“La situazione continua a essere sempre molto grave qui nella Striscia di Gaza dove la guerra prosegue senza sosta. Ogni giorno sale il numero dei morti e dei feriti, accompagnato dalla distruzione di infrastrutture. Si vedono solo macerie, ci sono quartieri che stanno scomparendo dalla mappa della città”.
“Ma la cosa più grave è che la popolazione non intravede nessun minimo miglioramento delle proprie condizioni. Siamo tutti molto stanchi”.
Padre Gabriel Romanelli, parroco della Sacra Famiglia, l’unica parrocchia cattolica di Gaza, prova a descrivere così ciò che ‘vede’ nella Striscia di Gaza. Lo scorso 17 luglio la parrocchia era stata colpita da un tank israeliano causando tre morti e 11 feriti. Panico tra i rifugiati per l’esplosione avvenuta vicino alla croce posta sul tetto della chiesa, con schegge e detriti caduti sul cortile. Il bilancio delle vittime palestinesi dal 7 ottobre 2023, come riportato dal ministero della Salute (Hamas), è di poco meno di 62mila morti, 18mila di questi sono bambini. I feriti sono oltre 154mila. Le vittime tra i soldati israeliani, riferite dall’Esercito di Israele, dall’inizio dell’operazione di terra nell’ottobre 2023 sono 454 e 2.872 i feriti.

Il caldo e le bombe. A poco più di un mese la situazione non è cambiata: “Qui nella zona di al Zaitoun, a Gaza City, sentiamo i bombardamenti. A volte colpiscono zone distanti, in altri casi le bombe cadono nei paraggi con le schegge che arrivano sin dentro la parrocchia. Allora chiediamo a tutti gli sfollati che vivono da noi, sono 450, di rientrare nelle stanze perché è molto pericoloso. In questi casi interrompiamo le attività dei bambini e dei ragazzi che organizziamo all’interno del nostro cortile. Sono giorni caldi in tutti i sensi con le temperature che sono arrivate a toccare anche i 50°. Il caldo è terribile e rende ancora più vulnerabili le persone malate e anziane. Nella nostra parrocchia ce ne sono diverse”. Inoltre, padre Romanelli aggiunge: “Abbiamo ricevuto un ordine di evacuazione dalla città e dai ieri ci è stato detto che Israele avrebbe cominciato a distribuire le tende. Più di un milione di persone devono lasciare la città per andare al sud o al centro. La consegna delle tende è legata all ordine di evacuazione”.

La situazione sul campo. Nel corso della scorsa settimana, secondo quanto riferisce l’Ocha, l’Ufficio dell’Onu per il Coordinamento degli Affari umanitari, le forze israeliane hanno continuato a effettuare bombardamenti aerei, terrestri e marittimi in tutta la Striscia di Gaza, oltre a continuare le operazioni di terra. Si sono registrati lanci di razzi da parte di gruppi armati palestinesi su Israele e combattimenti con le forze israeliane. Ci sono continue segnalazioni di vittime a causa di attacchi a scuole, rifugi e edifici residenziali e tra le persone che cercano di accedere alle scorte di cibo nei punti di distribuzione militarizzati della Ghf (Gaza Humanitarian Foundation, organizzazione americana incaricata della distribuzione di aiuti nella Striscia, ndr.) o in attesa di convogli di aiuti umanitari, demolizione di edifici residenziali, distruzione di infrastrutture civili e sfollamenti su larga scala.
Aiuto continuo. Nonostante tutto la parrocchia continua ad aiutare i rifugiati “con la speranza – aggiunge il parroco, di origini argentine – che presto arrivino notizie chiare e buone per un cessate il fuoco, una tregua, per la fine del conflitto con il rilascio di tutti gli ostaggi e prigionieri. Inoltre, è assolutamente urgente l’arrivo di aiuti alla popolazione, cibo, acqua, carburante e medicine”. A tale riguardo il parroco spiega che “gli aiuti stanno entrando ma non in numero sufficiente per soddisfare i bisogni della popolazione. Ciò che manca del tutto sono le forniture mediche”.

In preghiera per la pace. In questi giorni in cui la Chiesa universale celebra la solennità di Maria Assunta in cielo, padre Romanelli ribadisce l’impegno “del piccolo gregge cristiano di Gaza” a chiedere il dono della pace raccogliendo così l’appello di Papa Leone XIV, all’Angelus di ieri, a pregare “perché vadano a buon fine gli sforzi per far cessare le guerre e promuovere la pace; affinché, nelle trattative, si ponga sempre al primo posto il bene comune dei popoli”. “Ogni giorno – conclude il parroco – preghiamo il Signore e invochiamo l’intercessione della Madonna che ci ottenga il dono della pace per questa parte della Terra Santa che è Gaza. Sarebbe un bene per tutti, per Gaza, per la Palestina, per Israele e per tutto il mondo. Perché, come ricordava san Giovanni Paolo II,
se vogliono la pace in tutto il mondo devono cominciare con la pace a Gerusalemme.
Senza pace a Gerusalemme non ci sarà mai pace nel mondo. Oggi Gaza ha un ruolo centrale per favorire la pace del mondo”.
Daniele Rocchi
Foto in evidenza: AFP/SIR