L’Organizzazione delle nazioni unite compie ottant’anni

A 80 anni dalla nascita dell’ONU, ricordando l'invito di papa Francesco ad una riforma per costruire fraternità e pace tra i popoli

«Davvero? Ottant’anni, signora? E chi l’avrebbe mai detto, complimenti ed auguri!». Capita sempre più spesso di imbattersi in persone anziane che di anni ne dimostrano assai meno di quanti ne abbiano effettivamente, frutto dei profondi cambiamenti di stili e condizioni di vita di questi ultimi decenni. Una grazia, almeno per chi vive in quella parte del mondo dove le necessità primarie non costituiscono – almeno per i più – un problema. 

Un anniversario che invita alla riflessione

Sarebbe bello poter dire lo stesso per l’organizzazione internazionale nata alla fine della Seconda guerra mondiale – ma già progettata e discussa negli anni del conflitto – allo scopo di evitare ulteriori catastrofi e di mantenere la pace e la sicurezza tra i popoli. Ecco, non bisognerebbe mai dimenticare che il contesto da cui nacque l’Organizzazione delle nazioni unite (ONU) era quello di un mondo sconvolto da una guerra totale che, ben lungi dal risparmiare le popolazioni civili, aveva mietuto tra queste milioni di vittime, devastando città e campagne, generando un numero inusitato di profughi e rifugiati, fame e disoccupazione. Un bel mondo davvero! 

Le luci e le ombre di ottant’anni di storia

Di fronte a tante tragedie e alla conclamata incapacità della ormai vecchia Società delle nazioni, nata a sua volta dal dramma della Grande guerra, fu così costituito con enormi speranze questo nuovo organismo internazionale. Nel corso del tempo l’ONU, nelle sue diverse articolazioni, ha sostenuto popolazioni attanagliate dalla fame o dalla mancanza di acqua, ha avuto cura di migranti, bambine e bambini di tutto il mondo, ha cercato di mantenere la pace tra Stati belligeranti (ricordo, bambino, il frequente ricorso ai “caschi blu” per il mantenimento della pace in settori di crisi). Tale ruolo tuttavia, con il trascorrere del tempo si è fatto sempre più difficile e ha conosciuto i suoi momenti di gravi cadute come in Somalia, Ruanda e nell’ex Jugoslavia. Da tempo inoltre, l’ONU deve misurarsi con forme politiche che ne disconoscono l’autorevolezza, sconfessano le attività di mantenimento della pace e di sostegno alle popolazioni in difficoltà fino a far carta straccia del Diritto internazionale! 

Papa Francesco e la chiamata a una riforma dell’ONU

Di queste difficoltà e problemi si era reso ben conto papa Francesco quando nella Fratelli tutti – datata, lo ricordiamo, 3 ottobre 2020, in piena pandemia! – aveva segnalato che

«per rendere possibile lo sviluppo di una comunità mondiale, capace di realizzare la fraternità a partire da popoli e nazioni che vivano l’amicizia sociale, è necessaria la migliore politica, posta al servizio del vero bene comune. Purtroppo, invece, la politica oggi spesso assume forme che ostacolano il cammino verso un mondo diverso» (Fratelli tutti, 154)

Foto Calvarese/SIR

Il pontefice sottolineava così l’urgente necessità di una riforma dell’ONU e della struttura complessiva dell’ordine economico e finanziario internazionale (Fratelli tutti, 173). Parole inascoltate, purtroppo. I numerosi scenari di crisi, le forme assunte dalla politica in tanta parte del mondo, il dispregio dell’operato di chi – con grandi sforzi – si batte per porre rimedio alle conseguenze di conflitti e problemi generati da un iniquo assetto internazionale hanno messo in crisi un organismo di vitale importanza per il mantenimento della pace nel mondo. E intanto c’è chi pensa a potenziare nuovamente i propri arsenali nucleari… c’è di che disperare! A meno che, da qualche parte di questo mondo difficile, non si levi la voce di qualcuno a riconsiderare seriamente una riforma dell’ONU nella direzione invocata da papa Francesco per la costruzione di una fraternità universale.

La pace, dono da custodire e impegno da vivere

Da cristiani e da “operatori di pace” – come non ricordare i costanti appelli alla pace di papa Leone XIV? – non possiamo che auspicare, pregare ed agire perché tale appello possa concretizzarsi, anche di fronte alla realtà dello stato in cui versa il più prezioso dei beni che tutti gli uomini e le donne condividono: il pianeta che ci ospita, il creato che il Signore ci ha donato e ci ha dato da custodire. Così come ci ha fatto custodi di ognuno dei suoi abitanti, nessuno escluso. Perché ciascuno di noi ha da essere il “custode di mio fratello” e deve sostenere un’aggregazione umana cui nobilmente fu data vita ottant’anni fa da quegli stessi paesi che si erano combattuti senza esclusione di colpi. Una grande speranza, uno sguardo di fiducia sul futuro nato dalla contemplazione di un passato terribile. Non dimentichiamocene mai. E ricordiamo anche noi, come opportunamente aveva fatto papa Francesco, che

«il compito delle Nazioni Unite […] può essere visto come lo sviluppo e la promozione della sovranità del diritto, sapendo che la giustizia è requisito indispensabile per realizzare l’ideale della fraternità universale» (Fratelli tutti, 173).

Fabio Todero

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