XXXIII Domenica TO – Ogni Benedetta Domenica

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“Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”

“Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”

Cari fratelli e sorelle,

la scorsa domenica, attraverso gli occhi e lo sguardo di Gesù, abbiamo colto la vera intenzione della vedova dietro il suo gettare solo due monetine nel tesoro del Tempio. Quei spiccioli, per Dio, erano l’offerta di tutta la sua vita, una donazione molto più preziosa delle tante monete versate dai ricchi.

Mi pongo però una domanda: quanto le difficoltà di quella donna – in prima battuta penso all’estrema povertà, ma non dimentichiamo la vedovanza e la preoccupazione per il suo futuro – l’hanno aiutata o allontanata da questa scelta? Per noi, immersi nel marasma quotidiano della nostra vita, come possiamo continuare a tenere lo sguardo fisso su Dio nelle nostre decisioni?

La liturgia oggi ci regala un testo particolare del Vangelo di Marco, molto diverso nel linguaggio utilizzato; potremmo tranquillamente definirlo catastrofico, apocalittico.

All’interno di uno sconvolgimento cosmico, Gesù annuncia che tutti i punti di riferimento fondamentali del mondo – il sole, la luna, le stelle, le potenze – saranno stravolti e annullati. Una profezia che sembra parlare di tragedie che incombono alla fine del mondo; di paura, angoscia e spaesamento che si susciteranno alla conclusione dei tempi.

Ancora una volta, però, il Signore desidera insegnarci a leggere il presente attraverso il suo sguardo: con il suo insegnamento, Gesù svela quello che accade da sempre nella storia dell’umanità.

Guerre, terremoti, alluvioni, crisi personali o famigliari portano a perdere tutti i punti di riferimento fondamentali per la nostra vita. Abbandonandoci a questo stato di “insicurezza su troppi fronti” il rischio è leggere in modo scorretto la storia, quella di allora e quella di oggi.

In fondo, sembra che Dio non ci sia, sembra che non intervenga.

Invece, Gesù conferma che il continuo agire del Signore nella storia, il Suo Regno, non verrà mai distrutto perché è in mano a quel Figlio dell’uomo che vive e continua a beneficare tutte le comunità affaticate e demoralizzate portando sé stesso e il suo messaggio di consolazione e vicinanza.

Cari fratelli e sorelle, anche se possono colpire duramente le “brutte notizie”, ascoltiamo con fiducia la “buona nuova” del nostro maestro, coltivando e chiedendo il dono di uno sguardo speranzoso verso il futuro. Nonostante sembrano tardare i segni positivi di questo – come tarda lo spuntare delle foglie del fico in primavera – apriamo gli occhi su quell’estate che sempre si avvicina, sul sempre nuovo che avanza, su Dio che realizza e porta a compimento ogni sua parola.

don Davide Lucchesi


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