Tre Giubilei e undici Papi: grazie, Signore!

Piccolo diario della signora Mariella Frausin, 88 anni, che con grande entusiasmo ha partecipato al pellegrinaggio giubilare a Roma insieme alla figlia Roberta

Mi sveglio alle sei, per niente stanca, sorrido e una piccola lacrima di commozione mi sfiora la guancia. Sono grata alla Diocesi che mi ha accolta tra i suoi pellegrini. Come sono arrivata a voi? Muggesana da alcuni mesi residente a Trieste e ora appartengo alla Parrocchia dei Ss. Andrea e Rita. Un giorno chiedo al diacono Martini se, per caso, la nostra parrocchia facesse un pellegrinaggio giubilare a Roma. Avevo già chiesto a don Rosa, ma non c’erano più posti nella sua parrocchia di Sant’Antonio. Ecco il gentile e disponibile diacono Martini che mi mette in comunicazione con il professor Berti e qui comincia questa speciale esperienza. Leggo il programma e ne sono già entusiasta. È tutto fatto con minuzia e precisione: sì, mi dico, ma sarà così? Non sarà: è così! Ho regalato questo pellegrinaggio a mia figlia Roberta per il suo compleanno che cade il 31 maggio.

Puntualissimi partiamo alle 8 precise da piazza Oberdan. Conosciamo e facciamo subito amicizia con tutti. Che gioia ci sono tanti bambini a rinfrescare le mie stanche membra, sono la più anziana ma con ancora uno spirito di ragazza. Il viaggio procede fluidamente, autista bravissimo. Arriviamo all’Abbazia di Sant’Antimo: stupore, bellezza e paesaggio bucolico mi incantano. Quante cose belle abbiamo in Italia. Proseguiamo per il Monastero di San Vincenzo a Bassano Romano, zona nella Tuscia laziale (Viterbo). La giornata ci sorride, il posto mi strega. Dico la verità: pensavo a un monastero rigido e freddo. Smentita! Ci accolgono con una cena molto buona e poi camere da letto dignitose, sobrie e ariose. Sono sempre più felice e fiduciosa. Mi sento bene, anche se sono reduce da una fastidiosa costipazione e altro. Rifletto che tutto il programma stilato da don Rudy e collaboratori è speciale.

Mi alzo presto ed esco ad ammirare la dolce campagna, silenzio rotto solo dal canto degli uccellini. Mi commuovo e ringrazio il Signore che mi sta dando forza e coraggio: vedremo come andrà a Roma. La giornata è calda e assolata. Tutti puntuali partiamo per Roma. Che emozione! Il passaggio della Porta Santa in San Giovanni in Laterano, per me un dolce ricordo: nell’ottobre del 1940 ci andai per un Battesimo, avevo 3 anni. Devo ringraziare il diacono Antonio che mi ha aiutato ad arrivare alla santa Porta, zoppicavo un pochino. Ci crederete? Uscita dalla Chiesa le mie gambe sono guarite dalla sofferenza e ho volato leggera e sicura per la strada. Rientro in Monastero, acquisti nel negozio interno, cena molto buona (a me piace il pane”sciocco”come lo chiamano in Toscana, senza sale, e il perché lo saprete). Ho parlato con il Benedettino addetto alle vendite e gli ho raccontato che conosco bene i Benedettini di Subiaco, luogo da me tanto frequentato negli anni con visite al Monastero di San Benedetto e di sua sorella Santa Scolastica: luoghi che inducono a essere più caritatevoli e buoni.

Al mattino si riparte per Roma. Addio bel Monastero, sono felice. Arriviamo ed entriamo da Porta Cavalleggeri. Piazza affollata e gioiosa. Che emozione vedere il nuovo Papa. Caldo, ma sopportabile. Ogni tanto un venticello rinfrescante. Sono stata in piedi tra noi tutti dalle 9.30 alle 11.30, per niente stanca e affaticata. Grazie, Signore. Adesso devo ringraziare il professor Berti che ci ha soccorse perché nessuno sapeva dov’era via Aurelia 12: eravamo nei dintorni, ma senza il suo soccorso non ci saremmo arrivate.

Questo è il mio terzo Giubileo. Il primo nell’estate del 1950: il Papa Pio XII mi passò accanto sulla portantina in legno spinta da braccia umane, figura austera e rigida, non mi piacque. Il secondo nel 2000, Porta Santa in San Pietro e messa per gli sposi da parte di Papa Wojtyla: la faceva di mercoledì ed era il 20 settembre. Ora ho avuto il privilegio di conoscere Papa Leone XlV e penso che sarà un buon Papa, anche se ho negli occhi e nel cuore Papa Francesco e la benedizione del 20 aprile scorso. Ho pensato ai Papi nella mia vita, il primo Pio XI e l’ultimo Papa Leone: sono undici e io sono ancora qui. Concludo ringraziando don Rudy e collaboratori per il programma minuzioso e perfetto del pellegrinaggio a cui ho avuto l’onore di partecipare. E grazie al diacono Antonio e al professor Berti per la squisita assistenza. Un saluto e un arrivederci a tutte le persone conosciute e un abbraccio a Donatella, Laura e Lauretana che mi hanno fatto sentire ancora viva. Grazie di cuore e aspetto un nuovo viaggetto con voi.

Devota Maria Grazia (Mariella) Frausin

 

 

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