“Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva” (Gv 7,37-39).
Noi tutti, dalla domenica di Pasqua, eravamo in attesa del gran dono di Dio, lo Spirito Santo. E come duemila anni fa, a Gerusalemme, dove gli apostoli e Maria aspettavano con fiducia il dono promesso da Gesù, così anche noi, in questa santa notte, riuniti attorno al nostro Vescovo, abbiamo atteso e poi invocato la venuta dello Spirito Santo: quel grido che la Chiesa eleva al cielo incessantemente per poter essere sempre rigenerata e rinnovata. Tutti assieme: parrocchie, movimenti, associazioni e nuove realtà ecclesiali, laici e consacrati, convocati assieme dallo Spirito per celebrare un anno di grazia, in cui “la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (cf. Rm 5,5). Grazia giubilare nella notte in cui, come ha ricordato il Vescovo durante l’omelia, in tutte le chiese italiane si prega per la pace: «Lo Spirito dia a tutti il coraggio della pace, per essere artigiani di pace, pazienti e decisi nel perdono».
Il vescovo Enrico ci ha ricordato che «siamo fratelli e sorelle, e non estranei, anche se siamo diversi l’uno dall’altro, con tanti cammini e spiritualità», per cui non può non nascere il desiderio di conoscersi, di stare assieme e celebrare «questo grande mistero, quest’arsura, questo bisogno di acqua viva: lo Spirito Santo, Dio della nostra vita, Dio che ci accompagna sempre»; Colui che ci rende capaci di «intenderci sull’essenziale che è il Signore Gesù».
Durante la Veglia abbiamo avuto la grazia di ascoltare tanta Parola, che la liturgia ha offerto con generosità per ricordarci che siamo discepoli attenti e non ascoltatori distratti. «Signore, rendici complici dell’ascolto di Te… continua ad aprirci il cuore, allenaci nell’ascolto della Tua Parola e fa che insieme come Chiesa perseveriamo nel ritrovarci ad ascoltare quanto lo Spirito ci dice, rileggendo insieme la vita, attraverso la luce della Tua Parola, gustando il nostro pellegrinaggio di speranza con Te, verso di Te, nella pienezza di Te»: questa la preghiera rivolta dal Vescovo Enrico e da noi tutti abbracciata e rilanciata, perché senza ascolto non c’è discepolato e senza discepolato non c’è missione, non c’è Pentecoste.
E dal cero pasquale, splendente in mezzo all’assemblea, “offerto in onore del tuo nome per illuminare l’oscurità di questa notte”, come meravigliosamente ci ricorda il preconio pasquale, abbiamo infine attinto al fuoco dello Spirito, che ha riacceso la fiamma della fede sulle candele a noi affidate. «Signore, con il tuo Spirito aiutaci a risorgere, e rendici strumenti per i nostri fratelli». Dal cenacolo alla piazza, per illuminare il mondo, per essere quelle fonti d’acqua viva, l’acqua dello Spirito, “che Dio ha effuso su di noi in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, affinché, giustificati per la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna” (cf. Tito 3,6-7). E Pentecoste sia.
Igor Cocevari
Foto Tedeschi















































