Il bianco: scrigno di luce e valori, culla di unità

Durante il periodo di Avvento, tempo liturgico forte, ogni domenica, una riflessione curata da una o un artista sui quattro colori che lo caratterizzano - 4

Tutti i colori in un solo colore, in uno scrigno chiamato “bianco”, nella fisica, così come in una metafora; un colore non colore viene utilizzato per definire la più sublime delle espressioni fisiche dell’esistenza: la “luce”.  

Nell’arte, un pittore non ha dubbi sul come dipingere la luce; utilizza il bianco e poi bianca diventa la tela su cui dipingere, imprimendo su un tessuto teso su di un telaio di legno – o direttamente su una tavola – uno strato di gesso bianco su cui esprimersi al meglio.  Anche un foglio è bianco, laddove può avere inizio una storia, un trattato o una poesia.

È così che il bianco evoca valori quali la purezza, la castità, l’innocenza, la verginità, la pulizia, la saggezza, la regalità, la pace, la semplicità e tante altre manifestazioni sublimi della vita.

Vangelo (Mt 17, 1-9)

In quel tempo Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con Lui.

Nella Cristianità, la presenza del bianco domina sempre la scena. Principalmente per rappresentare la luce di Cristo, dalla Sua Santissima e luminosissima infanzia da candido agnello fino alle Sue vesti da Risorto.

Ma parliamo un po’ del colore bianco utilizzato nella pittura. Fin dall’antichità, partendo dalle grotte del paleolitico, chi dipingeva utilizzava la calcite o il gesso insieme ad altri coloranti naturali quali carbone e terre colorate ocra rossa e gialla. Nell’antico Egitto il bianco, veniva utilizzato nelle figure dei sacerdoti che erano sempre raffigurate con vestiti bianchi. In Grecia, invece, il bianco veniva utilizzato in grande quantità e quasi sempre accostato al rosso. 

Di pigmenti bianchi utilizzati nella pittura ne esistono molti: bianco di Piombo detto biacca, bianco di zinco, bianco di titanio, carbonato di calcio, bianco d’ossa e marmo, il litopone, la farina fossile e tanti altri ancora. Prima della globalizzazione, ogni paese e ogni pittore, seppur improvvisato, doveva fare affidamento al proprio territorio per ricavare la quantità necessaria di bianco dalle materie prime. 

In Italia nel periodo del rinascimento il Beato Angelico fu un notevole interprete di preghiera visiva: un esercizio di contemplazione in cui ogni gesto, ogni linea e ogni bagliore di luce si caricano di significato mistico anticipando la metafisica.
Vi è in evidenza un eccezionale interprete della luce nei tempi moderni; Joaquin Sorolla che nel 1908 a Londra verrà acclamato come il più grande pittore vivente al mondo. L’artista intinse i suoi pennelli vibranti nella solarità estiva della mediterranea Valencia, utilizzando il bianco come mai aveva fatto nessuno prima d’ora, catturando vere istantanee fugaci durante le giornate di sole. Vi consiglio di ammirare le sue opere!

 

Occupandomi di restauro, c’è un termine che a me piace molto usare per determinare un’azione di pulitura, di asporto di pitturazioni o di sporco: questa è “mettere in luce”. Non è solo un’azione meccanica o fisica: 

è collaborare a restituire quella che è stata la volontà dell’autore di un’opera per creare emozioni attraverso luci, colori e immagini che possono diventare una profonda preghiera.

Ed ecco che, per capire esattamente la quantità dello “sporco”, i test di pulitura li inizio dai colori più chiari, ma soprattutto sui bianchi (quando ce ne sono). Solo così è possibile verificare effettivamente quanto sia sceso il buio su di un’opera.

Particolare dell’altare di san Ignazio da Loyola chiesa di Santa Maria Maggiore
Particolare del dipinto “Gesù bambino in braccio alla Vergine” Maria Chiesa di Santa Teresa del Bambino Gesù
Saggio di pulitura del dipinto all’internpo della chiesa della Beata Vergine del Soccorso
Saggio di pulitura del dipinto all’interno della chiesa dei  Santi Giovanni e Paolo a Muggia
Saggio di pulitura del dipinto del pulpito all’interno della chiesa di Santa Maria Maggiore
Saggio di pulitura del dipinto all’interno della chiesa di San Vincenzo de Paoli

 

Questa fase di pulitura sottolinea come il tempo, l’inquinamento, l’esposizione alla luce e l’accumulo di sporco o vernici ingiallite possano opacizzare i colori originali di un dipinto, neutralizzando, così, la reale immagine che l’autore dell’opera voleva imprimere al suo capolavoro. 

Il restauro non si limita a riparare danni fisici, ma è un’operazione estetica e conservativa che, attraverso un’attenta pulitura e l’uso di tecniche specifiche (come l’applicazione di nuove vernici rimovibili), consente di “restituire luce” ai pigmenti, rivelando la profondità, la brillantezza e i dettagli che erano andati perduti.

 

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Test di pulitura all’interno della Chiesa serbo-ortodossa della Santissima Trinità e di San Spiridione

Ed ecco che ora tutto si illumina come la verità. Esplode la luce che supera il tempo, dona emozioni e unisce ciò che incontra. E ora che siamo a Natale una cosa è certa; dalla piccola culla di legno su cui è appoggiato un bimbo appena nato, dal cuore purissimo, esplode una luce con una tale intensità che a distanza di duemila anni è ancora forte, potente e soprattutto… inesauribile. Buon Natale!!!

“Natività” Gerrit van Honthorst

 

Isabella Ciccolo

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