Veglia di San Giusto: testimoni di pace nel mondo

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Nella cattedrale in festa, la preghiera e le testimonianze ispirano i giovani a seguire l’esempio di San Giusto, fermando il male con la forza dell’amore.

Giovani uomini e donne di pace”: la veglia di san Giusto quest’anno si apre in una cattedrale che brulica di sorrisi. Una cattedrale vestita a festa, in cui spiccano i fiori rossi e arancioni sull’altare del santo patrono triestino.

Don Francesco Pesce, responsabile della Pastorale giovanile diocesana, che ha organizzato l’evento, ci accoglie e ci introduce al momento di preghiera sottolineando la scelta del tema in un momento storico caratterizzato dall’assenza di pace, non solo lontano da noi. Ci invita a riflettere e a interrogarci su quante volte pure noi, spesso, rispondiamo al male con il male, all’ingiustizia con l’ingiustizia, ponendoci davanti un esempio molto concreto: basta pensare a quando ci mettiamo alla guida di un auto…e ci ricorda come «il Cristiano è colui che ferma il male su di sé, come san Giusto».

E questo è possibile solo grazie allo Spirito Santo, Spirito di Dio, che viene subito invocato con il canto, canto che ci accompagna per tutta la veglia e ci aiuta a entrare nei gesti pensati per riflettere sul tema della pace e della testimonianza.

La liturgia della Parola, con il capitolo 12 della Lettera ai Romani (Rm. 12,1-2.9-18), è molto forte e ci invita a lascarci trasformare e a rinnovare dallo Spirito di Dio Rispondiamo con il salmo ”Alzo gli occhi verso i monti, da dove mi verrà l’aiuto?” E c’è sempre bisogno di aiuto per attuare il Vangelo: Gesù ci indica la strada per essere davvero suoi amici, quella dell’amore ai propri nemici (Mt. 5, 38-48).

Questo amore diventa più reale grazie alla testimonianza di una giovane coppia, Paul e Francesca, sposi dal 2013 in Libano e costretti a lasciare Beirut un mese fa a causa della guerra che affligge quel Paese.

Con tanta semplicità e coraggio, Paul e Francesca ci offrono la loro testimonianza di pace, di come -grazie al Signore- sono riusciti a viverla nei momenti più difficili della loro vita, sul lavoro e nella vita condominiale, concretamente, grazie alla preghiera per nemici (il capoufficio o la vicina di casa…). Tutto cambia e, così, possiamo guardare il mondo con gli occhi di Dio. Ci ricordano come sia importante il sacramento della riconciliazione, dove  noi, per primi, veniamo perdonati. Chi non sa perdonare non si è mai sentito veramente perdonato.

Entriamo così nel secondo momento della Veglia: quello dell’adorazione eucaristica, accompagnata dal canto, dove ognuno ha la possibilità di scrivere in un bigliettino la propria preghiera per la pace nel mondo o di affidamento per una situazione difficile di non pace della propria vita.

Al termine di questa preghiera il Vescovo Enrico ci offre la sua riflessione, ricordandoci come ognuno di noi abbia una missione grande da compiere: portare il Vangelo ovunque, a chiunque. Se confessiamo la nostra fede, il Signore è con noi. Per realizzare tutto questo è importante vivere in comunione con il Signore, coltivare il proprio rapporto personale con Lui, vivere con la preghiera: se non preghi non puoi fare nulla.

Con forza il Vescovo ci sprona:

«è importante chiedere di imparare a pregare, a entrare in quel rapporto intimo con il Signore. Un culto spirituale, fatto non solo di riti, ma che sa trasformare il modo di pensare, che ci fa discernere ciò che è gradito a Dio, lasciandoci trasformare, conformare a Dio. Solo così capiremo la nostra missione, come san Giusto, che mette a repentaglio la propria vita».

Così veniamo tutti invitati a offrirci come volontari al dormitorio di via S. Anastasio, a provare il puzzle con i bambini: c’è una grande richiesta di aiuto per affiancare gli operatori della Caritas. Oppure si può provare un’esperienza di volontariato al Burlo… le idee e i suggerimenti che lancia il nostro Pastore non ci permettono di essere pigri, come esorta san Paolo nella sua lettera.

Non siamo fatti per una vita mediocre… c’è un appello, una chiamata a qualcosa di più grande, che Dio ci fa ogni giorno. C’è bisogno di inventare nuove strategie di pace, di giovani che siano come S. Giusto, che si accorgano di chi è nel bisogno e nella fatica: Dio ci provoca a dare la nostra risposta, nella fede.

Dopo una breve processione con la reliquia di San Giusto, uomo di pace, che ha lasciato che la cattiveria si spegnesse – nel suo cuore, carico di amore – con il suo martirio, l’incontro si chiude con la preghiera che il Santo patrono interceda per noi e ci aiuti a diventare uomini e donne di pace.

Manuela G.


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