Antiphona ad introitum (Sap 24,24.23.26)
Misereris omnium, Domine, et nihil odisti eorum quae fecisti, dissimulans peccata hominum propter paenitentiam
et parcens illis, quia tu es Dominus Deus noster.
Antifona d’ingresso (Sap 24,24.23.26)
Tu ami tutte le creature, o Signore, e nulla disprezzi di ciò che hai creato; tu chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento, e li perdoni, perché tu sei il Signore nostro Dio.
Alcune affermazioni, assai dense, tratte dal capitolo 11 del libro della Sapienza, aprono una celebrazione alquanto composita, com’è quella del Mercoledì delle Ceneri. L’antifona costituisce quasi la chiave interpretativa della realtà celebrativa stessa.
«Tu ami tutte le creature, o Signore, e nulla disprezzi di ciò che hai creato»: il mondo intero, pur nella sua vastità, appare ben poca cosa al cospetto del Signore. Non s’intende esprimere disprezzo verso la realtà creata, né teorizzarne l’inconsistenza. Dio è l’eterno Signore che ha creato i confini della terra e senza avvalersi della collabora-zione di nessuno. Perciò ha compassione di tutti, non solo del popolo che si è scelto come suo possesso. La sua potenza si estende su tutte le creature che esistono, perché da lui sono state create.
Questa affermazione va posta in relazione con la seconda formula per imporre le ceneri ai fedeli: «Ricordati, uomo, che polvere tu sei e in polvere ritornerai» (Gen 3,19). Insegnamento ricalcato pure dalla seconda orazione di benedizione delle ceneri, allor- ché si chiede: «…benedici queste ceneri, che stiamo per imporre (alla lettera: “che abbiamo deciso che siano imposte”: la volontà è nostra, il gesto di colui che presiede) sul nostro capo riconoscendo che noi siamo polvere e in polvere ritorneremo».
Nella prima orazione si invoca la benedizione «su questi tuoi figli, che riceveranno l’austero simbolo delle ceneri» (alla lettera: “…toccati dall’aspersione di queste ceneri”). Il contrasto tra il segno della cenere, che esprime l’irrilevanza delle realtà create e la forza della vita, trasmessa dalla Pasqua di Cristo, è quanto mai espressivo di una realtà sempre in divenire, che attende la forza/grazia della conversione, cantata fin dall’esordio della celebrazione.
«Tu chiudi gli occhi (alla lettera: “trascuri, passi sotto silenzio…”) sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento (alla lettera: “a causa della penitenza”): è il secondo asserto musicale dell’antifona d’ingresso della celebrazione delle Ceneri, ben tradotto, in maniera più discorsiva rispetto alla stringatezza del dettato latino.
Anche questo trova ampiamente riscontro nelle orazioni di benedizione delle medesime. Nella invocazione della prima orazione ci si appella a Dio, «che ha pietà di chi si pente e dona la sua pace a chi si converte».
Nella seconda, poi, lo si invoca come colui che non vuole la morte dei peccatori, ma la loro conversione. Non per nulla la prima formula, che accompagna l’imposizione delle ceneri, recita: «Convertitevi e credete nel Vangelo» (cfr. Mc 1,15). La rubrica segnala che è detta a ciascun fedele. Sarebbe allora stato meglio adattarla alla circostanza, affermando in maniera restrittiva e cogente: «Convertiti e credi nel Vangelo».
In ogni caso, questa “conversione”, come indica il termine originale greco, comporta il “cambiare mentalità”, premessa indispensabile per ogni cambiamento di comportamento, che porta al rinnovamento della vita.
Assai confacente la richiesta della prima orazione di benedizione delle ceneri: «…questi tuoi figli… attraverso l’itinerario spirituale della Quaresima, giungano completamente rinnovati a celebrare la Pasqua del tuo Figlio». E anche la seconda: «…l’esercizio della penitenza quaresimale ci ottenga…una vita rinnovata a immagine del tuo Figlio risorto», o meglio, «che risorge (resurgentis)», per esprimere ancora meglio l’attualità di questa vita rinnovata, per questa Pasqua.
«…e li perdoni, perché tu sei il Signore nostro Dio»: si evidenzia chiaramente che l’agire divino è ispirato non alla vendetta, ma alla misericordia. Esiste una stretta corre- lazione tra potenza e compassione, per dimostrare la superiorità del Signore rispetto alle divinità pagane, ispirate alla logica gretta e vendicativa che caratterizza la condotta umana. L’indulgenza divina per le colpe degli uomini è finalizzata al loro pentimento: la metanoia implica un radicale cambiamento nel modo di pensare e di agire da parte di coloro che si sono resi colpevoli al cospetto di Dio. Essi devono prendere coscienza di essere amati da Dio: il suo è un amore gratuito, interessato al bene dell’amato e sempre valido. Ha creato per amore e non può essere mosso all’odio o al disgusto nei confronti di nessuna realtà creata, altrimenti non avrebbe dato loro forma e vita: tutto ciò che esiste dipende dalla volontà divina.
In conclusione, nell’antifona d’ingresso sono condensate le grandi tematiche della Quaresima, che già nella celebrazione iniziale, il mercoledì delle Ceneri, vengono attua- lizzate, significate in questa austera realtà.
Va pure segnalato che «nelle invocazioni delle Lodi mattutine del Mercoledì delle Ceneri l’itinerario quaresimale viene presentato come un tempo per “recuperare pienamente il senso penitenziale e battesimale della vita cristiana”. Questo itinerario è fatto di un “morire” e di un “risorgere”. Si tratta di un “cammino di conversione”. “Convertirsi” è una scelta che comporta un cambiamento radicale nel modo di pensare e di vivere, si tratta cioè di acquisire un modo di pensare e di vivere secondo il Vangelo, come ci ricordano le parole con cui viene imposta su ciascuno di noi la cenere all’inizio della Quaresima». (M. Augé)
A cura dell’Ufficio Liturgico Nazionale