Quanta Venezia Giulia tra Argentina e Uruguay!

Viaggio dell'Associazione Giuliani nel Mondo in terra argentina e uruguaiana: l'incontro con i circoli locali e la memoria dei nostri emigrati

Il Sudamerica, si sa, è il continente dove più alta è la concentrazione di cittadini italiani o almeno di origine italiana: solo tra Argentina e Brasile praticamente un’altra Italia fuori dai confini nazionali! E la Venezia Giulia non è da meno. Ma focalizziamoci su Argentina e Uruguay, stavolta, perché è lì che mi sono recato in visita a settembre per incontrare i tanti circoli che tengono unite le nostre comunità Istriane-Giuliane-Dalmate. Compito non facile perché la distanza tra i circoli più meridionali (in Patagonia) e quelli più settentrionali (provincia di Salta per esempio) della sola Argentina può superare abbondantemente i 2mila chilometri! Senza considerare i circoli dell’Uruguay.

E anche se le semplificazioni non aiutano a capire la realtà, bisogna dire che spesso le nostre comunità in Uruguay hanno alle spalle una storia diversa da quelle in Argentina. L’immigrazione giuliana in Uruguay infatti è avvenuta in gran parte a partire dalla cosiddetta “bisiacheria”, le cittadine e i borghi in provincia di Gorizia, nel periodo immediatamente successivo la Prima Guerra Mondiale. Infatti due anni fa si sono celebrati i 100 anni dalla partenza, nel 1923, di un nutrito gruppo di famiglie che, alla vigilia delle festività natalizie, hanno lasciato le loro case per due motivi fondamentali: le difficoltà economiche, ma anche la lucida consapevolezza che la pace non sarebbe durata a lungo e che l’Europa sarebbe stata di nuovo sconvolta da una guerra mondiale. Per di più i capifamiglia erano quasi tutti artigiani, non contadini, e allo sconcerto dello sradicamento dalle proprie radici e dalla propria lingua hanno dovuto aggiungere la necessità di imparare nuovi mestieri.

Altra storia per gli immigrati in Argentina, in larga parte esuli partiti da Istria, Dalmazia e Fiume a cavallo della fine della seconda guerra mondiale, ma anche per parecchi anni successivi, fino alla fine degli anni 50 se non all’inizio dei ’60, dopo aver abbandonato la loro terra, le loro case, spesso separandosi anche da una parte di familiari. E purtroppo senza trovare le condizioni per fermarsi in Italia, costretti spesso a vivere per anni ed anni in squallidi ed inospitali campi profughi, ciò che li ha sostanzialmente costretti a scegliere l’emigrazione, attraversando l’oceano, pur di avere l’opportunità di ricominciare.

Un cafè di Bueons Aires

Ma ciò che accomunava emigrati ed esuli giuliani in Argentina, in Uruguay e in tanti altri Paesi è la necessità di adeguarsi al non facile ambiente dove li aspettava il lavoro per il quale erano stati reclutati prima della partenza, quasi sempre molto lontano dai maggiori centri abitati, talvolta veramente “in capo al mondo”, in lande desolate dove la città non c’era ancora perché avrebbero dovuto costruirla loro! Qualche esempio? Ushuaia nella Terra del Fuoco, Villa Regina in Patagonia e buona parte di Mar del Plata, forse la più bella località turistico-balneare argentina, dove il Circolo Giuliano locale ha festeggiato a settembre il 40esimo anniversario dalla fondazion.

L’Hotel des Immigrantes nel porto di Buenos Aires

Erano passati, tutti o quasi, i nostri emigranti, per l’Hotel des Immigrantes – la “Casa degli immigranti” – che troneggia ancora oggi nel porto di Buenos Aires, e forse si erano illusi di poter restare, se non nella capitale, almeno nelle vicinanze. Non credo avessero percezione delle distanze tra capitale e sud e nord dell’Argentina. Ed è incredibile che la sala dove si è tenuta due settimane fa l’assemblea generale della Federazione Argentina dei Circoli Giuliani avesse una bellissima vista proprio su quel grande edificio dove tante famiglie di esuli Giuliano-Dalmati avevano trascorso le prime settimane nel loro nuovo Paese di residenza, tra preoccupazione, ansia per l’incognito, ma anche speranza per il futuro e fiducia che il peggio fosse ormai alle spalle.

Il Presidente Perini con alcuni giovani Giuliani al Circolo Italiano di Buenos Aires

Quanti ricordi sono riemersi in quella sala, talvolta solo per i racconti dei genitori dei partecipanti all’assemblea! E quanto orgoglio per le posizioni e la considerazione che hanno saputo guadagnarsi, loro e i loro genitori! Una grande emozione – e un onore – per me partecipare a quell’assemblea che si è conclusa con il taglio della bellissima torta per festeggiare i 55 anni dalla fondazione dell’Associazione Giuliani nel Mondo. Anzi, mi correggo: che si è conclusa con una serie infinita di abbracci densi di significato, senza riuscire a nascondere la commozione, prima di tornare a centinaia o migliaia di chilometri di distanza o, nel mio caso, a più di 10mila chilometri, ma consapevoli di avere ormai un legame inscindibil.

G.P.

Nella foto in evidenza: il Gruppo della Federazione Argentina dei (tanti) circoli AGM, a conclusione dell’assemblea del 27 settembre

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