Le Vie di Francesco, un cammino europeo dell’anima

I cammini di San Francesco diventano Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa: spiritualità, accademia e patrimonio verso gli 800 anni dalla morte del Santo

Inizia il cammino di San Francesco, non come fuga dal mondo, ma come gesto radicale di immersione in esso. Un passo dopo l’altro, lungo sentieri segnati dal silenzio e dalla parola, dalla natura e dalla memoria, si apre oggi un nuovo orizzonte per i pellegrinaggi francescani: “Le Vie di San Francesco” sono state riconosciute Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa. L’annuncio è stato dato a Roma nella sala del Ministero della Cultura, alla presenza del ministro della Cultura Alessandro Giuli, che ha definito il riconoscimento

“un momento di visione che prende una forma ancora tutta da configurare, da prefigurare”.

Foto Calvarese/SIR

Foto Calvarese/SIR

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una visione, certo, ma non astratta: concreta, fatta di sentieri battuti da secoli e oggi restituiti alla contemporaneità come segno vivo di civiltà condivisa. L’Itinerario si sviluppa attorno alla figura di Francesco, promuovendone il messaggio spirituale, la fraternità e il dialogo tra culture. Un mosaico di cammini, università e patrimoni tangibili e intangibili che attraversa 12 Paesi e ha in Assisi il suo cuore pulsante. L’iniziativa, promossa dall’Associazione internazionale Saint Francis Ways, è frutto di 15 anni di lavoro, ricerca e alleanze: “È un progetto ancora in divenire”, ha spiegato Raffaella Rossi, project manager dell’associazione, “frutto di 15 anni di studio e collaborazione internazionale”. Centrale è il coinvolgimento dei giovani, chiamati non a seguire un percorso tracciato, ma a dargli forma nuova:

“Crediamo che proprio il giovane sia la forza che poi porterà avanti il mondo”.

Per Rossi, il progetto non è turismo spirituale, ma una scuola di vita: ispirato dal Testamento di Francesco – “Io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare… non per cupidigia di ricevere la ricompensa del lavoro ma per dare l’esempio e tenere lontano l’ozio” – richiama tutti all’impegno, allo studio, all’ascolto.

Foto Calvarese/SIR

Questo può essere uno dei pochissimi itinerari culturali certificati che realmente non avrà spazi di fermata”,

ha detto, evocando un cammino continuo, senza tregua, che non ha bisogno di palchi o riflettori, ma solo di piedi e cuore. Il riconoscimento europeo giunge alla vigilia dell’ottavo centenario della morte del santo di Assisi, che sarà celebrato nel 2026. Una data simbolica, ma anche un’occasione storica. Il consigliere Marco Villani, presidente del Comitato nazionale per le celebrazioni, lo ha sottolineato con parole forti, richiamando il poeta Davide Rondoni: “o si cammina o si va a vanvera”. Perché il cammino – ha detto –

“è un’esperienza spirituale, un bene semplice, povero e ricchissimo a contempo”.

Villani ha rivelato il progetto di creare “un ente armonizzante” che superi la frammentazione attuale dei percorsi, coinvolgendo ministero, regioni, ordini religiosi e associazioni, per restituire coerenza e bellezza a un patrimonio comune. E ha offerto una riflessione carica di risonanze storiche:

“Se fosse stata vincente la fraternità francescana nel post-periodo industriale, il mondo sarebbe diverso. Ha vinto invece la fraternità del 1789”.

Ma oggi, ha aggiunto, il riconoscimento europeo dei cammini francescani “è un correttivo”, e come ogni armatura – citando Plinio il Vecchio – “si costruisce piano piano”. Ecco allora che il cammino non è solo un fatto devozionale, ma un linguaggio universale. “Francesco non camminava per camminare, ma perché sapeva qual era la via”, ha detto Villani, “ovvero Cristo stesso”. Per questo le celebrazioni del 2026 saranno anche un’occasione di innovazione, con progetti come la digitalizzazione dei testi del santo e il restauro dei luoghi a lui legati. Il ministro Giuli, nel suo intervento, ha evidenziato come: “Non c’è fine, ma un inizio”. I cammini – ha detto – sono “un’opportunità di ricongiungersi con qualcosa che Francesco ha intuito fin dai primordi”. E citando il maestro spirituale indiano Sri Nisargadatta Maharaj ha aggiunto: “Quando hai capito che la destinazione è la strada e che tu sei sempre sulla strada, non per giungere alla destinazione ma per godere della sua bellezza e della sua saggezza, la vita cessa di essere un dovere e diventa semplice e naturale una beatitudine in sé e per sé”.

Camminare, dunque, non come evasione ma come ritorno. “È dialogo col paesaggio, con la vita, con il territorio, con le tradizioni e con chi viaggia insieme a noi”, ha spiegato, evidenziando come questi percorsi rappresentino “un valore strategico per la valorizzazione di un patrimonio culturale inestimabile, materiale e immateriale”. Sono, in fondo, un “esercizio di cittadinanza condivisa”, una pedagogia del passo lento in un tempo accelerato.

Foto Calvarese/SIR

Mons. Paolo Giulietti, presidente dell’Associazione Saint Francis Ways e arcivescovo di Lucca, ha delineato l’ampiezza e la visione del progetto. Un sistema organico – ha spiegato – che mette in rete

“cammini fisici, istituzioni accademiche e luoghi della memoria francescana”,

nato da “una passione per una proposta culturale e spirituale” condivisa da partner di diversi Paesi. Tre sono le reti che strutturano il progetto:

 

“quella dei cammini, legati all’itineranza di Francesco e dei suoi frati; quella delle università ispirate dal francescanesimo, che approfondiscono i temi spirituali in chiave contemporanea; e quella dei luoghi della memoria, custodi di complessi edilizi, biblioteche, manufatti artistici, tradizioni spirituali ed artistiche”.

Un progetto, dunque, che parla all’Europa e le offre, ha detto mons. Giulietti, “non solo qualcosa da gestire, ma qualcosa da dire”. Di fronte a guerre, diseguaglianze, migrazioni e crisi ecologiche, “il Cammino di Francesco” si propone come “una risorsa per individuare risposte efficaci”. Perché

“in questa figura apparentemente così marginale… si nasconde un messaggio di valori davvero centrali”.

Camminare oggi sulle orme di Francesco significa attraversare i confini del tempo e dello spazio. Dall’Umbria al delta del Nilo, dai monasteri europei alle periferie globali, il suo messaggio di pace, fraternità e cura per il creato ha la forza di un seme che continua a germogliare.

Marco Calvarese (SIR)

Foto Calvarese/SIR

14min44


Chi siamo

Portale di informazione online della Diocesi di Trieste

Iscr. al Registro della Stampa del Tribunale di Trieste
n.4/2022-3500/2022 V.G. dd.19.10.2022

Diocesi di Trieste iscritta al ROC nr. 39777


CONTATTI