XXII Domenica TO – Dentro l’uomo - Domenicale di San Giusto

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Ogni Benedetta domenica

Cari fratelli e sorelle, la frase chiave del Vangelo di questa XXII settimana del tempo ordinario è “dentro l’uomo”.
La Parola che la liturgia ci regala questa domenica è molto bella e profonda, anche se ad una lettura superficiale può sembrare distante da noi, legata a precetti antichi che non capiamo e che facciamo difficoltà ad attualizzare nella nostra vita.
La diatriba che nasce tra i farisei e Gesù non è legata a norme igieniche, come può sembrare: i discepoli non vengono accusati di essere trasandati o sporchi, ma è legata a norme cultuali che prevedevano diversi riti di purificazione, utili a preparare l’uomo ad un incontro più profondo con Dio. Sono regole che aiutano a preservare in qualche modo la relazione con il Signore, a rendere idonee le persone ad essere parte del Popolo di Dio. Il termine impuro, che usano i farisei, non descrive uno stato fisico, ma spirituale.

Ma quindi cosa c’entra questa dinamica con la nostra vita?

Come i farisei al tempo di Gesù, anche noi, cristiani del terzo millennio, corriamo il rischio di vivere una fede che potremo definire come “estetica”, ovvero, legata soltanto ad alcune norme comportamentali, preghiere o addirittura alla partecipazione ai sacramenti, coinvolgendo solo l’esterno del nostro essere. Come se per essere cristiani veri dobbiamo necessariamente “fare qualcosa”. Con questo non desidero demonizzare o condannare alcun tipo di comportamento, solamente sottolineare il fatto che è possibile essere cristiani solo esteriormente, nella forma, darci un’apparenza, un’estetica cristiana, senza invece coinvolgere il più profondo del nostro cuore.
Infatti, è molto più facile cambiare i nostri atteggiamenti esteriori anziché quelli interiori, è molto più semplice vivere di regole e regolette che convertire veramente il nostro cuore.

Proprio per questo motivo Gesù risponde alla provocazione dicendo: «Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». Sposta l’attenzione dai comportamenti esterni, rituali, di purificazione, ai moti del cuore, all’interno dell’uomo, alla sua natura più profonda.
È il cuore dell’uomo che deve cambiare, i comportamenti esterni devono essere una conseguenza della conversione, possono sicuramente aiutarci, ma da soli non sono sufficienti. Guarire, convertirci, non è una questione di “fare bene”, ma di rinascere nel bene. Non possiamo fare i cristiani, siamo chiamati ad essere cristiani, a rinascere dall’alto, come dice Gesù a Nicodemo. Per questo il nostro cuore ha bisogno di una cura, ha bisogno di essere purificato, l’amore non è uno sforzo, ma un dono di Dio che muove il nostro cuore. La vera purificazione consiste nell’eliminare le scorie che ancora abbondano nel nostro cuore.

Per fare questo abbiamo bisogno di Gesù, di colui che è entrato dentro l’impurità per guarirla, colui che soffrendo i patimenti della passione, salendo sulla croce, si è reso impuro. Maledetto colui che pende dal legno. È Gesù che purifica tutti, è Gesù che purifica la tua vita. Per questo, essere cristiani vuol dire fare ogni giorno questo incontro, lasciare che l’amore di Dio incarnato incontri la nostra impurità, entri nel più profondo del nostro cuore, per farci sentire dei figli amati, per farci sperimentare l’amore vero, la vita che scorre in noi.
Gesù in questa domenica ci annuncia la vera libertà, la possibilità che ciascuno di noi ha, di prendere in mano la propria vita e di farne un prodigio, guarendo tutte le ferite profonde che affliggono il nostro cuore. Aprirci all’amore di Dio è l’unica soluzione a tutte le nostre sofferenze.


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