XXVII Domenica TO – Ogni Benedetta Domenica

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I due diventeranno una carne sola.

 

Sin dall’inizio il sogno e il desiderio di Dio è che la relazione tra maschio e femmina, il nostro rapporto con l’altro da noi – è questo che è a sua immagine e somiglianza – sia unione, amore, gioia, affidabilità, completezza, fedeltà, tenerezza e generatività. Ciò che c’è di bello nell’unione sponsale, è riflesso di colui che è amore (1Gv 4,8.16), e ci ha fatti per amare come siamo amati. Gesù ricorda questo sogno e questo desiderio di Dio per la nostra felicità ai farisei di ogni tempo che cercano nelle permissioni della legge mosaica giustificazioni e scuse per andarsene da una relazione di amore fedele, per ripudiare il partner, con provocazioni che mettono alla prova ancora oggi tante relazioni, cercando ad ogni costo una motivazione per abbandonare questa relazione.

Limitarsi a ciò che la Legge permette o non permette non è sufficiente se non si cura e guarisce la durezza di cuore, l’incapacità e la non volontà di amare come siamo amati da Dio, gratuitamente e fedelmente, anche quando costa fatica. La durezza di cuore è il rinchiudersi in se stessi, il non lasciarsi più amare e il non riuscire più amare. Questa è la radice dei problemi e delle divisioni di ciò che Dio congiunge, affinchè uomo e donna formino una alleanza, una sola carne con l’altro da sé, una sola storia, in cui siamo sempre con gli altri, in cui ciascuno è responsabile dell’altra e dell’altro.

Tipico di Dio è creare le condizioni perché ci sia unione tra chi è differente e perché le differenze diventino occasione di relazione e comunione e non di divisione, scontro, conflitto; non solo nel matrimonio.

Infatti, la relazione coniugale di cui si parla in questo passo del Vangelo, ha qualcosa da dire al senso di ogni altra relazione, sin dalla creazione. L’uomo non è fatto per la solitudine, egli cerca qualcun altro per sentirsi riconosciuto, accolto, amato. È questo uno dei bisogni fondamentali che abbiamo.

Nella vita coniugale è proprio la comunione con l’altro il segno in cui Dio si rende presente: l’uomo e la donna insieme formano una nuova vita, una sola carne, una realtà nuova che non è più né solo dell’uno, né solo dell’altra e non è la fusione di uno e dell’altra. Per noi credenti, questa è la realtà sacramentale che opera sempre un cambiamento efficace e vero. Separare l’uomo e la donna significa allora dilaniare la relazione con l’altro, quell’unica carne che la comunione ha realizzato (cf. G. Piccolo), a piccoli e a grandi passi. 

Gli adulti, in questo passo del Vangelo, cercano di tutelare il loro diritto a ripudiare una donna, senza però macchiarsi la coscienza. Cercano in qualche modo la via per giustificare il loro egoismo.

A questo modo di pensare, a questo atteggiamento, Gesù contrappone i bambini. I bambini si lasciano vedere così come sono, si lasciano amare così come sono, si fidano dell’amore che ricevono (cf. Mc 10,13-16). C’è chi vuole sbarazzarsi dei bambini, in questo Vangelo; essi saranno stati forse un po’rumorosi, forse avranno dato un po’fastidio: è l’atteggiamento di chi vuole sbarazzarsi di quella debolezza che compromette il proprio egoismo.

“Questo è per te” mi dice una bambina della prima classe di una scuola primaria e dell’infanzia a cui ho fatto recentemente visita, regalandomi un cuore di carta disegnato e ritagliato da lei. Era la prima volta che incontravo questa classe, tempo di dirci i nostri nomi e cosa ci piace di più di questi primi giorni di scuola: “che tu sia venuto qui!” mi risponde un altro bambino della stessa classe.

Alla scuola di questi bambini impariamo cosa sia aprire il cuore all’altro e come possa iniziare una umanità nuova.

“a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio.” (Mc 10,14)

don Sergio Frausin


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