Il cucciolo ed il vecchio lupo

Intervista ad uno dei più vecchi scout di Trieste.

Alberto: «Ciao Nonno, posso chiederti alcune cose sugli scout?».

Nonno Anco: «Certamente, il nonno ha fatto quasi 40 anni di scoutismo attivo prima della partenza, cosa ti serviva sapere?».

Alberto: «Parlami un po’ di te quando facevi lo scout».

Nonno Anco: «Bene comincio presentandomi: ho fatto la promessa da scout il 10 giugno 1946 a San Giusto, avevo 11 anni ed era appena finita la seconda guerra mondiale, il mio nome da scout è Penna Azzurra e sono stato accolto nel reparto del Trieste sesto di San Giusto».

Alberto: «Ma Nonno: non sei mai stato nei lupetti?».

Nonno Anco: «No, purtroppo non c’erano gli scout in Italia durante la guerra. Poi però mi sono rifatto facendo per tanti anni Akela».

Alberto: «Bello quindi se non mi ricordo la promessa dei lupetti mi aiuti tu?».

Nonno Anco: «Certamente, quando vuoi, anche adesso, ripetiamola assieme…» … dopo aver ripetuto assieme la promessa dei lupetti…

Alberto: «Continua a dirmi cosa hai fatto dopo!».

Nonno Anco: «Bene, a 16 anni sono entrato nel Clan e a 17 ho iniziato il mio primo campo scuola per capi a Colico; poi sono stato Maestro dei Novizi, Capo Reparto, Responsabile cittadino degli Scout, capo a livello nazionale con il campo a Bracciano e poi nel Clan Regionale».

Alberto: «…ma quindi nonno, sei sempre stato un capo e mai un semplice scout come me?».

Nonno Anco, sorridendo e con sguardo ironico: «No, mai».

Alberto, ridendo: «Non ci credo molto, comunque io mi diverto sempre anche se sono solo un cucciolo, per il momento». Sempre Alberto: «Nonno, ma per te lo scoutismo che cos’è?».

Nonno Anco, con lo sguardo di colui che non aspettava altro: «Per me lo scoutismo è stato fondamentale, nel senso che è stato ed è tuttora il fondamento della mia vita, fonte di incredibile entusiasmo anche a 92 anni. Mi permette di avere sempre una visione positiva sulla vita anche adesso che non riesco più a muovermi tanto». «Cacciati in tasca i dispiaceriiiii», si mette a cantare il nonno con voce inaspettatamente energica…

Alberto: «Non conosco questa canzone, ma raccontami della vita avventurosa, non vedo l’ora di fare il mio primo campo».

Nonno Anco: «Già, hai ragione, il senso di avventura che ho vissuto negli scout è una sensazione che ricordo e che rivivo ogni volta che vedo qualcuno con il fazzolettone; la voglia di esplorare e di mettersi alla prova è stato ed è tuttora il motore delle mie azioni, è qualcosa che ti spingerà, come è successo a me, a migliorarti sempre per la tua formazione personale e per affrontare il tuo servizio con serenità e speranza».

Alberto: «Servizio? …mi sa di faticoso?!».

Nonno Anco: «Si è vero, talvolta, può essere faticoso, ma ti assicuro che è il modo migliore di vivere la vita. Io quando ho preso la partenza ed ho smesso di fare il capo volevo servire nella società civile come uno scout, prima facendo il sindacalista poi il politico ed infine, Dio ha voluto, che servissi in aiuto della nonna che è stata malata per molto tempo, ma ti assicuro che ne valeva la pena».

Alberto, con l’atteggiamento di colui che vuole cambiare discorso: «Nonno, ma ti ricordi di qualche avventura particolare?».

Nonno Anco, sorridendo: «Vedi per noi tutto era avventura, ti premetto che ogni scout aveva come dotazione personale un’ascia ed un coltellone, già da esploratori, se poi aveva la specialità di pioniere poteva abbattere alberi per creare costruzioni; l’esercito americano o inglese ci forniva le tende, i sacchi a pelo e molta attrezzatura militare da campeggio quindi noi ci sentivamo pronti ad affrontare qualunque sfida.

Spesso le sfide erano tra squadriglie diverse, poi clan diversi ed infine tra reparti. Ci si misurava ad arrivare in un posto individuato dai capi sulla carta in perfetta attrezzatura, in meno tempo possibile ed a qualunque ora del giorno o della notte, fosse una grotta, una montagna o un punto in mezzo al golfo di Trieste. Le avventure che ricordo con maggior nostalgia sono quelle che hanno comportato anche un certo grado di rischio oppure con qualche circostanza avversa. Ricordo quando con due squadriglie del clan siamo partiti da Barcola e con due barche a sei remi, la Santa Rita e la San Giorgio ci siamo sfidati a raggiungere un luogo in mezzo al Golfo e quando siamo arrivati ben lontani dalla riva alcune motonavi si sono avvicinate a noi ‘sgridandoci’ perché poco distante stavano facendo scoppiare una mina navale».

Alberto: «Una vera bomba? ma avrete preso una paura pazzesca…».

Nonno Anco: «…ma veramente abbiamo preso un sacco di pesci» … poi a ruota libera: «Poi ci sono state le avventure in grotta con un fumo pazzesco oppure in montagna lungo la via Amalia Zuani sul Montasio con tutto un reparto o con il clan sulle ferrate delle Giulie». … Il nonno prosegue con innumerevoli ricordi che rappresentano più un rivivere quelle avventure che un racconto ad un ‘quasi lupetto’.

Alberto: «Grazie nonno!».

Nonno Anco: «Quando vuoi Albi, ho ancora tante cose da raccontarti».

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