversato storie e prove dolorose e difficili, storie di accoglienza e di affido. Dopo queste, intervallate dalla musica, la veglia si è conclusa con il Rosario.

Domenica la Santa Messa a San Pietro, celebrata da Papa Leone, davanti alla grande folla di famiglie di tutto il mondo. Il nostro piccolo gruppo e la grande folla della piazza, persone così diverse tutte insieme con storie così diverse, ma tutti davanti a Gesù.

Il Vescovo Enrico è tornato assieme a noi con il pullman, guidato dal caro autista Roberto, e ha condiviso con noi con grande semplicità la conclusione del pellegrinaggio, con i vespri e il rosario recitati durante il viaggio. Ci ha parlato della Chiesa come famiglia di famiglie e del compito che ci è dato, come possibilità di sostegno reciproco in tutte le necessità. È stata un’esperienza molto semplice, che ha aiutato tutti a riconoscere i doni che Dio ha fatto a ciascuno di noi nelle storie delle nostre famiglie.

«Un’esperienza che mi ha fatto provare gioia e voglia di conoscere gli altri» ha detto Anna «un’esperienza arricchente e di pace. È bello camminare insieme e provare come nella diversità emerga un meraviglioso mosaico!». «Abbiamo vissuto bellissimi momenti di intensa spiritualità che ci hanno arricchiti» ha raccontato, invece, Giuseppe «abbiamo gustato la presenza piacevole di famiglie con bambini che compostamente hanno allietato il viaggio». Elena, quindi, ha confermato: «Siamo stati bene e anche se non conoscevamo nessuno abbiamo passato tre giorni in armonia e in comunione. Personalmente ci hanno colpito alcune delle testimonianze che abbiamo ascoltato e in generale è stato un prezioso momento di meditazione e ispirazione». Particolare la testimonianza di Laura che ha confidato: «Io in questi tre giorni ho avuto disagio a stare tanto tempo seduta. Ma quando il fastidio mi era più intollerabile pensavo alle creature delle ultime file e a quanti avevano un’età maggiore della mia. Ho capito che guardando l’altro si ha sempre da imparare e tutto ciò che viviamo di difficile ci diventa meno gravoso. Perciò ringrazio chi mi è stato di esempio. Buon cammino a tutti». «È stato un momento di grande unità e fede» ha raccontato, infine, Valeria.

In conclusione, questo pellegrinaggio giubilare è stato un cammino per il quale tutti sono grati e nel quale abbiamo potuto constatare la bellezza dell’unità tra le persone, inattesa e non ovvia. Questo è stato proprio uno dei punti che Papa Leone ha toccato nella sua omelia di domenica: «Il Signore non vuole che noi, per unirci, ci sommiamo in una massa indistinta, come un blocco anonimo, ma desidera che siamo uno: “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola” (v. 21). L’unità, per la quale Gesù prega, è così una comunione fondata sull’amore stesso con cui Dio ama, dal quale vengono al mondo la vita e la salvezza. E come tale è prima di tutto un dono, che Gesù viene a portare. È dal suo cuore di uomo, infatti, che il Figlio di Dio si rivolge al Padre dicendo: “Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me”».

Federico Berti

responsabile Commissione diocesana Famiglia e Vita

 

 

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