Camminando sui confini della pace

L’esperienza della pattuglia di accoglienza degli Scout della zona Agesci di Trieste.

Trieste, città di confine e di memoria, è da sempre crocevia di popoli e culture. Da diversi lustri è anche porta della rinnovata Rotta Balcanica, luogo di passaggio e di speranza per migliaia di persone migranti in fuga da guerre e instabilità. L’incontro con questa realtà interpella profondamente: non è più possibile restare spettatori, perché dietro ogni volto si riflette la dignità ferita, ma tenace di uomini e donne che cercano un futuro migliore.

Negli ultimi anni, un movimento dal basso fatto di cittadinanza attiva e accoglienza cristiana ha promosso l’integrazione a Trieste, coinvolgendo diverse realtà tra le quali Caritas diocesana, San Martino al Campo, Donk, Linea d’Ombra e Agesci. Grazie anche alla scelta del Vescovo, monsignor Enrico Trevisi, di aprire le braccia come un fratello, questa rete ha trovato una rinnovata forza, alimentata da apertura, fraternità e spirito evangelico di accoglienza.

Da due anni la zona Agesci di Trieste ha creato una Pattuglia che accompagna gruppi, scout e non, in un’esperienza di accoglienza e servizio. L’obiettivo è garantire un servizio ordinato e fruttuoso, trasformando ogni incontro in occasione educativa. Dall’estate del 2024 a oggi, circa 3 mila ragazzi provenienti da tutta Italia (appartenenti a diverse associazioni scout e non) hanno vissuto a Trieste un’esperienza di cammino, servizio e incontro che ha lasciato un segno profondo. Nella sola estate del 2025 sono stati accolti circa 1150 giovani, con picchi di oltre 300 presenze giornaliere nei giorni centrali di agosto: un vero fiume di entusiasmo, mani operose e cuori disponibili. L’iniziativa propone un percorso educativo che intreccia memoria storica e impegno concreto: un cammino che invita a riflettere sulla storia della nostra terra, sul senso dei confini, sull’integrazione e sugli errori del passato. L’esperienza si completa con il servizio nelle strutture Caritas, di San Martino al Campo e con i momenti in Piazza della Libertà, dove i ragazzi condividono pasti e storie con i migranti. Questo contatto diretto fa emergere l’umanità di ciascuno e ricorda che dietro ogni volto c’è una persona da accogliere come fratello.

A illuminare questo percorso contribuisce la Lettera pastorale del Vescovo Trevisi del 2024, “Io sono con te” (Gen 28,15), che invita a sognare “una nuova civiltà fondata sulla pace e sulla fraternità”, a non scandalizzarsi di Gesù, ma indignarsi per ogni vita ferita e a portare la profezia del Vangelo nelle scelte concrete. È un richiamo che responsabilizza: l’altro ha i miei stessi desideri, le stesse paure, la stessa sete di pace.

L’esperienza della Pattuglia ha dato frutto ed è diventata un modello replicabile. Da essa è nato il Cantiere Nazionale Agesci “Camminando sui confini di pace”, la cui prima edizione si è svolta a Trieste a luglio scorso. Rover e Scolte da tutta Italia, insieme agli scout della comunità slovena Szso e del Cngei (Associazione Scout laica italiana), hanno vissuto giorni di cammino, servizio e incontro con realtà legate all’accoglienza e alla marginalità. È stata non solo un’occasione di cittadinanza attiva e formazione, ma anche un’esperienza spirituale profonda, in cui il tema del “confine” è stato esplorato con piedi, mani, cuore e alla luce della Parola di Dio.

I ragazzi tornano a casa con un seme che germoglia: imparano a vedere la fragilità non come minaccia, ma come compagna di viaggio; superano paure e indifferenza. Non restano spettatori: con mani e cuore plasmano gesti d’amore, tessono relazioni, costruiscono ponti. È un seminare che porta frutto nei gruppi, nelle famiglie e nelle comunità. È un invito a costruire una rete che ascolti chi soffre e permetta a chi accoglie e a chi arriva di riconoscersi fratelli, senza lasciare nessuno solo. Tutti questi ragazzi, che negli ultimi due anni hanno fatto parte di questo sogno, rappresentano un segno concreto di speranza per il futuro: diventano “artigiani di pace”, capaci di trasformare un semplice progetto locale in un annuncio profetico di un cristianesimo vivo, che abbatte muri e trasforma la paura in fraternità. La loro presenza rende visibile un Vangelo che si fa carne e che, anno dopo anno, continua a rinnovarsi e a portare frutto grazie a nuovi volti e nuove energie. È un’esperienza che testimonia, con i fatti, l’insegnamento di Nostro Signore.

Papa Francesco ci ha ricordato: “Ogni forestiero che bussa alla nostra porta è un’occasione di incontro con Gesù Cristo, che si identifica con lo straniero accolto o rifiutato di ogni epoca”.

Così le parole del Vescovo Trevisi diventano per tutti promessa e incoraggiamento: «Io sono con te e ti proteggerò ovunque tu andrai, non ti abbandonerò». È questa la certezza che sostiene chi serve e chi è accolto: non siamo soli, ma chiamati insieme a costruire un futuro di pace.

Giuseppe Saragò

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