GO!2025: il programma delle chiese di Gorizia e di Koper

Il contributo culturale delle chiese sorelle di Gorizia e Koper.

“Nova Gorica e Gorizia non sono semplicemente una capitale transfrontaliera tra due qualsiasi Paesi europei, ma sono una realtà che può esserci semplicemente perché esiste l’Europa come è stata pensata a partire dalle macerie della seconda guerra mondiale. Se non ci fosse l’Europa, saremmo ancora divisi da una rete, avremmo ancora paura a passare di qua e di là del confine, saremmo ancora bloccati da timori e rancori”.
È possibile sintetizzare con queste parole dell’arcivescovo Redaelli il vero “spirito” alla base della Capitale europea della Cultura 2025, che vede per la prima volta una dimensione transfrontaliera coinvolgendo due città e due Paesi a cavallo di un (ex) confine.
Un evento, quello con Go!2025, che vedrà impegnata anche l’Arcidiocesi di Gorizia con numerose proposte che, lungo tutto l’anno, andranno a concatenarsi con quelle del calendario della manifestazione transfrontaliera.
Le iniziative sono state illustrate lo scorso 26 febbraio in un incontro pubblico ospitato presso la Sala del ‘700 della chiesa di Sant’Ignazio a Gorizia e che ha visto come ospite il direttore del quotidiano Avvenire, Marco Girardo, che ha proposto una riflessione sui vari significati che il termine “confine” assume nell’attuale realtà economica, sociale e culturale.
Tra le autorità civili e militari, anche l’assessore comunale a Go!2025, Patrizia Artico, e il vicesindaco di Nova Gorica, Anton Harej, che hanno portato i saluti delle due amministrazioni comunali.
“Le nostre proposte – ha spiegato l’arcivescovo – non sono alternative a quelle programmate e organizzate da chi ha avuto e ha il compito di animare quest’anno così particolare per le nostre due città. Vogliono inserirsi con molta cordialità e disponibilità in un cammino comune volendo però richiamare alcuni aspetti forse non sufficientemente valorizzati; mi riferisco in particolare al fattore religioso, così determinante per la storia del nostro territorio di qua e di là del confine e anche per le tematiche di carattere valoriale che stanno alla base dell’Europa”.

La collana editoriale

Nel corso della serata sono stati presentati i primi tre volumi di una collana editoriale pensata per approfondire alcune tematiche legate alla storia passata e al presente dell’Arcidiocesi nel contesto offerto proprio dall’evento Go!2025: agili pubblicazioni che verranno messe anche a disposizione di quanti, in questo 2025, visiteranno la città e il suo territorio, per aiutarli a comprendere come sia stato per Gorizia e Nova Gorica vivere insieme questa esperienza, superando le divisioni del passato.
“Gorizia città della pace” è il titolo del volume che raccoglie le omelie pronunciate dall’arcivescovo Carlo dal 2013 al 2024 in cattedrale in occasione della solennità dei Santi Ilario e Taziano; “La Chiesa di Gorizia nel Novecento” è il tema del testo curato dallo storico Ivan Portelli mentre la sociologa Gabriella Burba propone nella sua pubblicazione un’analisi de “Il paradosso del confine: fra separazione e incontro”.
Nel corso della serata don Santi Grasso ha presentato anche il suo nuovo volume che indaga il confine nella Sacra Scrittura. Tre i punti cardine: la morte e resurrezione di Gesù, che pone di fronte alle “morti esistenziali”; l’incarnazione, che elimina il confine tra Dio e l’uomo; lo Spirito, come processo di universalizzazione.

Le proposte tra fede e cultura

Il 2025 vedrà, da parte delle diocesi di Gorizia e di Koper/Capodistria, la proposta di alcune iniziative tipicamente religiose, che bene si inseriscono nell’anno del Giubileo, come momenti di preghiera e di adorazione nelle diverse chiese o la valorizzazione della proposta di San Francesco, in vista dei 900 anni dalla sua morte che si celebreranno nel 2026.
La Via Crucis del Venerdì Santo, che solitamente iniziava in piazza Vittoria e si concludeva in Borgo Castello, quest’anno partirà in Italia, dalla chiesa di Ss. Maria Regina e si concluderà in Slovenia, sulla Kostanjevica. Verrà organizzata in collaborazione con l’OFS (Ordine Francescano Secolare) di Gorizia e Nova Gorica, che solitamente curavano una meditazione transfrontaliera.
Accanto a questi appuntamenti non mancheranno delle mostre, volte a sottolineare le radici che affondano nella realtà di Aquileia: la mostra del Tesoro del Duomo e quella, di prossima apertura, sul Tesoro di Aquileia, organizzata in collaborazione con il Comune.
Fra le iniziative presentate, il ciclo di conferenze su Europa e Cultura che verrà inaugurata il 20 marzo quando, alle ore 18 presso il Kulturni Center “Lojze Bratuž”, il cardinal José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero Vaticano della Cultura, terrà un incontro sul tema “Teoria della frontiera”. Il titolo è tratto da un’opera di poesie del cardinale che, assieme a Strada bianca, è raccolta nel libro “Estranei alla terra”. Prima della conferenza pubblica, il cardinale incontrerà alcuni ragazzi delle scuole superiori per una condivisione a partire dalle domande preparate preventivamente dai ragazzi. La sua presenza a Gorizia sarà anche occasione per concludere i festeggiamenti dei patroni della città, i Santi Ilario e Taziano, che verranno celebrati sabato 15 marzo.
Per il mese di luglio l’Arcidiocesi, insieme al gruppo Pax Christi, sta lavorando alla realizzazione di una Summer School universitaria per riflettere sulla figura del “Negoziatore di pace” in questo periodo storico. L’esperienza formativa sarà indirizzata agli studenti del Ciclo di studio in Scienza della Pace e della Cooperazione internazionale della Pontificia Università Lateranense e a studenti di Corsi di Laurea compatibili con gli obiettivi della Summer School.
Ulteriori conferenze sono in fase di definizione, “I visionari” e “Città dell’uomo” stanno organizzando un ciclo su tematiche europee. In divenire anche un evento a carattere ecumenico e multireligioso e, a livello artistico, un’esposizione di alto livello sul tema del confine

I cammini e l’accoglienza

“Un’attenzione particolare è data dai cammini che possono far conoscere da vicino il nostro territorio e il suo significato religioso e umano – ha spiegato l’arcivescovo Carlo -: ecco, pertanto, il cammino transfrontaliero da Aquileia a Sveta Gora/Monte Santo e il percorso tra i luoghi della carità”.
Importante all’interno di Go!2025, ma anche nell’anno giubilare, l’accoglienza di visitatori e pellegrini. A tal proposito diverse realtà diocesane, in particolare l’ex casa sacerdotale, per la cui ristrutturazione è stato decisivo un contributo regionale, e in quelle di diverse parrocchie sono stati allestiti spazi dedicati all’accoglienza, in particolare di giovani e di ragazzi che, con l’occasione della Capitale europea della Cultura, avranno l’opportunità di scoprire Gorizia e Nova Gorica e il territorio in cui queste nostre due città sono inserite.

Il logo

Nel corso della serata è stato anche presentato il nuovo logo legato alle iniziative proposte dall’Arcidiocesi nell’ambito di Go!2025. Il progetto è stato realizzato da Serena Cavalli, studentessa del Liceo artistico “Max Fabiani” di Gorizia. “Il logo che propongo per la Diocesi ha l’obiettivo di rappresentare visivamente l’identità e i valori cristiani – ha illustrato la creatrice -. La progettazione deve essere semplice ma ricca di significato, facilmente riconoscibile e capace di trasmettere il messaggio di fede e accoglienza che una chiesa offre alla comunità. Per farlo, ho scelto elementi tradizionali facilmente associabili alla religione cristiana e alla chiesa locale, valorizzando la figura del buon pastore tratta dal mosaico della basilica di Aquileia. Inoltre, il logo rappresenta la cattedrale di Gorizia e quella di Nova Gorica, nonché il ponte di Salcano, simbolo di unione tra i popoli. Ho voluto rappresentare questi elementi in modo semplice e stilizzato per creare un logo facilmente riproducibile su vari supporti. Per il design, ho scelto una combinazione di colori che richiama la spiritualità e la tranquillità, come il bianco (simbolo di purezza) e il verde (simbolo di speranza), che richiama anche le acque del fiume Isonzo, oltre a essere il colore simbolo di GO!2025”.

L’intervento di Marco Girardo, direttore di Avvenire

Ospite della serata di presentazione, il direttore di Avvenire, Marco Girardo, goriziano d’origine. Il direttore si è soffermato sui “temi del confine, della memoria e della pace”, prendendo spunto per la sua riflessione proprio dai primi tre volumi pubblicati in occasione di Go!2025 dall’Arcidiocesi.
“Penso che la pace passi anche dalle parole e ho riflettuto nuovamente su questo leggendo le omelie dell’Arcivescovo Redaelli raccolte in questo volume. Parole capaci di aiutarci a guardare meglio quello che succede intorno e dentro di noi. Grande valore ha dunque la scelta della diocesi di pubblicare una collana di libri in occasione di Go2025. Perché aiuta a leggere, insieme al presente, anche la storia di cui una città come Gorizia è così carica, al punto da esserne, talvolta così sembra, quasi sopraffatta. Il primo passo per curare la memoria è proprio conoscere la storia. Anche quella della Chiesa a Gorizia. E qui ci viene in soccorso il libro di Portelli”.
Girardo ha trovato poi come “parola chiave” nella sua riflessione anche “Sconfinare”: “Chi cerca la pace sa che per interrompere l’ineluttabilità della guerra è sempre necessario provare a riconoscere le ragioni dell’altro. Anche se parziali, e farcite di contraddizioni. Ѐ necessario, cioè, superare un confine. Gorizia, in tal senso, può esprimere una vocazione storica. Qui entra prepotentemente in gioco il tema del confine, dell’esperienza del confine, per cui ci viene in aiuto il pensiero di Gabriella Burba su “Il paradosso del confine””.
Si è parlato infine di Pace la quale, secondo il direttore di Avvenire, “si cerca lavorando per immaginare creativamente una via d’uscita dal labirinto del confine, uno scarto di lato capace di sbloccare la situazione. È solo la capacità di cambiare la dinamica imposta da chi mette inizio al conflitto che può ribaltare la prospettiva. In questo senso chi continuamente frappone il suo corpo con un gesto concreto di pace crea le condizioni per preservare l’umanità in un contesto disumano e disumanizzante. L’impegno umanitario è un investimento indispensabile per preparare la ricostruzione sociale, umana, economica, materiale dei Paesi in guerra. Nell’umanità, per natura, alberga un istinto di cooperazione, una spinta solidaristica per la quale siamo in grado, come specie, di rinunciare a un vantaggio immediato per un bene a più lungo termine. Lo scarto laterale dell’impegno umanitario è lì per ricordarcelo, anche quando piovono bombe e sembra vincere il discorso della guerra, anche quando si pensa che respingere chi cerca rifugio da guerra e fame nelle nostre terre sia una missione in nome della nostra sicurezza per contrastare una fantomatica invasione”.

Selina Trevisan
Voce Isontina

14min140


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