Gropada, terra d’amore senza confini

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Dalla Quercia di Napoleone alla chiesetta di San Rocco: un viaggio nel cuore del Carso.

Situato a 400 metri sul livello del mare, inerpicato sulle alture del Carso, ma distante poco più di 6 chilometri dalla città, esiste Gropada: uno dei rioni carsici più antichi della Provincia di Trieste.

È piccolo, ci sono circa 300 abitanti. Passeggiando per il paese si incontrano l’antica chiesetta di San Rocco, storicamente protettore dalla peste, e piccole vie e casette tipiche in pietra carsica. Si sente parlare lo sloveno per la maggior parte, ma anche italiano; infatti, il 30 percento della popolazione è di lingua italiana, percentuale abbastanza alta, segno di buona qualità della vita e di un’integrazione multiculturale che dagli anni ’50 si è via via intensificata.

Marchetto da Trieste, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Se un tempo il borgo era principalmente agricolo, grazie all’allevamento bovino e ovino, negli anni la popolazione ha visto sempre più la città e le sue strutture come sbocco lavorativo.

Il punto di ritrovo del Paese è il locale Pub Skala, dove si incontrano alcune associazioni slovene, ma soprattutto i triestini che, nei consueti giri domenicali, trovano sempre a prezzi popolari un menù con una sessantina di palacinke e c’è anche chi narra di carne cotta tradizionalmente “in campana” per oltre tre ore! Tra le molte attività delle associazioni slovene, degna di nota è il corso per la costruzione di muretti a secco, immersi nei termini della lingua slovena con istruttori e facilitatori linguistici: un learning by doing” in stile carsolino, efficace e stimolante aperto a tutti. Si svolge annualmente anche una gara di orienteering”, a cavallo tra i due Stati: Italia e Slovenia, segno di fraternità tra le genti di confine.

A poca distanza dal centro, tra i boschi ricchi di grotte, paradiso degli speleologi, e foibe, teatro di drammi del ‘900, c’è una quercia secolare enorme, massiccia, dai lunghi rami che offrono ombra nelle torride giornate estive per chi si avventura nei numerosi sentieri del Carso. Oltre ad essere antichissima, la sua particolarità è quella di colpire le persone con un senso di potenza e pace, ristabilendo un equilibrio tra uomo e creato dal sapore antico. Molti, infatti, quelli che in momenti di stanchezza fisica e mentale vanno proprio lì e in religioso silenzio contemplano questa meraviglia del creato, trovano pace e serenità. Vi è addirittura un racconto, tramandato a voce, di un anziano del paese che, preso da un male incurabile e in punto di morte, decise di fare l’ultimo tentativo di guarigione proprio andando a far visita alla Quercia. Qui, si narra, stette tutta la notte e il giorno seguente tornò a casa guarito.

Tuttavia, il soprannome dell’albero in questione è “Quercia di Napoleone”, infatti si narra che Napoleone vi sostò nel suo tragitto, cosa non verificabile, ma essendo su una via di comunicazione importante è noto che i suoi soldati si fermavano in sosta all’ombra dell’albero, probabilmente abbeverando i cavalli in una delle pozze per il bestiame, presenti a quel tempo.

Tra questi soldati uno in particolare è entrato in quelle leggende che si narrano alla sera, di generazione in generazione, davanti al fuoco. Questi, si dice, si innamorò di una giovane ragazza del paese, di nome Ana, impegnata in lavori agricoli o di trasporto a piedi dei prodotti locali, dal Carso alla città. Le donne del tempo avevano un fisico atletico e, come attestano alcune cronache di viaggio del tempo, dei bei lineamenti che attiravano l’attenzione.

Fatto sta che all’ombra della quercia i due si incontravano spesso, su come dialogavano non è dato saperlo, ma sicuramente la lingua del cuore oltrepassava tutti i confini.

Giunto il momento di proseguire il viaggio, al seguito dell’armata di Napoleone, il soldato promise di tornare e la giovane altrettanto giurò di attenderlo per sempre.

La giovane mantenne la promessa negli anni, ma del soldato non si seppe più nulla. Storicamente si hanno tracce di soldati francesi che si stabilirono in zone agricole della vicina Istria. L’innamorato però mancò, probabilmente deceduto in una delle sanguinose battaglie del tempo, dove la mortalità era elevatissima, dopo lunghe agonie. Ferito sul campo in punto di morte certamente non avrà pensato alla grandezza di Parigi, ma a uno sperduto borgo del Carso dove, sotto la grande quercia, un cuore fedele batteva solo per lui.

Erik Moratto

Foto quercia: gruppo Facebook “Misteri e Meraviglie del Carso”. Autore Asile Illemoc
Foto targa: gruppo Facebook “Misteri e Meraviglie del Carso”. Autore Jana Ravnikar


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