Ricordati, Signore, di quelli che nella stirpe umana sono nostri nemici, ma per il loro bene: compi in loro perdono e misericordia. Non sterminare coloro che mi mordono: trasformali! Estirpa la viziosa condotta terrena e radica quella buona in me e in loro.
Vieni, o Spirito, Tu che con gemiti incessanti sei il nostro intercessore presso il Padre misericordioso, Tu che custodisci i santi e purifichi i peccatori; effondi su di noi il tuo fuoco di amore e unità, e vengano sciolti da questo fuoco i motivi del nostro scandalo.
– San Gregorio di Narek, Libro delle Lamentazioni –
Sabato 4 ottobre 2025, nella chiesa di Sant’Antonio Nuovo, è stata celebrata la Divina Liturgia con il rito Armeno, che non si è più usato a Trieste da oltre un secolo. I canti liturgici sono stati eseguiti dai padri armeni dell’Ordine Mechitarista dell’isola di San Lazzaro degli Armeni a Venezia e dalla soprano armena Tamara Mirzoyan.
Erano presenti al rito padre Raško Radović, parroco della chiesa serbo ortodossa di San Spiridione Taumaturgo, e padre Gregorio Miliaris, archimandrita della Chiesa greco ortodossa di San Nicolò. Ha presieduto la santa messa padre Serop Jamourlian, monaco mechitarista presso la comunità di san Lazzaro degli Armeni a Venezia.
Nella sua omelia, padre Serop (Serafino) ho invitato i fedeli ad
«accogliere Cristo, che ha vinto la morte, ci da la vita, così troveremo la nostra quiete interiore ed edificheremo la pace in tutto il mondo. Ognuno di noi è stato amato dal Signore fino alla fine, egli ha sofferto per tutti noi, ci ha liberato. Viviamo da veri testimoni della carità di Cristo».
Questo evento straordinario, promosso da Alexander Jariashvili, rappresentante dell’Associazione Armena di Trieste, ha inteso risvegliare la memoria del grande passato di una delle comunità storiche della nostra città, e dei suoi più famosi personaggi, che questa città onora, ancora al giorno d’oggi, nei nomi delle sue vie.
Purtroppo, non è stato possibile svolgere questa celebrazione all’interno della chiesa armena della Beata Vergine delle Grazie, un tempo fiorente, che richiede un restauro, per non essere completamente perduta. La Divina Liturgia è la santa messa celebrata secondo il rito bizantino. Viene eseguita dalla Chiesa ortodossa e dalla Chiesa apostolica armena, nonché in tutte le Chiese cattoliche orientali. Questa celebrazione ha suscitato oggi a Trieste grande bellezza ed emozione. Quanti hanno visitato l’Armenia serbano nel cuore l’indelebile ricordo della fede di questo popolo valoroso, temprata dal sangue dei martiri. Rendere onore alle vittime del genocidio degli armeni costituisce un severo monito verso quanti pongono in essere criminose azioni di guerra, che lasciano presagire scenari apocalittici.
“La rosa migliore è quella tormentata e sofferta”, scrisse un poeta armeno. Un’immagine che richiama un popolo valoroso, che ha superato un doppio genocidio, della carne e della memoria: «In quella lontana, solare giornata di maggio lei e i suoi familiari, piccoli e grandi, sono stati giudicati e trovati colpevoli di esistere, Dio si è velato» (Antonia Arslan, La masseria delle allodole). Il genocidio degli armeni, avvenuto in Turchia, tra il 1915 e il 1923, ha causato lo sterminio di quasi un milione e mezzo di persone. La bellezza dei suoi monasteri testimonia l’identità di questa terra che, prima tra tutte, ha abbracciato il cristianesimo, sotto la mole maestosa dell’Ararat, il monte sacro.
don Manfredi Poillucci