I seminaristi Giulio Barelli e Marijo Karadakic della nostra Diocesi e Matteo Ranieri dell’Arcidiocesi di Udine riceveranno il ministero del lettorato. In quest’articolo vogliamo riflettere su questa importante tappa della vita di quanti si preparano a diventare presbiteri, collocandola però nel più ampio panorama della ministerialità ecclesiale.
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I ministeri istituiti…
Nella “Nota sui ministeri istituiti” del 2022, così si esprimono i Vescovi italiani:
«I ministeri istituiti hanno il loro fondamento teologico nella realtà della Chiesa come comunione di fede e di amore, espressa nei grandi documenti del Vaticano II. […] Ogni ministero è per l’edificazione del corpo del Signore e perciò ha riferimento essenziale alla Parola e all’Eucaristia fulcro di tutta la vita ecclesiale ed espressione suprema della carità di Cristo, che si prolunga nel “sacramento dei fratelli”, specialmente nei piccoli, nei poveri e negli infermi, nei quali Cristo è accolto e servito» (Premesse CEI al Rito di istituzione, 1 e 3).
Come ogni ministero nella Chiesa, anche i ministeri istituiti sono contraddistinti da soprannaturalità di origine, ecclesialità di fine e di contenuto, stabilità di prestazione, pubblicità di riconoscimento (cf. Evangelizzazione e ministeri, n. 68).
Il «ministero ordinato», conferito con il sacramento dell’Ordine ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, è costitutivo per la vita della Chiesa (cf. Lumen gentium 28). Fin dall’inizio, accanto ai ministri ordinati sorsero figure ministeriali che svolgevano servizi diversi a favore della comunità cristiana. Progressivamente questi ministeri furono confinati nel solo ambito liturgico e inquadrati in un sistema clericale quali ordini minori che, all’interno di un percorso ascendente, conducevano al sacerdozio ministeriale. Si tratta oggi di riscoprire il loro fondamento battesimale, radice dei «ministeri istituiti» e dei tanti ministeri di fatto che la Chiesa è chiamata a discernere per un servizio adeguato al popolo di Dio. Infatti, nel corso della storia, con il continuo mutare delle situazioni ecclesiali, sociali, culturali, l’esercizio di tali servizi nella Chiesa assume forme differenti.
I ministeri istituiti trovano la loro radice nei sacramenti dell’iniziazione cristiana. Lettori e Accoliti sono battezzati la cui identità è qualificata nel Rito di istituzione per un servizio ecclesiale nella liturgia, in particolare alla mensa sia della Parola che del Pane (cf. Dei Verbum, n. 21) da cui scaturisce l’impegno stesso della vita cristiana. I Catechisti sono battezzati la cui identità è qualificata nel Rito di istituzione per vivere più intensamente lo spirito apostolico e servire l’annuncio e la maturazione della fede della comunità cristiana. «Ne consegue che l’opera del ministro non si rinchiude entro l’ambito puramente rituale, ma si pone dinamicamente al servizio di una comunità che evangelizza e si curva come il buon samaritano su tutte le ferite e le sofferenze umane» (Premesse CEI al Rito di istituzione, n. 3).
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…in una chiesa tutta ministeriale
La riflessione teologico-liturgica postconciliare ha riscoperto, quindi, la profondità della ministerialità nella chiesa: sia la ministerialità ordinata (il sacramento dell’ordine collocato in modo organico all’interno della Chiesa, popolo di Dio) che quella istituita (affidata ai laici che diventano lettori, accoliti e, da poco, catechisti).
Il Concilio Vaticano II, quindi, inserisce la riflessione sui ministeri nel più ampio panorama della chiesa intesa come popolo di Dio, ordinato gerarchicamente (cioè con compiti e servizi necessari per la vita stessa della Chiesa). La compagine ecclesiale non è compresa più come una piramide (dove i ministri ordinati sono i capi e tutti gli altri devono obbedire), tantomeno come una piramide rovesciata (dove chi conta sono i laici e i ministri servono solo per il culto), ma come un popolo organico al quale lo Spirito distribuisce i doni che, in modo diverso, contribuiscono alla edificazione della Chiesa e all’annuncio del Vangelo.
«Ciascun ministero istituito ha un suo inserimento specifico nella Chiesa locale, come manifestazione autentica della molteplice iniziativa dello Spirito che riempie e vivifica il corpo di Cristo» (Premesse CEI al Rito di istituzione, n. 1).
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Il ministero del lettore
Dice il Papa San Paolo VI nel documento Ministeria quaedam:
Il Lettore è istituito per l'ufficio, a lui proprio, di leggere la parola di Dio nell'assemblea liturgica. Pertanto, nella Messa e nelle altre azioni sacre spetta a lui proclamare le letture della Sacra Scrittura (ma non il Vangelo); in mancanza del salmista. recitare il salmo interlezionale; quando non sono disponibili né il Diacono né il cantore, enunciare le intenzioni della preghiera universale dei fedeli; dirigere il canto e guidare la partecipazione del popolo fedele; istruire i fedeli a ricevere degnamente i Sacramenti. Egli potrà anche - se sarà necessario - curare la preparazione degli altri fedeli, quali, per incarico temporaneo, devono leggere la Sacra Scrittura nelle azioni liturgiche. Affinché poi adempia con maggiore dignità e perfezione questi uffici, procuri di meditare assiduamente la Sacra Scrittura.
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Perché i Seminaristi devono ricevere i ministeri?
Il motivo di questa scelta non sta più nella concezione sommatoria e carrieristica dei ministeri, quasi fossero una lunga e graduale scalata verso i gradi ecclesiastici più alti. Si tratta, invece, di un inserimento sempre più profondo nel mistero del Regno, a servizio della Chiesa locale nella quale i ministri vivono ed esercitano il servizio.
Possiamo usare una immagine: i ministeri intesi non come una scala che sale, bensì una scala che scende nelle profondità del mistero di cui sono servitori.
Ricevendo il ministero del lettorato, il candidato al presbiterato assume una prima responsabilità ecclesiale in ordine alla Parola di Dio. Dice sempre Paolo VI: «Il Lettore, sentendo la responsabilità dell’ufficio ricevuto, si adoperi in ogni modo e si valga dei mezzi opportuni per acquistare ogni giorno più pienamente il soave e vivo amore e la conoscenza della Sacra Scrittura, onde divenire un più perfetto discepolo del Signore». Per chi diventa prete, allora, ricevere i ministeri è una tappa pedagogica nel cammino verso il ministero ordinato. Il seminarista è chiamato a conformarsi in modo sempre più adulto al Regno che studia nella teologia, che incontra nei sacramenti e nella preghiera personale, che annuncia nel tirocinio pastorale. È così che un candidato ai ministeri cresce nel discepolato battesimale del Signore. È così che potrà diventare a suo tempo sacramento di Cristo servo (nel diaconato) e di Cristo Capo e pastore (nel presbiterato).
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Il ministero per una chiesa viva
Il Papa Paolo VI stabilisce che i ministeri sono conferiti dal proprio Vescovo e, quindi, nella Chiesa particolare. Celebrare il ministero nella Chiesa diocesana assume quindi una duplice sottolineatura: ministeriale e vocazionale.
«Solo una Chiesa tutta ministeriale è capace di un serio e fruttuoso impegno di evangelizzazione e promozione umana e di attuazione di tutte le possibilità evangeliche nascoste, ma già presenti e operanti nelle realtà del mondo (CEI, Evangelizzazione e ministeri, n.18)».
La celebrazione dei ministeri è un’occasione per promuovere un laicato maturo disponibile al servizio. Sono occasione in cui nella parrocchia si può parlare di questa realtà essenziale – ma ancora poco praticata – che fa vedere la chiesa come accoglienza di una plurale fantasia dello Spirito Santo. Non cosa d’altri, quindi, ma casa di tutti ove tutti possono (e devono) essere protagonisti. Tutto ciò è oggi indispensabile: in un tempo in cui si assiste alla riduzione della frequenza, la chiesa è chiamata ad assumere un volto preciso e dai contorni chiari: non una massa anonima dove nessuno ti conosce, ma un luogo nel quale conti. Ovviamente, le ministerialità possono essere anche altre, ministeri di fatto (il cantore, il coro, l’organista, chi accoglie e saluta all’ingresso e all’uscita, e così via). Non solo il prete e i suoi e gli altri spettatori passivi, ma tutti con la stessa dignità. Su questo, come su tanti altri punti, la riforma liturgica deve essere ancora compresa e compiuta.
E il secondo versante, ovviamente, è quello vocazionale. In una chiesa tutta ministeriale, ognuno può porsi la domanda sulla chiamata del Signore, su cosa il Signore chiede di fare.
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Il rito della istituzione
Concludiamo con una rapida scorsa al rito di istituzione che si svolgerà nella celebrazione eucaristica. I candidati partecipano alla processione d’ingresso indossando il camice bianco e seguendo l’Evangeliario, chiara indicazione che i ministri devono seguire in modo peculiare il Cristo Maestro e Signore. L’istituzione dei lettori viene presieduta dal proprio vescovo.
Dopo la proclamazione del Vangelo il vescovo siede, mentre il diacono chiama i candidati dicendo: «Si presentino i candidati al ministero dei lettori». Si fa l’appello nominale dei candidati e ognuno risponde: «Eccomi». Quindi va davanti al vescovo e gli fa riverenza. Dopo l’omelia il vescovo rivolge ai candidati un’esortazione, prima della preghiera di istituzione. In questa esortazione viene delineato il contesto generale dell’ufficio del lettore, che è quello di servire alla fede. Da questo ufficio scaturiscono il compito della proclamazione della Parola nella liturgia, di educare nella fede fanciulli e adulti di guidare i cristiani a ricevere degnamente i sacramenti, di annunciare la Parola di Dio come missione della vita.
«È quindi necessario che, mentre annunziate agli altri la Parola di Dio, sappiate accoglierla in voi stessi con piena docilità allo Spirito Santo; meditatela ogni giorno per acquistarne una conoscenza sempre più viva e penetrante, ma soprattutto rendete testimonianza con la vostra vita al nostro Salvatore Gesù Cristo».
Dopo l’esortazione tutti si alzano in piedi, mentre i candidati si inginocchiano davanti al vescovo che invita i fedeli alla preghiera con queste parole: «E ora supplichiamo Dio Padre, perché benedica questi nostri fratelli scelti per il ministero dei lettori. Quindi il vescovo prosegue con la preghiera di benedizione:
«O Dio, fonte di bontà e di luce,
che hai mandato il tuo Figlio, Parola di vita,
per rivelare agli uomini il mistero del tuo amore,
benedici questi tuoi figli
eletti al ministero di lettori.
Fa’ che nella meditazione assidua della tua Parola
ne siano intimamente illuminati
per diventarne fedeli annunziatori ai loro fratelli.
Per Cristo nostro Signore. Amen».
I riti esplicativi consistono nella consegna della sacra Scrittura con queste parole:
«Ricevi il libro delle sante Scritture
e trasmetti fedelmente la Parola di Dio,
perché germogli e fruttifichi
nel cuore degli uomini».
don Lorenzo Magarelli