“Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re».”
Cari fratelli e sorelle,
In che modo vogliamo intendere la regalità di Cristo?
Nell’acceso scambio di battute di questa domenica vediamo confliggere due poteri. O meglio: assistiamo al confronto fra due modi diversi di intendere il potere. Potremmo quasi dire un potere con la “P maiuscola”, rappresentato da Gesù, e un potere con la “p minuscola”, che fa capo a Ponzio Pilato.
Da una parte abbiamo un uomo che cerca di emergere con l’umiltà e la dolcezza, dall’altra parte abbiamo un altro uomo che si impone con la forza e cerca di assoggettare altri uomini con la paura. Il primo vive nella logica del servizio, il secondo nella logica dell’autorità.
Nonostante questo “scontro” sia impari, con Gesù in posizione di svantaggio, il risultato è proprio la crisi di Ponzio Pilato: minacciato dal non percepire paura nei suoi confronti, non potendosi reggere come sempre sulla sopraffazione, il procuratore romano capisce di poggiare i piedi su basi non sicure.
La solennità di Cristo Re che festeggiamo oggi riporta a tema la regalità: tanto presente nei tempi andati eppure così poco rilevante ai nostri tempi, poco più di un retaggio del passato di poche casate.
La regalità di Cristo invece è differente: è riportata nella sua dimensione più autentica, quella del servizio nei confronti dei fratelli e delle sorelle. Noi riconosciamo in Gesù il nostro Re, Lui che si è fatto per primo servo nostro.
Siamo abituati a vedere le figure di responsabilità, quali i governanti o i vari ministri, in maniera abbastanza negativa perché spesso sono coinvolti in logiche di comando e nell’accumulo di ricchezza, il tutto condito in un clima di impunità. Tuttavia, siamo onesti, anche noi manifestiamo a volte questo genere di comportamento appena assumiamo una posizione che può farci emergere.
Sarebbe un bel esercizio di coscienza passare in rassegna il nostro modo di agire in un ruolo di autorità. Probabilmente ci accorgeremmo di qualche nostro scivolone, e sono convinto che la cifra che accomunava questi episodi era il confondere il nostro servizio, anche in comunità, come un qualcosa da non condividere, ma da utilizzare come posizione dominante.
Nel professare la regalità di Gesù il cristiano è chiamato a essere servitore. Il cristiano è colui reso capace di offrirsi sinceramente all’altro.
In conclusione: in che modo io voglio intendere la regalità di Cristo?
don Davide Lucchesi